Museo della Guerra

La collezione di veicoli e oggettistica militare della seconda guerra mondiale che si trova all’interno di questo capannone nasce dalla passione di Renzo Menoni (classe 1925) che avendo vissuto nel ventennio e essendo reduce della X Mas, negli anni successivi alla fine della guerra pensò di recuperare testimonianze del periodo. Con l’aiuto del figlio Adriano sono state collezionate moto, auto e militaria in genere.
La collezione è visitabile dietro appuntamento.

Museo Barsanti e Matteucci

Alle origini del motore a scoppio
Lucca

Sono illustrati e documentati gli studi e le invenzioni dei due studiosi di origine lucchese Eugenio Barsanti e Felice Matteucci a partire dal 1843 fino al 1864, quando fu messo in moto il motore Bauer nella sede della Società John Cockeril di Seraing, in Belgio. Barsanti e Mateucci il 5 giugno 1863 presentarono all’Accademia dei Georgofili di Firenze un motore a scoppio per utensili, successivamente brevettato in molti paesi europei. Giova ricordare che l’Italia dell’epoca non era ancora unita e dunque non in grado di offrire sufficienti garanzie per la tutela internazionale. Al piano terra sono esposti modelli in grandezza naturale che riproducono in movimento i motori progettati dai due inventori. Un video ne illustra il funzionamento. L’accessibilità alle persone con disabilità motoria è limitata al piano terra. Pur tuttavia, la visione dei contenuti cartacei e audiovisivi posti al primo piano è assicurata alle persone con disabilità sia motorie che auditive in una postazione appositamente allestita al piano terra. Al primo piano si può assistere alla proiezione di filmati che illustrano la vita e le opere dei due scienziati. Esposti i modelli degli apparecchi utilizzati per i primi esperimenti e le riproduzioni dei principali documenti che attestano le loro attività connesse con il motore a scoppio. Il museo è visitabile su prenotazione.

Museo dei Lambretta Club

Il museo nasce nel 2003 attraverso la collaborazione di alcuni appassionati dei Lambretta Club Campania. La collezione è esposta su due piani: al piano terra le Lambrette dal 1947 al 1970, al primo piano le Lambrette dal 1958 al 1970. In esposizione alcune versioni speciali (Olimpiadi Roma, Alpini, Gelataio, Barbiere, Vigili del Fuoco, Vigili Urbani, Croce Rossa Italiana, Coca-Cola, AGIP Gas, Poste Italiane, da competizione). A completamento della collezione si possono vedere l’archivio storico dei rivenditori Lambretta a livello regionale e nazionale e l’archivio dei verbali dei Lambretta Club d’Italia. Sono presenti trofei, medaglie olimpiche, poster e depliant.

Museo del Piave

Presentare questo Museo non è cosa semplice, anche il visitatore più accorto potrebbe, di primo acchito, non comprendere il criterio seguito dall’Associazione Museo del Piave “Vincenzo Colognese”, (presidente Perin Diotisalvi) nella scelta degli oggetti esposti. Infatti, i motivi che hanno dato avvio alla nascita del Museo non bisogna cercarli esclusivamente nella volontà di una ricostruzione storica, ma soprattutto nella voglia di condividere esperienze di vita vissuta, sogni e delusioni, che oltre a segnare i sassi del fiume Piave hanno segnato anche i cuori dei popoli di paesi in guerra e non.
Si potrebbe dire un museo “fatto col cuore”, dalla gente che ha vissuto realmente quegli anni, ed è questo che i responsabili della struttura sperano di far sentire a tutti coloro che entreranno a visitarlo: un’emozione, non un’asettica e ordinaria esposizione.
L’esposizione vuole essere quella un museo “aperto”, in continua crescita, che si sviluppa grazie all’apporto di oggetti e memorie provenienti non solo da chi è stato, direttamente o indirettamente, coinvolto nell’evento, ma da tutti coloro che si sentono vicini a questo frammento di storia, non solo italiana, ma anche e soprattutto europea e mondiale.
La struttura “protegge” trattori d’epoca, locomobili e vaporiere. L’aereo Spad XIII ora esposto per tre anni nel salone partenze dell’aeroporto di Venezia. E’ una fedele ricostruzione di quello utilizzato da Francesco Baracca che sulla fusoriera aveva impresso il marchio del cavallino rampante poi evoluto da Enzo Ferrari come marchio sulla Ferrari. Al suo posto, si trova esposto il trattore Mogul utilizzato per trainare cannoni durante la Prima Guerra Mondiale e usato nel 1918 per l’aratura di Stato. Questo veicolo è di proprietà del collezionista Diotisalvi Perin, appassionato che intende realizzare a breve in zona Quartier del Piave un museo nel quale esporre i suoi 150 trattori d’epoca, cimeli a partire dal periodo paleoveneto, e macchinari vari di archeologia industriale del secolo scorso.
Completano la mostra anche cinque simulatori di volo, con programmi nei quali si può provare di pilotare diversi aerei militari: dalla prima e seconda Guerra Mondiale fino ai Boeing. Queste sofisticate attrezzature sono state realizzate anche grazie ad un contribuito della Regione Veneto e comune di Vas.

Museo Croce Rossa

Il Museo Internazionale conserva le testimonianze scritte, gli oggetti, i documenti che ricordano la nascita e lo sviluppo del Movimento della Croce Rossa ideato e concepito dal ginevrino Henry Dunant, nei momenti successivi alla battaglia di San Martino e Solferino ed al cospetto delle innumerevoli vittime del combattimento.

La struttura offre all’interesse del visitatore nella solennità delle ampie sale del palazzo, pagine di storia attraverso l’esposizione di mezzi per l’assistenza ed il trasporto dei feriti come lettighe in legno della seconda metà del 1800, ambulanze a motore del 1930, barelle, ferri chirurgici da campo, materiale da medicazione; un’ampia panoramica delle attività attuali della Croce Rossa con materiale fotografico e video; collezioni filateliche, documentazioni storiche di particolare valore, fra le quali il primo premio Nobel per la Pace ricevuto da Henry Dunant nel 1901 ed il testo originale del libro “Un ricordo di Solferino” scritto da Henry Dunant nel 1862.

L’interesse degli appassionati di veicoli storici si può concentrare sulle ambulanze allestite su Fiat 507 del 1929 e 521 del 1930. La prima è perfettamente funzionante, mentre la più “giovane” 521 avrebbe bisogno di cure amorevoli (e costose): ma, è risaputo, la Croce Rossa vive sul buon cuore di tutti noi e le priorità per un ente del genere sono altre.

Il Museo vuole essere un “ponte” fra la storia e la contemporaneità, per questo vengono organizzati, in spazi appositamente riservati, esposizioni temporanee o permanenti che documentino “l’odierno”, che si rivolgano all’emozionalità del visitatore. Perché duplice è il compito di questo Museo: la conservazione delle testimonianze storiche e il messaggio di solidarietà attiva che si sforza di trasmettere ai visitatori di ogni età, ma soprattutto ai più giovani, che sono il futuro dell’umanità.

Collezione Graziano

Un piccolo oliatore in stagno chiuso in una teca di vetro. Giuseppe Graziano, classe 1946, non ha dubbi. E’ quello l’oggetto più vecchio di tutta la sua collezione, definita anche “Museo del progresso”. Una raccolta che narra la storia della più grande industria italiana senza includere al suo interno nessuna vettura.

L’impostazione che questo vivace imprenditore nel campo metalmeccanico ha voluto dare al suo interessantissimo museo permette al visitatore di “vivere” gli aspetti meno conosciuti della Fabbrica Italiana Automobili Torino. Un mondo fatto di colonie estive per i figli dei dipendenti, di penne, orologi, lavatrici, frigoriferi, scatole metalliche di cioccolatini, tazze, bottiglie, spille, lettere e molti altri oggetti accumunati dall’avere impresso il logo della Fiat. Pezzo assolutamente unico è anche la taglierina utilizzata per tagliare i pezzi di legni necessari per fare i modelli, che ha impressa sulla sua base la scritta Juventus, oggetto che evidenzia il legame tra l’azienda e la squadra di calcio.

Piccole cose dietro alle quali si cela in molti casi la vita di migliaia di persone che hanno trascorso la loro vita lavorativa nella grande fabbrica torinese. La chiave d’accesso per questo mondo è Giuseppe Graziano, imprenditore di successo nel campo dei tiranti dei cambi per veicoli commerciali e agricoli.

Museo Vincenzo Lancia

Il Valsesia Lancia Story, in collaborazione con la Famiglia Lancia ed il Comune di Fobello ha allestito una Mostra permanente intitolata a Vincenzo Lancia per onorare il fondatore della prestigiosa casa automobilistica torinese.
Inaugurata il 20 settembre 2009, la mostra si trova al secondo piano del palazzo Giuseppe
Lancia che lo stesso Vincenzo fece costruire come edificio scolastico.L’esposizione comprende documenti, fotografie, giornali ed oggetti che ripercorrono la vita dell’illustre fobellese e della Lancia.
Il museo è diviso in cinque sale; sala Astura dove si racconta la storia di famiglia partendo
dal padre Giuseppe; sala Artena dove si ripercorre la carriera del pilota Vincenzo Lancia con alcune delle competizioni che lo hanno visto protagonista assoluto e della sua esperienza di imprenditore;
sala Augusta dove si approfondisce il mondo motoristico con i «capolavori» dell’apice
Lambda e Aprilia, a seguire l’Aurelia, successo di Gianni Lancia e l’Appia, ultima Lancia degli stabilimenti di proprietà della famiglia; sala Stratos nella quale sono riassunti i venti anni di vittorie nei rally della Lancia dal 1972 con le Fulvia HF fino al 1992 con la imbattibile «Delta»; infine la sala Aprilia, dedicata ai Lancia Club Stranieri che visitano Fobello. Nei locali della mostra è anche custodito il fondo bibliografico “Renato e Riccardo Lora Lamia”: oltre 400 volumi aventi come tema la storia dell’automobile che il socio Sergio Loro Lamia ha voluto donare al club.

Il Vittoriale degli Italiani

Il Vittoriale degli Italiani è la cittadella monumentale costruita a Gardone Riviera (BS) sulle rive del lago di Garda dal poeta Gabriele d’Annunzio assieme all’architetto Giancarlo Maroni.

Si tratta di un complesso di edifici, vie, piazze, teatri, giardini, e corsi d’acqua. Venne eretto a memoria della sua “vita inimitabile” e delle imprese degli Italiani durante la prima guerra mondiale. Gli appassionati di storia possono trovare traccia della grande passione del “vate” per le imprese compiute a bordo dei più svariati mezzi.

Appeso alla cupola dell’auditorium del Vittoriale l’aereo SVA è uno dei cimeli più sorprendenti del Vittoriale. E’ l’aereo, guidato dal pilota Natale Palli, sul quale d’Annunzio nel ruolo di osservatore compì il 9 agosto 1918 compì la straordinaria impresa del volo su Vienna. La capitale dell’Impero nemico fu sommersa da volantini tricolori lanciati da d’Annunzio e che invitavano gli austriaci alla resa

La Fiat Tipo 4 è l’autovettura con la quale Gabriele d’Annunzio entra a Fiume il 12 settembre 1919 alla testa di un migliaio di legionari. Terminata tragicamente l’esperienza di Fiume il poeta si trasferisce a Gardone Riviera e fra i cimeli che vuole portare con se anche l’autovettura sui cui sportelli fa apporre lo stemma della Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori, disegnato dall’artista triestino Guido Marussig

Arrivata al Vittoriale negli anni ’30, la Torpedo Isotta Fraschini è l’ultima delle numerose autovetture possedute da Gabriele d’Annunzio. Il colore blu della carrozzeria e rosso degli interni richiamano quelli del gonfalone di Principe di Montenevoso, titolo nobiliare del quale il poeta venne insignito nel 1924.

Non mancano le imbarcazioni: il MAS 96 è il motoscafo bordo del quale d’Annunzio nel febbraio del 1918 entrò nella rada di Buccari gettando nelle acque nemiche un audace messaggio di sfida. Il MAS venne poi donato al poeta durante il suo soggiorno a Gardone Riviera. Custodito nella Torre-Darsena, e ancora armato, veniva utilizzato dal poeta come imbarcazione da diporto.

Regia Nave Puglia è la nave sulla quale morì eroicamente Tommaso Gulli nelle acque di Spalato. Negli anni ’20 la nave, destinata al disarmo, venne donata dall’allora Ministro della Marina Thaon di Revel a d’Annunzio che la fece smontare nei cantieri di La Spezia, trasportare la prua fino al lago di Garda e rimontarla nel Parco del Vittoriale incastonandola sul fianco della montagna.

Museo Achille Varzi

Il Castello Visconteo Sforzesco di Galliate ospita questa bella pagina della storia motoristica italiana. La visita al Castello include l’accesso al Museo d’arte contemporanea “Angelo Bozzola” (torre nord-est) e alla Sala Museo “Achille Varzi il signore del volante” sita nell’ala sud, nella quale è allestita una mostra sul pilota galliatese, unitamente ad alcuni cimeli a lui appartenuti.
Per gruppi, appassionati e scolaresche, inoltre, è possibile effettuare visite guidate durante tutto l’anno, previa prenotazione, telefonando all’Ufficio Cultura o al Moto Club Achille Varzi.

Collezione Mario Pedrali

Amante dell’unicità e della rarità dell’oggetto, nell’esclusivo contesto del centro storico di Palazzolo sull’Oglio, Mario Pedrali presenta la sua straordinaria collezione privata di macchine per scrivere provenienti da tutto il mondo e moto storiche Sterzi.
“La storia non giudica ai blocchi di partenza, bensì all’arrivo”. Così, parafrasando un’azzeccatissima sentenza del celeberrimo segretario di Stato americano Henry Kissinger, intendiamo aprire questa breve presentazione di un autentico mito motociclistico che conserva a tutt’oggi un fascino per certi versi ineguagliabile nemmeno da parte delle grandi case produttrici ancora in vita.

La “Moto Sterzi” affonda le sue radici negli anni Quaranta. Per l’esattezza, è il 1947 quando l’azienda bresciana (con sede a Cologne) si affaccia al Salone di Milano. In quell’anno venne presentata alla rassegna la 125, poco più di un prototipo, accolto tuttavia dalla stampa già come “modello classico” grazie alle soluzioni tecniche proposte. Per la verità, il lavoro promosso dalla famiglia Sterzi ha radici ancora più antiche, poiché già negli anni Trenta, con a capo Vittorio Sterzi coadiuvato dai figli Aldo, Rodolfo e Giuseppe, aveva avviato un’azienda a Palazzolo sull’Oglio con l’intento di commercializzare biciclette e moto in rappresentanza dei marchi “Dei” e “Bianchi”.

Sul sito sono presenti le schede di tutti i modelli di moto sterzi presenti e una bella brochure scaricabile con i modelli della Moto Sterzi. Non manca una completa fotogallery che comprende anche immagine d’epoca. Molto interessante e ben allestita la storia delle macchine da scrivere, altra “anima” della Collezione Pedrali.