Museo del Patrimonio Industriale

Il Museo del Patrimonio Industriale – collocato nella suggestiva sede di una fornace da laterizi della seconda metà del secolo XIX ristrutturata – studia, documenta, visualizza e divulga la storia economico produttiva di Bologna e del suo territorio dall’Età Moderna a quella Contemporanea.

In questi anni ha organizzato diverse mostre e conferenze aventi come tema la storia dei motori, molte delle quali organizzate dall’ASI.

Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni. Significativa è per gli appassionati di motori l’esposizione permanente, Spazio dedicato alla produzione di motocicli (moto e componentistica) e alle auto dei Fratelli Maserati (Maserati e O.S.C.A.) con pannellografia, filmati (proiezione e a video), apparati dimostrativi (modello di galleria del vento), schermi con immagini storiche, banca dati informatizzata.

L’elenco dei motocicli esposti è molto corposo: G.D Stella, 1923; G.D CM 175 Turismo;

Motore ausiliario Grillo (Fratelli Marzocchi), 1949;  Idroflex 105 Turismo (produzione Fratelli Marzocchi per Fratelli Ducati), 1950; -F.B.M. Gabbiano 125, 1956; 4 Motori F.B.M. e Minarelli, anni 1950-1970; Minarelli 175 Record (pilota Arteno Venturi, 5 Record Mondiali Velocità), 1971; Minarelli 125 Grand Prix (pilota Angel Nieto, Campione del mondo), 1979; Ducati 999 (con parti sezionate); Telai Verlicchi; Pompa benzina Marzocchi; Forcelle Marzocchi; Candele Maserati, anni 1920-1930; O.S.C.A. 1600 SP, 1963 (presenza temporanea); Motori, fusioni e componenti O.S.C.A.-Maserati, anni 1950-1960; Minardi M195B F. 1 (piloti Giancarlo Fisichella e Giovanni Lavaggi), 1996. L’ASI, tramite la sua commissione culturale, ha organizzato presso il museo due convegni: uno il 30 settembre 2011 (L’evoluzione degli autoveicoli e dei motocicli nel periodo degli anni precedenti la seconda Guerra Mondiale, 1938-’39, fino agli anni successivi, 1950-’51) e l’altro il 5 ottobre 2012, sulla “Storia del motorismo dalle lontane origini al 1914”.

Collezione Pollini

Lo sviluppo dell’automobile ha evidenziato anche l’evoluzione della società. I progressi tecnici di questo complesso prodotto hanno riflesso anche quelli che sono stati i salti in avanti compiuti nel settore della produzione industriale e in altri campi. Ma come evidenziare lo stretto legame tra il mondo dell’auto e quello delle varie organizzazioni economiche? Un collezionista di Bologna ha provato a rispondere a questa domanda creando un’associazione che ha come scopo quello di favorire la conoscenza dell’evoluzione delle abitudini e del costume dagli anni ’50 al 2000 attraverso la storia e i modelli delle auto che hanno accompagnato più generazioni. Un modo per evidenziare quel sottile legame che esiste tra auto e mondo del cinema, della moda, dello sport, della politica e dell’arte.

Quest’organizzazione (che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Casalecchio di Reno) è stata creata dal collezionista Giovanni Pollini. L’appassionato ha saputo mettere insieme una ricca raccolta di materiale automobilistico: modellini d’auto, depliant pubblicitari, libretti d’uso e manutenzione,riviste specializzate, modelli di vetture d’epoca, ed oggetti che gravitano intorno al mondo dell’auto (dalle radio a valvole al mangiadischi, dal vecchio biglietto dell’autostrada al gettone telefonico e tante altre curiosità).

Alla scoperta dell’affascinate mondo dell’automobile spiegato attraverso i suoi legami con la storia, i personaggi, il cinema, la musica e altri importanti aspetti della società dal 1950 al 2000.

Aneddoti di storia e di memoria suscitano nostalgia in alcuni ed il piacere della scoperta in altri.

Museo Francesco Baracca

Un mito italiano, la cui leggenda continua ancora oggi grazie alle vetture del “cavallino rampante”. La storia di Francesco Baracca continua ancora oggi grazie alla Ferrari, “scuderia” che ha adottato il logo che il famoso asso dell’aviazione italiana aveva scelto.

Per conoscere meglio tutti i risvolti della storia di questo personaggio occorre recarsi a Lugo, in Romagna, città natale di Baracca. L’esposizione a lui dedicata vanta una storia di 8 decenni: la sua prima apertura risale infatti al lontano 1926. Nel giugno del 1993 è stato inaugurato un nuovo museo che “racconta” i molteplici risvolti della personalità di Baracca.

Sede attuale del Museo è la casa natale dell’eroe, situata nella via che da lui ha preso il nome. Un palazzo riedificato in stile liberty dalla famiglia e che il padre Enrico lasciò al Comune affinché fosse destinato a conservare i cimeli e gli oggetti appartenuti all’eroe.

Il cimelio di maggior importanza, conservato a casa Baracca, è il caccia della Prima Guerra Mondiale lo Spad VII S 2489, di costruzione francese, restaurato nel 1993 dalla Sezione di Torino del Gruppo Amici dei Velivoli Storici (GAVS), con il contributo della Fiar di Milano, all’interno di un progetto denominato “Operazione Grifo”. Sul fianco sinistro della fusoliera dell’aereo compare l’emblema personale del maggiore Francesco Baracca, quel cavallino rampante divenuto noto in tutto il mondo per essere stato adottato da Enzo Ferrari quale stemma della vettura di Maranello.

Museo Casa Enzo Ferrari

Il MEF, Museo Enzo Ferrari e dei motori di Modena, inaugurato il 18 febbraio 2012 e passato sotto la gestione Ferrari da gennaio 2014, più che un museo, può essere considerato un vero e proprio spettacolo coinvolgente ed emozionante dove si mescolano ingredienti davvero unici. Nell’avveniristico padiglione di oltre 2500 mq completamente libero da colonne, insieme alle tante automobili esposte, si assiste infatti a innovativi effetti scenografici grazie ad una multiproiezione architetturale “immersiva” tra le più estese mai realizzate all’interno di un museo. Il visual designer Paolo Buroni, a cui è stato affidato il progetto, è intervenuto applicando concetti artistici, inediti per questa tipologia di museo. Attraverso un filmato, che si ripete a intervalli regolari e utilizza ben 19 proiettori, il visitatore si sente completamente “avvolto” e immerso in uno spettacolare effetto multidimensionale esteso dalle pareti_fino al soffitto. Un’avventura emozionale che lo accompagna attraverso la magica storia dei 90 anni di vita di Enzo Ferrari, rivivendo anche l’arte, i drammi e le atmosfere dell’epoca, proprio come se si trovasse all’interno di una macchina del tempo. Un vero e proprio “salto” nel mondo Ferrari, attraverso immagini dalla grande forza evocativa ed una colonna sonora trascinante. Il Museo racconta anche la storia di ciò che la Ferrari ha da sempre considerato la parte più importante di ogni sua vettura: il motore.

Sono esposti dai classici e leggendari V12 ad esempi di tutti i diversi frazionamenti realizzati o sperimentati da Ferrari. Ci sono i10 cilindri di Formula 1, gli 8 da corsa e da strada, i 6 come i Turbo di Formula 1 o l’aspirato della Dino, i 4 celebri per i due primi Titoli Mondiali di Ascari e persino il 2 cilindri sperimentale mai portato in pista. Le vetture esposte sono quelle che testimoniano più da vicino l’avventura dell’uomo Ferrari, pilota negli anni ’20, animatore della

Scuderia negli anni ’30 e Costruttore dal 1947. Il Museo permette di scoprire la tradizione del motorismo modenese con mostre a tema e relative auto, come è avvenuto nel corso del 2014 con la mostra “Maserati 100”, che celebra un secolo di storia del Tridente.

Museo dell'Automobile San Martino in Rio

Nella pianura emiliana alle porte di Modena, ma già in provincia di Reggio Emilia, si trova il Museo dell’automobile di S. Martino in Rio, perfettamente in sintonia con le atmosfere agresti e tranquille di questa zona, lontana dai ritmi frenetici della città.

La storia di questo museo comincia con una “Regina d’Africa” – così era chiamato l’autotreno 634 Fiat impiegato per la colonizzazione dell’Abissinia – che fece tappa alle porte di S. Martino in Rio con a bordo tre veicoli. Delle tre trasportate solo una è stata identificata con precisione: si trattava di una Fiat 509 berlina di tipo Weymann, con scocca in legno ricoperta di tela per conferire maggiore leggerezza all’insieme.

Da allora altre auto furono condotte a S. Martino dalla “Regina d’Africa” e da altri camion e ben presto nacque la Scuderia di S. Martino, fondata da Barighin, pseudonimo di Emilio Storchi Fermi, un uomo dotato di spirito d’iniziativa e fantasia, che riuscì ad imprimere un marchio originale all’intera collezione, tanto che, ancora oggi, a trent’anni dalla sua scomparsa, spicca tra le iniziative analoghe del settore. Alla realizzazione del progetto di Barighin aderirono anche alcuni appassionati che come lui amavano divertirsi con le auto.

Passarono anni, però, prima che le vetture raccolte trovassero sistemazione in un unico locale; infatti il comune approvò solo nel 1965 il progetto di un capannone da adibire a vero e proprio Museo della collezione.

Tuttavia la storia del Museo non si esaurisce così. Nel 1975 Barighin morì improvvisamente, lasciando sgomenti e disorientati i suoi soci e amici, che riuscirono a ridare vita al Museo nel 1981.

Anche l’attività della Scuderia è degna di considerazione per la notorietà acquisita in tutto il mondo dell’auto d’epoca, grazie alle numerose pubblicazioni del genere enciclopedico, che hanno mostrato fotografie di esemplari, corredate da fonte e luogo.

Visto da fuori il Museo passa quasi inosservato, trattandosi di un officina dismessa, ma il consiglio è di non fermarsi all’apparenza ed entrare, perché le circa quaranta vetture raccolte sono dei capolavori pronti a condurre il visitatore in un viaggio che le ha viste indiscusse regine della strada e sono sufficienti, sistemate ordinatamente una accanto all’altra, ad incuriosire ed emozionare. Nel sito c’è la descrizione completa di tutte le vetture esposte e molte altre informazioni.

Atelier Barbera

Vi si espongono 60 opere originali di Serafino Barbera riguardanti episodi realmente accaduti della Targa Florio tratte da foto o riportati da testimoni oculari.

Museo Vincenzo Florio

Antonino Catanzaro, l’ideatore e il curatore del museo di Cerda, esprime in ogni parola la passione genuina per la Targa Florio della sua adorata Sicilia. Ospitato in un vecchio garage che era il quartier generale della Squadra Corse Alfa Romeo, questo piccolo ma intenso museo espone un’impressionante raccolta di foto, perlopiù in bianconero, oltre a rari cimeli, trofei, automobilia, libri, depliant, tute di celebri piloti, cataloghi, registri e oggettistica legata alla corsa. Per 34 anni anni operaio alla Fiat di Termini Imerese, una volta conquistata la pensione, Catanzaro ha potuto occuparsi della passione giovanile per la corsa su strada siciliana. Non gli è bastato raccogliere. Ha voluto riprodurre. Così, grazie a grandi plastici colorati realizzati da abili artigiani nel museo di Cerda si possono ammirare scene memorabili di alcune edizioni della Targa Florio, come la celeberrima toccatina agli alti marciapiedi di Collesano che costò la vittoria a Nino Vaccarella su Ferrari P4 nell’edizione 1967. Fra i molti oggetti esposti spicca la Targa del 1926, l’unica ad essere stata consegnata da Vincenzo Florio ad una casa costruttrice, la Bugatti, che proprio quell’anno portò a casa un risultato eccezionale: primo, secondo e terzo posto. Meta di molti raduni di auto storiche, il museo di Cerda non è distante da Floriopoli, luogo magico per gli appassionati, con le vestigia delle vecchie tribune e dei box. “Ogni volta che passò di lì”, racconta Catanzaro, “sento una fitta al cuore per la rovina e l’abbandono, per tacere delle condizioni del percorso, spesso impercorribile per smottamenti, buche profonde sul manto asfaltato e pericolosi gradini dovuti all’incuria e alla pessima manutenzione”. Poi spiega il lento e inesorabile declino: “Il 15 maggio 1977 il marchigiano Gabriele Ciuti su Osella sbandò sul rettilineo di Buonfornello provocando la morte di due spettatori. L’Automobile Club Palermo fu costretto a mettere in vendita  le tribune, i box e la palazzina della Direzione Gara, ossia il “quartier generale” della corsa, per fronteggiare i danni conseguenti all’incidente. Il guaio è che nessuno si è fatto avanti nelle numerose aste che si sono succedute negli anni. Per giunta il progetto di restauro prevede una spesa consistente, superiore ai 60 milioni di euro, difficili da trovare in questi tempi di crisi senza il generoso intervento di qualche grosso sponsor”. Nell’attesa, bisogna accontentarsi dei plastici di Floriopoli.

Museo Targa Florio

Per Giuseppe Valenza, conservatore del Museo Targa Florio di Collesano, “la memoria e la storia vanno raccontate attraverso documenti, cimeli, foto, caschi, tute, scarpette, ed è proprio attraverso l’esposizione di tali reperti che il Museo perpetua la leggenda di uomini ed assolve anche una funzione didattica, divulgativa e di promozione dei luoghi perché la Targa Florio merita di tramandare il suo mito”. Collesano è infatti il crocevia dei tre Circuiti delle Madonie, ossia il Grande, il Medio ed il Piccolo.

Il forte legame affettivo che si stabiliva di anno in anno tra i piloti e Collesano, dove si si respirava una passione profonda, cresciuta insieme a piloti come von Trips, Pucci, Baghetti, Giunti, Moss, Elford, Redman,  Maglioli, Vaccarella e tanti altri ancora (molti di loro, durante le prove, si soffermavano  proprio qui) è testimoniato dalle belle ceramiche che punteggiamo il paese, dedicate ad alcune edizioni della Targa, o ancora dalle scritte che inneggiano a Nino, idolo locale. Queste preziose testimonianze sono inserite nell’arredo urbano del centro storico con gusto e rispetto della memoria sportiva.

Nel 1997,  per festeggiare il 50° anniversario della sua fondazione, la Ferrari chiamò proprio qui collezionisti provenienti da tutto il mondo, presente Piero Ferrari. Qualche anno dopo, il 27 giugno 2004, venne inaugurato il Museo dedicato alla Targa Florio, per la cui nascita fu determinante la tenacia del primo curatore, Giacinto Gargano, scomparso lo scorso anno e recentemente ricordato con un cerimonia alla quale hanno partecipato anche Nino Vaccarella, Mauro Forghieri, Totò Riolo e Giosuè Rizzuto. Dalla sua inaugurazione ad oggi, il Museo Targa Florio, che vanta una ricca collezione fotografica su un’area espositiva di 200 mq in un edificio del Comune, ha ospitato piloti del calibro di Vaccarella, Elford, Redman, Herrmann, Merzario, Ickx, Galli, Attwood, De Cadenet, Tieman, Pucci, Munari, Abate, Glemser. Numerosi anche gli eventi ospitati ed organizzati dai Club di veicoli storici, come il Bugatti Club Italia e dal settore classico delle più prestigiose case automobilistiche, come Mercedes e Ferrari. L’intensità dell’atmosfera che si respira al suo interno non è sfuggita a riviste internazionali come Motorsport, Motorklassik e Car Graphic. Infine, il Museo Targa Florio è stato prescelto come set cinematografico del docu-film “A sicilian dream” ispirato alla corsa siciliana e promosso da sir David Biggins possessore della Nazzaro che nel 2014 ha celebrato il 100° anniversario della sua vittoria in Targa Florio.

Museo Storico dei Motori e dei Meccanismi

Energia e Storia: il Museo Storico dei Motori e dei Meccanismi

A partire dal XIX secolo, lo sviluppo della termodinamica, già avviato empiricamente nella seconda metà del secolo precedente, ha consentito la realizzazione di nuove macchine in grado di effettuare, con efficienza sempre maggiore, quelle trasformazioni chimico-fisiche necessarie a ottenere livelli di potenza meccanica prima di allora inimmaginabili. Per tale motivo i motori a vapore in primis hanno avuto un ruolo determinante nella Rivoluzione Industriale in cui, come un in una reazione a catena, lo sviluppo e l’impiego delle macchine motrici e operatici, si è diffuso ovunque, dal settore manifatturiero a quello dei trasporti. In quest’ultimo l’invenzione di nuovi mezzi, come treni, automobili, motociclette ed infine aerei, è stata strettamente connessa ai progressi in campo motoristico, dai motori a vapore a quelli a combustione interna. In generale, ciò ha determinato, in modo graduale ma irreversibile, importanti trasformazioni economiche e sociali, con il conseguente passaggio da una società prettamente rurale a quella moderna, industriale e tecnologica. Ancora oggi nell’era delle grandi innovazioni digitali, le macchine, intese in senso generale come apparati complessi atti alla trasformazione dell’energia, restano alla base della moderna società tecnologica e sono a vario modo messe a disposizione delle attività umane. Comprenderne la storia e le prospettive di sviluppo arricchisce il proprio patrimonio scientifico e culturale. Da ciò deriva l’importanza di preservare e valorizzare le collezioni di macchinari e apparati tecnologici per testimoniarne la storia e lo sviluppo tecnico ed evolutivo. Su questi presupposti nel 2011 è stato inaugurato il Museo Storico dei Motori e dei Meccanismi, parte del Sistema Museale dell’Università degli Studi di Palermo. L’esposizione è stata realizzata a seguito di un vasto lavoro di ricerca e restauro di numerosi reperti storici avviato nel 2008. Il Museo custodisce una vasta collezione di motori e apparecchiature industriali, scientifiche e didattiche, acquisite ed impiegate nei vari settori della ricerca e dell’insegnamento a partire dalla seconda metà del XIX secolo, con l’istituzione nel 1866 della Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri e Architetti presso l’Università degli Studi di Palermo. Tali reperti, superati dalle nuove tecnologie, costituiscono nel loro insieme un patrimonio di grande valore che descrive il lungo percorso evolutivo della motoristica, iniziato nel XIX secolo, nei suoi numerosi campi di applicazione.
Nella collezione del Museo spiccano per rarità e pregio alcuni motori della fine del XIX secolo, sia a vapore che a combustione interna. Dell’esposizione fanno anche parte vari motori automobilistici e motociclistici di varie epoche come quello di una Isotta Fraschini 8A o il contemporaneo 12 cilindri L539 della Lamborghini Aventador. Particolare è l’insieme dei motori aeronautici con esemplari d’inizio ‘900 fino all’era dei motori a reazione. Attualmente il Museo è impegnato nell’ampliamento della sezione dei motori navali, attraverso l’acquisizione ed il necessario restauro di dieci nuovi reperti di particolare valore storico. La collezione include anche uno dei soli 5 esemplari completi sopravvissuti del velivolo addestratore FIAT G. 59 4B. Utilizzato nell’immediato dopoguerra come addestratore presso l’aeronautica militare il G. 59 è stato uno degli ultimi velivoli di grandi prestazioni equipaggiato con motore a pistoni. L’allestimento museale è concepito in base al tipo di applicazione (industriale, automobilistico, aeronautico et al.) e si articola quindi in varie sezioni. In ciascuna di esse i reperti sono disposti in ordine cronologico e corredati da una esaustiva scheda tecnica arricchita da fotografie e disegni. Data la natura accademica e didattica il vasto corredo descrittivo e iconografico è strutturato secondo una impostazione tecnico-scientifica, pur mantenendo una ampia accessibilità al pubblico di ogni genere attraverso differenti livelli di approfondimento. Tutte le informazioni sono rese disponibili liberamente sia nel sito web del Museo sia attraverso altre iniziative di divulgazione e promozione culturale maggiormente interattive come, ad esempio, il programma internazionale Once Upon a Try promosso da Google Arts & Culture che propone la visita virtuale del Museo. Per ampliare la pubblica fruizione del proprio patrimonio il Museo promuove molteplici iniziative tra cui mostre, seminari, workshop e laboratori didattici realizzati anche in collaborazione con altri musei, enti ed associazioni nell’ambito della politica di sviluppo promossa dall’Ateneo di Palermo. Queste iniziative includono conferenze sulla storia dell’automobilismo realizzate in sintonia con la Commissione Cultura dell’ASI, le attività di collaborazione con l’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare e con il relativo Museo di Vigna di Valle, con il quale si è proceduto al restauro del motore da competizione FIAT AS8, con FCA Heritage ed il Centro Storico FIAT e con il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino.
A partire dagli ultimi anni tali iniziative vengono ormai inevitabilmente affiancate e supportate da quelle sui vari canali mediatici, in particolare sui social network più diffusi, come Facebook, Instagram e Twitter che consentono di ampliare in modo significativo la possibilità di interazione e di divulgazione. Un aspetto altrettanto importante che caratterizza le iniziative del Museo è rappresentato dal coinvolgimento attivo dei giovani nella realizzazione di molteplici attività (visite guidate, eventi, attività di restauro), sia attraverso i tirocini formativi, nell’ambito di vari corsi di studio, non solo ad indirizzo ingegneristico, sia grazie ai rapporti maturati con vari istituti scolastici. Dal punto di vista tecnico-collezionistico il Museo cura internamente tutte le attività di restauro, di manutenzione e di supporto per altri enti, avendo a disposizione un proprio laboratorio in cui tutti i reperti sono restaurati seguendo, di norma e ove possibile, un approccio conservativo. Per l’importanza della sua collezione e per le molteplici attività svolte negli ultimi anni, il Museo ha ricevuto – primo in Italia – il prestigioso riconoscimento internazionale Mechanical Engineerig Heritage Collection assegnato dall’ASME (American Society of Mechanical Engineers), nell’ambito del programma History and Heritage Landmarks volto a valorizzare e promuovere le più importanti collezioni storico-tecnologiche in tutto il mondo. Infine Il Museo, disponendo di un ampio parcheggio e di locali che si prestano alle attività di verifica pre-evento, è divenuto sempre più spesso il punto di partenza per numerosi raduni di auto e moto classiche.

Virtual tour 3D e audioguide gratuite
http://www.museomotori.unipa.it/visita3d.php

Principali canali mediatici/social
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Gruppo Storico Vigili del Fuoco

La Toscana, regione nota per i paesaggi ameni, i vini, il buon cibo e l’arte, ospita un museo che celebra un mestiere per cui ci vuole coraggio e altruismo, quello dei vigili del fuoco.
Non lontano da Montecatini, a Borgo a Buggiano, infatti, sono conservati alcuni particolari mezzi storici protagonisti di numerose missioni di salvataggio.
La collezione è contenuta da “Villa Bellavista”, uno dei più affascinanti edifici nobiliari della Toscana.
Un abbinamento che può sembrare un po’ insolito, ma non se si conosce la storia di questa struttura, che nel 1938 fu destinata dal Ministero dell’Interno all’Opera Nazionale Assistenza Vigili del Fuoco. Inizialmente è adibita a colonia elioterapica, per diventare ospedale militare durante la Guerra.
Nel 1950 l’edificio viene restaurato per renderlo idoneo al nuovo utilizzo di collegio permanente destinato agli orfani dei Vigili del Fuoco, fino a quando, nel 1968, a causa di problemi finanziari, viene abbandonato, fino a che il caposquadra Gian Piero Cappellini, col supporto della Direzione Generale e dell’Opera Assistenza, si impegna affinché la struttura possa ospitare una collezione di mezzi dei Vigili del Fuoco.
Nonostante le poche disponibilità finanziarie il progetto viene sostenuto ed oggi il Museo è una realtà che fornisce preziose testimonianze dell’attività dei Vigili del Fuoco.
L’esposizione comprende le pompe a cilindri in legno e rame azionate manualmente, realizzate tra il 1860 e il 1890, sostituite poi da quelle a vapore di fine Ottocento; questi strumenti erano abbinati ai carri a cavallo, provvisti di autobotte e scale.
La collezione fornisce uno spaccato del progresso tecnologico con i mezzi a motore, tra cui l’autocarro Fiat 15 “ter” del 1910, del Comando di Genova, un motocarro Moto Guzzi “Ercole” del 1952 equipaggiato con una botte sul pianale e i Fiat 640 negli allestimenti con scala meccanica e autopompa.
Sono inoltre esposti alcuni mezzi anfibi e barche come l’anfibio Fiat del 1970 proveniente dal Comando di La Spezia, la barca lagunare in legno del 1955 un tempo di proprietà del comando di Venezia e alcuni gommoni adoperati dagli americani durante la guerra.
Anche gli appassionati dell’aria sono accontentati, infatti il museo ospita un elicottero Augusta Bell AB 204 del 1970 del gruppo Elicotteri di Torino. Il Museo è ente