Collezione Otello Buscherini

L’Associazione Otello Buscherini è nata nel 2003 su iniziativa di un grande amico del pilota, Luciano Sansovini. Nel 2015 è stata inaugurata la Casa dei ricordi per ricordare questo pilota, nato a Forlì il 19 gennaio 1949 e morto per una caduta mentre disputava il GP delle Nazioni al Mugello nella classe 250 il 16 maggio 1976. Nella struttura sono esposte le testimonianze sportive della sua carriera. Tra queste spiccano alcune moto come le Malanca 50 e 125 con la quale Otello nel 1973 ha vinto i GP di Cecoslovacchia a Brno, quello di Finlandia a Imatra e il campionato Italiano nel 1974.
L’Associazione ha pubblicato in passato vari libri sul motociclismo storico fra questi “La mototemporada romagnola”. Una parte della casa dei ricordi è dedicata a diversi piloti forlivesi e romagnoli dove sono esposti oltre 300 trofei delle loro vittorie.
Oltre alle Malanca nel locale è esposta la Ducati Moto GP del 2004 di Loris Capirossi e la Ducati Moto GP con la quale Troy Bayliss vinse nel 2006 l’ultimo GP a Valencia, la Benelli 500 con la quale Jarno Saarinen si classificò primo a Villa Fastiggi nel 1972, una Benelli 500 GP del 1968 e la Sandroni 125, una delle prime moto di Valentino Rossi. Molte delle moto presenti sono di proprietà del collezionista di Tavullia Giuseppe Sandroni e gestite in varie manifestazione in Italia e in Europa dall’Associazione Otello Buscherini.
La casa dei ricordi di Otello Buscherini è aperta di solito la domenica mattina ma anche altri giorni, sempre su appuntamento, telefonando al numero indicato in questa scheda.

Collezione Elio Brunelli

Una bellissima collezione di Moto Guzzi, dedicata al grande Augusto Farnetti. Il lavoro fatto da Elio Brunelli, collezionista di Forlimpopoli ed ex presidente della commissione manifestazioni moto ASI, è un omaggio alle opere della Casa di Mandello del Lario e a uno dei più grandi esperti mondiali di moto d’epoca.

Nei 650 mq del museo il visitatore può apprezzare le moto realizzate dalla Moto Guzzi tra il 1930 e il 1970. Un insieme unico: tutte sono restaurate e omologate ASI. Ognuna di esse ha un cartello con il nome del modello e l’anno di costruzione. Il tutto in un ambiente nel quale sono state raccolte anche molte illustrazioni d’epoca e documentazione varia.

Anche gli appassionati di Lambrette possono trovare dei motivi per visitare la struttura: c’è infatti una sala nella quale sono esposti numerosi esemplari dello scooter realizzato a Lambrate. Non mancano inoltre alcune Ducati e la ricostruzione di un celebre distribuzione di benzina dell’epoca.

Tra le curiosità anche quella di un’officina meccanica della zona, specializzata in Moto Guzzi.

Piccolo Museo della Moto Bariaschi

E’ un piccolo capannone ben ristrutturato, quello che ospita il neonato Piccolo Museo della Moto di Emilio Bariaschi dedicato alle motociclette protagoniste della motorizzazione di massa tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1965. Una collezione in grado di raccontare gli anni ruggenti del motociclismo in Italia. Quelli nei quali, accanto alla Vespa e alla Lambretta, le principali case costruttrici hanno progettato e realizzato motociclette per ogni esigenza. Periodo in cui la Gilera, la Moto Guzzi e la MV sono diventate famose in tutto il mondo grazie alle loro affermazioni sportive.

A ricordare questo splendido periodo ha provveduto Emilio Bariaschi. Il collezionista di Guastalla, dopo aver “costruito” un’invidiabile collezione di motociclette, ha deciso improvvisamente di condividere con gli altri questa sua passione. Realizzando questo suo desiderio con un pragmatismo ed una velocità incredibili. Iniziativa simile a quella portata a termine da Nello Salsapariglia circa un anno fa, a pochi chilometri di distanza.

Sono soprattutto le “colonne” dell’ASI ad essere il propulsore di queste iniziative. Ad accomunare Salsapariglia e Bariaschi è anche il numero della tessera, inferiore al numero 1.000 per entrambi. Visitare il museo senza il proprietario significa perdere molte informazioni importanti relative ai mezzi esposti. Tra queste, quella di una motocicletta che il proprietario ha costruito abbinando un telaio di bicicletta BSA “tre fucili” con un motore “cucciolo” della Siata.

Gli sforzi fatti dai costruttori italiani per cercare di soddisfare la domanda di mobilità nell’immediato dopoguerra sono “celebrati” nelle sale del museo di Guastalla in modo completo.

In alcune aree del museo ci sono motociclette estranee al “leitmotiv”. Tra queste spicca la Triumph H del 1914, barattata alla fine degli anni Sessanta con un torchio. “Ci sono altre moto fuori tema – dice Bariaschi – che sono entrate a far parte della mia collezione un po’ per caso”. Capriolo, FB Mondial, Gilera, Laverda, Moto Morini, Moto Parilla e scooter sono esposti in modo organico. Con un occhio di riguardo per le motociclette sportive, con le quali il proprietario del museo ha affrontato diverse rievocazioni della Milano-Taranto e del Motogiro.

Collezione Benito Battilani

Il visitatore è accompagnato nell’avventura collezionistica da Benito Battilani, precursore in Italia del collezionismo di moto d’epoca insieme a pochi amici come Nello Salsapariglia. Dalle riviste di moto agli esemplari delle motociclette più rare, belle e tecnologicamente interessanti: la raccolta ripercorre l’evoluzione del motore a due ruote, dalla “bicicletta evoluta” alla prima moto guidata da Loris Capirossi.

E’ l’occasione per scoprire la storia dei personaggi che hanno condotto queste mitiche moto, da Vittorina Sambri, la prima donna a partecipare a una competizione di motociclette, a Umberto Faraglia. Fu guidata da questo pilota negli anni venti l’Harley Davidson che stabilì il record dei 175 km/h orari nel chilometro lanciato sulla Roma-Ostia. Sono esposte varie 4 cilindri, dalla FN del 1905 ad altre degli anni ’20-’40. Numerose le moto di produzione italiana come quelle del marchio Frera, il più importante fino agli inizi degli anni ’30, prima dell’affermazione di Moto Guzzi e Gilera; fra queste, la Frera S 8/10 Hp 1140 cm3 del 1921. Presenti nel percorso guidato anche altre moto meno conosciute, come la Pennazio, la Ollearo, la GC (Giovanni Corengia), la Condor con sidecar del 1924. Non mancano modelli unici come la Gardini di Forlì, la Junior e ancora la Garelli Turismo 350 cm3 del 1926 (una delle moto più veloci di tutti gli anni ’20) e la rara Indian Mod. “O” del 1917.

Collezione Parilla di Bruno Baccari

L’intento di conservare memorie tecnico sportive riguardanti la Moto Parilla (della quale il padre di Bruno Baccari, Adelmo, era subagente a Modigliana,) è venuto per gradi.

Alla ricerca della prima Parilla 98, a metà degli anni ‘70, il collezionista si è imbattuto in altre moto di quella marca e progressivamente ha ampliato ala sua collezione portando a casa quelle che mi piacevano di più.

Così è cominciata la storia raccolta, alimentata anche dagli esemplari restaurati nei momenti di tempo libero e, talvolta, anche durante la notte.

In seguito, avendo avuto la disponibilità di uno spazio piccolo ma molto adatto, si è pian piano formata la base per una vera esposizione.

Si tratta ora di una collezione monomarca comprendente una cinquantina di pezzi restaurati o conservati, di tutta la documentazione storica possibile, di insegne pubblicitarie, fotografie sportive,

ritagli di giornali, memorabilia, oggettistica, indumenti e riviste.

Collezione Umberto Panini

Una delle più belle collezioni dedicate alla Maserati si trova in località Cittanova di Modena all’interno di uno spazio espositivo dedicato. La società West (di proprietà della famiglia Panini) ha
l’impegnativo compito di custodire le auto della collezione Maserati, faticosamente riunite nel corso del tempo e che ricordano le tappe più importanti della storia del Tridente. Le vetture che
compongono la collezione rappresentano un grande valore storico grazie anche alla loro unicità.
La monoposto 6C/34 del 1934 costruita dai fratelli Maserati per farvi correre il grande pilota italiano Tazio Nuvolari e vincitrice dei Gran Premi di Modena e Napoli, oppure la A6GCS
“Berlinetta” Pininfarina riconosciuta come una delle più belle creazioni stilistiche dal designer torinese al di fuori del mondo Ferrari. La Tipo 63 “Birdcage”, vettura sport con telaio tubolare
spinta da un motore 12 cilindri a V che vanta una partecipazione alla 24hr di LeMans del 1961 e la Maserati 420M58; la mitica “Eldorado” che, guidata da Stirling Moss, partecipò alla 500 Miglia di
Monza patrocinata dal gruppo petrolifero Shell, replica della più famosa corsa a Indianapolis.
Nello stesso ambiente, trovano spazio altre vetture non meno importanti testimoni della passione collezionistica di Umberto tra le quali, una Mercedes 300Sl “Ali di Gabbiano” o una Cadillac
Limousine 355 in servizio presso lo Stato del Vaticano durante il papato di Pio XI nel 1930. Completano la Collezione motociclette, biciclette a motore, motori espositivi e telai ed in area
esterna trattori agricoli d’epoca.

Collezione Lorenzo Prato

La Moto per socializzare

Lorenzo Prato è un imprenditore della “bassa” modenese dove l’amore per il “motore” nasce appena si mette il naso fuori di casa. Inizia negli anni ’70 ad interessarsi di moto vecchie e per conoscere altri appassionati organizza delle “cavalcate” con mezzi anteguerra per socializzare assieme ad altri intenditori e collezionisti. Negli anni ’70 i primi raduni contano una trentina di partecipanti, vent’anni dopo si arriva a 400. Sono gli anni della grande crescita di ASI. Nella collezione si annotano alcune Frera, FN, Benelli, le Guzzi dal “Guzzino” ai modelli più blasonati, una Gilera 2 tempi, immancabili le Vespe e Lambrette. Tra i veicoli stranieri citiamo la AJS, la Peugeot P104, la Mas109L ed una rarissima Syphax Tandem. Da segnalare una serie di micromotori a rullo ben allineati in mostra e montati all’interno di cerchi ruota motociclistici.

Collezione Salsapariglia

Con l’inaugurazione della “Collezione Salsapariglia”, questo perseverante appassionato emiliano non è solo riuscito a concretizzare una sua idea. Il suo intento – quello di rendere accessibile e visitabile a tutti il suo patrimonio di biciclette, motociclette, trattori, radio e grammofoni – colora di altruismo una passione di una vita: la meccanica.

Una piacevole ossessione che Nello Salsapariglia, nato nel 1926, ha avuto fin da bambino. All’alba, quando i “trattoristi” preparavano i mezzi per la dura giornata di aratura, lui scappava di casa per seguire tutta la sequenza delle operazioni necessarie per l’avviamento.

La visita ai tre piani nei quali è strutturata la collezione è in grado di far spaziare la mente del visitatore in molti settori della meccanica. Si parte dai trattori, punto da dove è iniziata l’avventura motoristica di Nello Salsapariglia. Su questi mezzi meccanici ha trascorso parte della sua vita lavorativa, dedicandosi all’aratura dei campi a partire dalla metà degli anni Quaranta. Esperienza che è servita per iniziare a produrre i “suoi” trattori, realizzati con i componenti recuperati da alcuni mezzi militari utilizzati dagli americani. Con creatività tutta italiana e con grande arguzia meccanica Salsapariglia ha realizzato i primi trattori “Lesa” utilizzando il cambio dei camion militari GMC e Dodge. Accoppiando queste componenti ha ottenuto un cambio a 5 marce in avanti e 2 retromarce, utilizzabili anche con le ridotte. Gruppo trasmissione che, insieme ai motori Slanzi, erano la base dei trattori costruiti da Salsaparaglia.

Piccoli aneddoti nascosti dalle pesanti fusioni delle trasmissioni di questi mezzi, impossibili da conoscere se non grazie al racconto di chi sa estrarre da questi mezzi le notizie più nascoste attingendo alla sua grande esperienza e sensibilità.

Un percorso, quello del primo piano, che comprende anche i motori stazionari. Quelli ai quali generalmente sono stati richiesti i lavori compiti forse più gravosi, propulsori il cui compito non è stato di fornire velocità o movimento ad un mezzo..

Di grande interesse anche la sala riservata ai grammofoni, alle radio e ai proiettori, testimoni, come le moto e i trattori, di epoche ormai passate.

Museo Moto & Ciclomotori DEMM

Inaugurato nel marzo 2005 usufruisce dello spazio messo a disposizione da Graziano Trasmissioni, l’azienda che rilevò gli stabilimenti che furono di DEMM. Il Museo deve la sua nascita a Giuliano Mazzini che ha dedicato una vita intera alla DEMM: entrato come disegnatore meccanico, divenne prima Direttore di produzione, Consigliere delegato ed in fine vicepresidente. A partire dal 1985, assieme al figlio Mosè, iniziò un lungo e minuzioso lavoro di ricerca, recupero, restauro e valorizzazione dei documenti, dei prototipi e dei modelli legati alla leggendaria produzione di moto e ciclomotori. Prima di poter ammirare l’allestimento completo bisognò attendere cinque anni, quando in seguito al continuo lavoro di restauro svolto si aggiunsero oltre cinquanta pezzi alla collezione, tra cui si annoverano le plurivittoriose moto da competizione e veicoli di utilità, tra cui i trattori e macchine dal lavoro. In particolare, tra i veicoli da competizione, la collezione vanta le moto che ottennero numerose vittorie nei campionati nazionali di velocità in salita, velocità in circuito e il celeberrimo “Siluro” che realizzò ben 24 record mondiali. Ciò che è attualmente esposto è testimonianza del prestigioso lavoro svolto dalla DEMM.

La visita è facilitata dall’esauriente scheda tecnica di cui sono corredate tutte le moto e i ciclomotori, divisi in due saloni e ordinati cronologicamente. In questo modo è possibile incontrare il Dick-Dick, il primo ciclomotore DEMM costruito nel 1956, così come la prima moto due tempi 125cc prodotta dall’azienda e colorata con le medesime tinte che contraddistinguevano la produzione di macchine utensili.
Proseguendo la visita al Museo è possibile ammirare un curioso ciclomotore: il “Mini DEMM”, con un’inedita soluzione tecnica del motore installato sul mozzo della ruota posteriore.
Una sala è dedicata alla “storia moderna” della DEMM, dove oltre al tecnigrafo adoperato da Giuliano Mazzini per realizzare i suoi progetti, sono ordinatamente disposti i frutti del suo lavoro, come il motore a cilindro orizzontale, che equipaggiava la produzione Smily, Ping-Pong, Brio e Quick 2.

Oltre alla produzione moto e ciclomotoristica il museo vanta una completa collezione di strumenti di precisione e misura, realizzati da DEMM nella prima metà degli anni ’40, ed alcuni pregiati oggetti da collezione tra cui spicca un esemplare unico di “Motrice Pia” realizzato dall’Ing. Enrico Bernardi nel 1884: primo esemplare di motore a scoppio al mondo.

LA STORIA

La DEMM è stata un’industria metalmeccanica e casa motociclistica italiana attiva dal 1919 al 1988. Fondata a Milano come OPRAM, si è trasformata in OMD nel 1926 per divenire DEMM nel 1928. Attualmente ha dismesso le attività motociclistiche per concentrarsi nella produzione di ingranaggi e sistemi di trasmissione per i il settore dei veicoli agricoli ed industriali.

Collezione Mauro Pascoli

Vespa graffiate, bollate, vissute, insultate dal tempo e dall’usura. Ma vive, funzionanti, amate, esposte. Ecco la Collezione Vespa Mauro Pascoli, inaugurata a Ravenna il 10 maggio 2008. Un posto dove i pezzi più belli sono quelli più carichi di storia, con la pelle metallica offesa dai segni dei chilometri fatti o da una caduta avvenuta chissà dove.
Mancava, questo museo. La necessità non era pratica ma, probabilmente, emotiva. Colmare questo vuoto in un mondo materiale è difficile, quasi impossibile. Pascoli ha però centrato l’obiettivo, riuscendo a coinvolgere nel suo intento non solo la famiglia ma anche molti vespisti che, spontaneamente, hanno offerto al museo materiale utile per l’allestimento. Chi, negli anni scorsi, ha avuto la possibilità di visitare il precedente allestimento della collezione, chiamato “La bella in mostra”, è invitato a ritornare a Ravenna.
I 500 metri quadrati del museo, realizzato su due piani, obbligano ad un percorso da effettuarsi a velocità minima. I particolari da vedere sono tanti e sono consigliabili almeno due ore di permanenza o più visite, magari in compagnia di Mauro Pascoli. Il racconto è lungo: 150 veicoli tra Vespa, Ape, ciclomotori, motori nautici; oltre 1.500 tra manifesti, locandine, fotografie, poster, calendari; 1.000 placche di partecipazione a raduni, 300 trofei e coppe di gare di regolarità; 300 modellini, 30 Vespa giocattolo e una grande varietà di accessori originali realizzati dal 1946 ad oggi. Imponente anche la documentazione: 200 cataloghi di parti di ricambio e manuali, 200 libretti di uso e manutenzione.

INFORMAZIONI UTILI
La “Collezione Vespa Mauro Pascoli” è a Ravenna, presso il centro commerciale “M.I.R.”, in via Faentina 175/A (zona Fornace Zarattini). Per raggiungere il museo, se si utilizza l’autostrada A14, è necessario uscire al casello di Ravenna per poi proseguire in tangenziale fino all’uscita della zona artigianale Fornace Zarattini. Occorre poi svoltare a destra per immettersi in Via Faentina proseguendo per circa 1.500 metri fino a vedere il centro commerciale “M.I.R”.
Prenotazione obbligatoria per i gruppi.