Collezione Genitrini

Parte da lontano la passione per le auto e le moto di Giancarlo Genitrini di Suzzara (Mn), classe 1943, che ancora ragazzo, a soli dodici anni, si dedica alla meccanica e costruisce con le sue mani un piccolo scooter utilizzando i pezzi trovati da un raccoglitore di rottami. Si afferma poi come imprenditore nel ramo dei carrelli elevatori, che costruisce, ripara e noleggia, e inizia a raccogliere auto e moto fino a superare la ragguardevole quota di 50 pezzi di ogni epoca.

L’ultima arrivata è un’imponente e vistosa Auburn 851 bianconera, rara a vedersi. La Auburn Automobile Company porta il nome della cittadina americana dove nacque, Auburn, nello stato dell’Indiana, dove fu fondata da Charles Eckhart. Pur se ben ingegnerizzate, molto innovative e con una linea aggressiva, queste vetture furono penalizzate dagli alti prezzi di listino che condizionarono le vendite, specie in un periodo difficile come quello della crisi economica iniziata nel 1929, quando gli Usa vissero uno dei periodi più difficili. Le poche auto vendute e le operazioni commerciali di Cord, costrinsero alla chiusura.

In mostra anche auto di gusto più sobrio come molte Lancia -fra cui una bella Aprilia Farina- diverse Alfa Romeo, Fiat, Porsche, Facel-Vega, Devin, Jaguar, Mercedes ed altre ancora, fra cui alcune vetture del primo Novecento come MG, Renault e Ansaldo.

Una sala è dedicata alle due ruote con moto e bici del Novecento, fra cui una bicicletta dei pompieri dotata di una sirena azionata da una manovella a mano.

Collezione Mocci Demartis

Le auto d’epoca del Professore 

Attilio Mocci Demartis ha il collezionismo nel sangue. Ha organizzato con meticolosità collezioni di cravatte, liquori, disegni, perfino animali imbalsamati da lui stesso, visto che per lunghi anni è stato professore universitario di Zoologia, specializzato in Ornitologia, e incaricato di insegnare Conservazione della natura delle sue risorse nell’Università di Cagliari. Da diversi anni alle raccolte precedenti -amorevolmente curate insieme alla moglie signora Annamaria- il professor Demartis ha affiancato una bella collezione di auto d’epoca, composta da circa trenta vetture. Fra queste, molte francesi. Il suo “Garage” è situato vicino a Cagliari, nella zona chiamata Margine Rosso. Visitarlo è un piacere per la ricchezza di aneddoti sui numerosi modelli d’anteguerra che il fondatore del museo illustra agli ospiti davvero interessati e sinceramente appassionati di storia, come i soci dell’Associazione Automoto d’Epoca Sardegna, presieduta da Angelo Melis, molto legato a Mocci Demartis e che, insieme a lui e ad altri esponenti di questo dinamico club cagliaritano, plurivittorioso di ‘Manovelle d’Oro’ ASI, coltiva il sogno di un museo in un’area municipale. All’interno, fra le molte raccolte e custodite, Sunbeam, Morris, Seat, Simca, Renault, Peugeot, Austin Healey, Salmson, Rosengart, Matra, Tatra, Panhard, Citroën ed una rara Licorne, marca francese prodotta nella prima metà del Novecento.

S.C. Legend Garage

Solo motori da leggenda…

La passione per il motorismo della Famiglia Crescentini, parte dal nonno Giuseppe, abilissimo e stimato tornitore del quale sono ancora conservati e funzionanti, un tornio ed una rettifica dei primi del ‘900 ed altre attrezzature d’epoca. Nel 1924 nonno Giuseppe con due amici progettò e costruì tre moto chiamate CREVIMBAR, poi andate disperse; un motore è esposto e funzionante con disegni e modelli in legno. I figli maschi Sandro e Marco hanno ereditato la passione del padre per i motori, poi trasmessa ai figli di Sandro, Danilo e Leonardo. Danilo Crescentini è anche il Presidente dell’Autoclub Storico Pesaro “Dorino Serafini” affiliato ASI. E così, Danilo e Leonardo hanno pensato di raccogliere i loro mezzi ed il materiale di famiglia nel “S.C. Legend Garage”, inaugurato nel 2017. Alle dieci auto d’epoca sono affiancate novanta moto, restaurate e conservate in casa in modo impeccabile dallo zio Marco e da Danilo. Fra queste una rara collezione di undici modelli “Aerocaproni” e “Aeromere” conosciuti meglio come “Caprioli”. Unica la collezione di oltre 5.500 depliants originali di auto di tutto il mondo dagli anni ‘50 in poi. Varia memorabilia completa la esposizione.

Museo Tonutti

É difficile immaginare che a Remanzacco, cittadina in provincia di Udine, con seimila abitanti, in mezzo ad un gruppo di case e capannoni siano radunati sotto lo stesso tetto i modelli di auto e moto più esclusivi, lussuosi, sportivi della storia dei motori. Invece, presso i locali del vecchio battiferro Tonutti, che accolgono il Museo che reca il nome del suo fondatore, oltre ai macchinari che testimoniano gli anni di impegno, dedizione e passione che, generazione dopo generazione, i membri della numerosa famiglia Tonutti hanno investito nella loro attività di costruttori di attrezzature e macchine agricole, si possono ammirare anche alcuni dei gioielli più preziosi delle due e quattro ruote.

L’idea di un museo scaturì da Gino, allorché l’espansione della produzione richiese una nuova e più ampia sede per la sua fabbrica. Il legame affettivo nei confronti dei vecchi capannoni, lo indusse a conservare tutta l’attrezzatura al loro interno, così da fermare il tempo e mantenere la medesima atmosfera dei tempi passati. Sono oltre duecento i pezzi che testimoniano l’attività della famiglia nella realizzazione di attrezzature rurali, contenuti nella officina fabbrile e nella sezione macchinari, due dei quattro reparti nei quali è organizzato il museo.

Percorrendo il pavimento d’argilla battuta del battiferro si ha la sensazione che l’atmosfera del passato non sia stata compromessa dagli interventi di restauro. I macchinari e le attrezzature, ancora perfettamente funzionanti, contribuiscono a rendere viva questa sezione, in cui sono raccolti i primi utensili adoperati per fabbricare i carri e gli aratri del 1864, ancora trainati dalla forza animale, i primi trapani a mano, la prima forgia del 1906 e il maglio azionato dalla forza idraulica del corso d’acqua che scorre adiacente alla fabbrica.

La sezione dedicata ai macchinari agricoli, invece, conserva non soltanto gli attrezzi e gli utensili per uso agricolo, ma anche alcune macchine che hanno rivestito un ruolo importante nella meccanizzazione agricola degli Anni Trenta e Quaranta.

Nelle sezioni auto e moto è possibile ammirare quattro lussuose Rolls Royce, oppure la Ferrari F40, che insieme alle Lamborghini, conferiscono un tono sportivo alla collezione. Spazio anche all’immaginazione nella parte dedicata alle “prime donne” cinematografiche, come l’avveniristica DeLorean, protagonista dei viaggi nel tempo della trilogia “Ritorno al Futuro”.

Non delude certamente la sezione dedicata alle moto d’epoca tra cui spiccano le Guzzi, moto italiane per antonomasia, e le Harley Davidson, mito dell’America “on the road”.

Collezione Ceccato

Un libro aperto sul Novecento

Non basta vendere, bisogna ricordare. Sembra essere questo il messaggio che il Gruppo Ceccato lancia ai visitatori di questa bella collezione collocata su una vasta area sopra i saloni di vendita. Fare un giro qui dentro è come passeggiare nel Novecento, quando le auto contrappuntavano le tappe sociali di molti italiani. Era l’epoca in cui le automobili non erano ancora diventate abitudine, ingorgo quotidiano, traffico paralizzato, parcheggio impossibile e contravvenzioni certe, ma esplosione di libertà, voglia di scoperta, incontro di culture, autonomia nel movimento e, per pochi fortunati, avventure da corsa. Negli Anni Sessanta e Settanta Pino Ceccato interpretò in modo magistrale l’automobilismo nei rally e nelle corse di durata. Guidava auto di famiglia come la 124 e la 125 ma faceva vedere i sorci verdi alle Porsche 911 e alle Alpine-Renault, conquistando così, per i colori della Fiat, tre titoli nazionali Csai nel 1969, 1970 e 1972. Nel 1969, al Nürburgring, Pino corse con Luca Cordero di Montezemolo e Cristiano Rattazzi la “84 Ore” di endurance. Suo padre, Lorenzo, era concessionario Fiat sin dal 1962 ed era molto appassionato di competizioni. Per questo incoraggiò il figlio e lo seguì sui campi di gara. La passione della famiglia Ceccato -che oggi gestisce un articolato gruppo di concessionarie Fiat, Iveco, Lancia e Alfa nel Nordest- era così forte che a Schio, nel 1966, con straordinario anticipo rispetto all’ingresso ufficiale delle Fiat nel mondo dei rally, questi vicentini un po’ svizzeri, tanto era il metodo che applicavano nel loro lavoro, misero in piedi un reparto corse che richiamò i migliori specialisti. A 29 anni, Pino, dopo aver declinato con un sorriso l’invito pressante di Cesare Fiorio che lo voleva ufficiale alla Lancia, riuscì a staccare la spina dicendo “Signori, grazie, è stato bello ma ora vado a lavorare perchè la concessionaria mi aspetta”. E proprio nella concessionaria ha realizzato un museo con una sessantina di vetture, molte delle quali impreziosite dalla Targa Oro dell’Automotclub Storico Italiano. Fra le varie auto esposte, partendo dalle Fiat, i modelli 503 del 1926, 507 del 1928, 508 del 1934, 500C del 1950, 1900 Gran Luce del 1955, 600 del 1956, 1600S del 1965, 1500 del 1966, 124 Coupè del 1967, 850 Coupè del 1967, 2300 del 1968, 125 del 1970, 124 Spider Abarth del 1973 e molte altre. Fra le Alfa, la 1900 Super del 1955, la Giulietta Spider del 1960, la 2600 Sprint del 1963, la Duetto del 1966 e parecchie altre. Le Lancia sono rappresentate da una sontuosa Aurelia del 1952, un’elegante Flaminia del 1962 e ancora Flavia, Fulvia, Beta e Delta in varie versioni. Qualche digressione al made in Italy con Mercedes Pagoda, Volkaswagen Maggiolino e Ford Mustang.

Museo Autoclub Storico Pesaro "Dorino Serafini"

Alcuni Club ASI hanno particolarmente a cuore la tutela storica delle loro tradizioni sportive. Fra questi, il Club ASP Dorino Serafini di Pesaro che ha trasformato la sua sede in un museo fotografico con splendidi scatti in bianconero e molti cimeli e trofei del campione marchigiano. La storia di questo piccolo ma significativo museo inizia da lontano. Alla fine degli anni 90 Dorino Serafini (1909-2000) aveva affidato in comodato d’uso tutti i suoi trofei al Museo Morbidelli. Dopo la chiusura del Museo, mentre i trofei venivano messi all’asta da Bonham’s, il Club Auto Storiche Pesaro “Dorino Serafini”, con una paziente opera di mediazione, riusciva a bloccare la vendita ed a ricevere in custodia tutto il materiale dagli eredi Serafini. A dicembre 2019 il Club ha organizzato una mostra a Pesaro presso la sala Laurana del Palazzo della Prefettura di Pesaro ed Urbino per fare conoscere alla città i trofei conquistati dal prestigioso cittadino pesarese. Nel novembre 2021 è cambiato il consiglio direttivo del club che ha puntato da subito ad avere una nuova sede del Club pensando di adibirla a museo con cimeli, foto, libri e tutto quello che è stata la vita del campione Dorino Serafini, iniziata negli anni ’30 mietendo successi con le due ruote. Serafini conta nel suo palmares motociclistico due titoli italiani, 1933 con la MM.175 cc e nel 1936 con la Bianchi 500cc. Il trofeo più prestigioso arriva nel 1939, quando il pesarese si aggiudica il titolo europeo (equivalente del Mondiale di oggi) con la Gilera 500 cc. 4 cilindri. Terminato il cruento secondo conflitto mondiale, Serafini ritorna in pista con le auto. Cisitalia, Frazer Nash, Osca MT 4 e Maserati 4CLT, sono i vari marchi che portano alle prime prestigiose affermazioni, che consentono all’asso pesarese di entrare come pilota ufficiale nella Scuderia Ferrari, affiancando Alberto Ascari e Gigi Villoresi. Arrivano prestigiose vittorie e piazzamenti nelle gare più importanti dall’Europa al Sud America, come il secondo posto nella Mille Miglia del 1950. Nell’edizione 1951 della “Corsa più bella del mondo” Serafini parte da Brescia con i pronostici che lo vedono tra i favoriti per il successo finale. Purtroppo un terribile incidente, lo costringe ad abbandonare definitivamente le corse.

Alcune foto sono state concesse gentilmente dall’archivio del giornalista storico Franco Andreatini

Collezione Luigi Marignani

Luigi Marignani ha partecipato negli anni Sessanta a diverse competizioni al volante di Abarth GT. I primi ricordi motoristici affondano le radici nell’immediato Dopoguerra, precisamente nel biennio 1947 e 1948, quando nella sua città, Frosinone, restò folgorato dalle moto da corsa guidate da campioni come Libanori, Roccatani,Liberati, Sartori, Mancini, Frasca ed altri ancora, che si cimentavano su un circuito cittadino. Diventa poi concessionario Abarth di zona e stringe amicizia con diversi piloti locali. Nel 1964 è fra i fondatori del ‘Frosinone Auto Sporting’ ed organizza la cronoscalata Magione-Veroli. La gara vide il debutto la nuova Porsche 904 GTS di ‘Noris’, pseudonimo di Giacomo Moioli, nativo in provincia di Brescia ma veronese d’adozione, velocissimo pluricampione italiano delle gare in salita. Nell’epoca d’oro di queste competizioni Marignani è fra i promotori della Guarcino-Campocatino e ottiene lui stesso lusinghiere affermazioni in questa gara e nella Fiuggi-Arcinazzo, nella Valvisciolo- Bassiano, nella San Benedetto del Tronto-Acquaviva Picena oltre a piazzamenti nei primi posti nelle Salita del Terminillo, nella Coppa del Cimino, nel Trofeo Micangeli e nella Svolte di Popoli. “Non ero un fuoriclasse”, sorride ricordando il suo passato sportivo, “ma soltanto un grande appassionato che mirava ad arrivare in fondo ricordando sempre che una rottura costava troppo, un incidente con gravi danni era una spesa pesante e che, dopo le corse, c’era il lavoro che mi attendeva”. Nel 1964 è fra i fondatori del ‘Frosinone Auto Sporting’. Verso la fine degli anni Settanta affiora in lui il desiderio di conservare le vetture con un passato storico. “Mi aiutò l’entusiasmo del ‘Circolo Auto e Moto d’Epoca Frusinate’ nato con l’intento di mantenere vivo l’interesse per il motorismo storico in Ciociaria e trasmettere ai giovani questo patrimonio di cultura”. I suoi contatti si allargano, anche fuori Italia, e piano piano la sua collezione si arricchisce sino a raggiungere una settantina di esemplari con molte Alfa, Ferrari, Lancia, Cisitalia, Fiat, Siata, Maserati, Mercedes, Porsche, Jaguar, Singer, Rolls-Royce, Bentley, Connaught e molte altre. Notevole anche la sezione motociclistica con l’Alpino 48,il Mosquito Garelli, la MV vincitrice  del circuito di Frosinone, una raccolta completa dei modelli Rumi ed altri modelli storici di case costruttrici italiane, come Guzzi, Morini, Gilera, Piaggio, Bianchi, Benelli, Ducati ed altri modelli  tedeschi (BMW) ed inglesi (Triumph) di grossa cilindrata anche anteguerra. Fra le moto moderne che fanno parte della collezione sono una Harley-Davidson ed una Honda 1500cc. Tutti i modelli sono perfettamente funzionanti ed in uno stato di conservazione eccellente

Collezione Rinaldo Detassis

La collezione trentina Rinaldo Detassis, CRD,  ha uno slogan che parla chiaro “1945 l’Italia si mette in moto”  e riporta agli anni difficili del dopoguerra quando, piano piano, auto, moto e sidecar iniziarono ad abbattere distanze che prima sembravano insuperabili favorendo incontri, conoscenze, opportunità e dialogo. CRD propone circa 160 tra auto e moto, con molti esemplari Guzzi.

Collezione Peirone

In un suggestivo edificio del 1200, costruito con archi, pietre antiche e travi a vista, sono esposte auto italiane, inglesi, tedesche e rare bici e motociclette, frutto della passione di Paolo Peirone, per anni attivo pilota e consigliere federale Asi. In collezione anche una ricca raccolta di automobilia, foto, manifesti, ecc. Prevista la costituzione di una fondazione per favorire visite gratuite di appassionati, scolaresche e turisti.

Veteran Cars

La passione e la nostalgia di tre cognati, all’estero da molti anni, e la vocazione congenita di uno dei tre per la meccanica, hanno dato vita a ‘Veteran Cars’, quasi un club di famiglia per riunire un gruppo  eterogeneo di auto e moto caratterizzate da un comune denominatore: aver suscitato nei fondatori, in gioventù, sentimenti di stupore e ammirazione per alcuni modelli iconici, aver scaricato le pulsioni giovanili su qualche modello sportivo e aver dato libertà ai sogni.  C’è anche un gruppo di auto che appartiene alla generazione dei padri e ricorda l’infanzia. Il proposito di questa collezione è quello di mantenere vivo nelle generazioni future l’interesse per l’affascinante mondo della meccanica, di provare l’emozione di salire su una Lancia o su un’Alfa Romeo e percepire fisicamente la marcata personalità e dunque la differenza fra un’auto e l’altra, sensazione sconosciuta nella produzione contemporanea standardizzata ed uniforme, dove l’identità ha ceduto il posto alla funzione.

Promotore di questa bella raccolta è Giovanni Bergamaschi, veronese, classe 1954, che già da bambino pedalava sulle vetturette Giordani e guardava il papà che guidava un’auto vera chiedendosi quanto tempo mancava ancora al compimento del diciottesimo anno, data necessaria per prendere la patente.

Negli anni dell’adolescenza gli amici lo chiamavano “cacciavite” per la sua intraprendenza nella meccanica, che lo porta ad assemblare, da solo e con pochi attrezzi, un’intera moto e molti altri mezzi meccanici.

Esporta la sua passione in Brasile dove, pur occupandosi di un’attività che nulla ha a che vedere con le auto, raggruppa alcuni mezzi storici locali. “E’ una nazione interessante”, spiega, “dove si possono ancora trovare vetture d’epoca ed eseguire restauri professionali con cifre abbordabili”, sottolinea, ricordando il ritrovamento di una bella Ford modello A riportata a nuova vita.

Se il lavoro è in Brasile, la collezione è nella città natale, Verona, dove ha organizzato una bella raccolta con Lancia Aurelia, Flaminia Touring, diverse Jaguar, Aston Martin, Porsche, Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Fiat 508, Fiat 500C, Fiat Belvedere, Fiat 1100E, Autobianchi Bianchina e molte altre.

Come detto, la collezione non ha seguito un criterio rigorosamente storico di marca, ma si è affidata all’emozione generata dalle auto (e anche da alcune moto) della seconda metà del Novecento, come si intuisce dai grandi poster che ornano le pareti, le vetrine con molti oggetti di automobilia, il banco lavoro con gli attrezzi perfettamente schierati e l’accogliente salotto con divani per trascorrere ore piacevoli insieme agli amici o sfogliare riviste e libri circondati dal fascino irripetibile di linee con un fascino intramontabile.