Collezione Ceccato

Un libro aperto sul Novecento

Non basta vendere, bisogna ricordare. Sembra essere questo il messaggio che il Gruppo Ceccato lancia ai visitatori di questa bella collezione collocata su una vasta area sopra i saloni di vendita. Fare un giro qui dentro è come passeggiare nel Novecento, quando le auto contrappuntavano le tappe sociali di molti italiani. Era l’epoca in cui le automobili non erano ancora diventate abitudine, ingorgo quotidiano, traffico paralizzato, parcheggio impossibile e contravvenzioni certe, ma esplosione di libertà, voglia di scoperta, incontro di culture, autonomia nel movimento e, per pochi fortunati, avventure da corsa. Negli Anni Sessanta e Settanta Pino Ceccato interpretò in modo magistrale l’automobilismo nei rally e nelle corse di durata. Guidava auto di famiglia come la 124 e la 125 ma faceva vedere i sorci verdi alle Porsche 911 e alle Alpine-Renault, conquistando così, per i colori della Fiat, tre titoli nazionali Csai nel 1969, 1970 e 1972. Nel 1969, al Nürburgring, Pino corse con Luca Cordero di Montezemolo e Cristiano Rattazzi la “84 Ore” di endurance. Suo padre, Lorenzo, era concessionario Fiat sin dal 1962 ed era molto appassionato di competizioni. Per questo incoraggiò il figlio e lo seguì sui campi di gara. La passione della famiglia Ceccato -che oggi gestisce un articolato gruppo di concessionarie Fiat, Iveco, Lancia e Alfa nel Nordest- era così forte che a Schio, nel 1966, con straordinario anticipo rispetto all’ingresso ufficiale delle Fiat nel mondo dei rally, questi vicentini un po’ svizzeri, tanto era il metodo che applicavano nel loro lavoro, misero in piedi un reparto corse che richiamò i migliori specialisti. A 29 anni, Pino, dopo aver declinato con un sorriso l’invito pressante di Cesare Fiorio che lo voleva ufficiale alla Lancia, riuscì a staccare la spina dicendo “Signori, grazie, è stato bello ma ora vado a lavorare perchè la concessionaria mi aspetta”. E proprio nella concessionaria ha realizzato un museo con una sessantina di vetture, molte delle quali impreziosite dalla Targa Oro dell’Automotclub Storico Italiano. Fra le varie auto esposte, partendo dalle Fiat, i modelli 503 del 1926, 507 del 1928, 508 del 1934, 500C del 1950, 1900 Gran Luce del 1955, 600 del 1956, 1600S del 1965, 1500 del 1966, 124 Coupè del 1967, 850 Coupè del 1967, 2300 del 1968, 125 del 1970, 124 Spider Abarth del 1973 e molte altre. Fra le Alfa, la 1900 Super del 1955, la Giulietta Spider del 1960, la 2600 Sprint del 1963, la Duetto del 1966 e parecchie altre. Le Lancia sono rappresentate da una sontuosa Aurelia del 1952, un’elegante Flaminia del 1962 e ancora Flavia, Fulvia, Beta e Delta in varie versioni. Qualche digressione al made in Italy con Mercedes Pagoda, Volkaswagen Maggiolino e Ford Mustang.

Collezione Alfa Mottini

Una vita per l’Alfa Romeo

Marco Mottini di Novara, classe 1965, ha l’Alfa Romeo nel DNA fin da bambino. Gli trasmette la passione il padre che non si accontenta di parlargli di belle automobili ma gli insegna, quando ha solo nove anni, a guidare l’auto di famiglia, un’elegante 1750 berlina. Era inevitabile che la passione Alfa si impadronisse di quel bimbo che, a soli dieci anni, acquista il primo numero di ‘Quattroruote’ e inizia a tappezzare le pareti della sua cameretta con modellini in scala 1/43. Si aggiungono, nel tempo, cataloghi, depliants, oggettistica di vario tipo, gadget molto rari, documentazione fotografica, libri, monografie, orologi, giocattoli, perfino i bottoni delle guardie di Arese, ovviamente tutto con il marchio del Biscione. Quando, intorno ai trent’anni, il lavoro gli permette di acquistare anche Giulia, 1750, 75, e tante altre, lo spazio non basta più e Mottini riempie addirittura un capannone per raccogliere e custodire la sua bella Collezione, che ricorda un po’ le vecchie officine, dove era piacevole intrattenersi. Mottino è sempre lieto di condividere con gli alfisti di mezza Europa che vengono a trovarlo emozioni e competenze, grazie alle quali ha guidato per anni la Commissione Tecnica Nazionale Auto dell’Automotoclub Storico Italiano ed oggi occupa la vicepresidenza del Registro Mille Miglia.

Collezione Comerio

Solo e sempre Ferrari 

Enrico Comerio di Busto Arsizio, vicino a Varese, città soprannominata “Manchester d’Italia” per via dell’industria tessile che vi prosperava, è titolare di una grossa azienda che produce macchinari dall’Ottocento. Nel 1950 Rodolfo Comerio, padre di Enrico, ideò, insieme al fratello Dino, la FCB (Fratelli Comerio Busto), una piccola monoposto motorizzata dal motore Lambretta 125, destinata alle competizioni minori per scoprire nuovi talenti. La “passione di famiglia” ha spinto Enrico a collezionare Ferrari. La sua collezione è composta da Ferrari 275 GTB/4, Ferrari Daytona, Ferrari BB, Ferrari GTO 1984, Ferrari F40, Ferrari F50, Ferrari Enzo, Ferrari 360 Monza, Ferrari 312T3 1978 ex Gilles Villeneuve e Ferrari F.1 642 del 1991 ex Alain Prost. E’ una collezione numericamente contenuta ma decisamente significativa perché raccoglie vetture emblematiche del Cavallino. La più datata è la GTB/4, erede della GTO, ma non mancano modelli di pregio guidate dai campioni di Formula 1 come Gilles Villeneuve e Alain Prost. Quest’ultimo, quattro volte iridato, purtroppo mai con la Ferrari, guidò la 642 F1 che nel 1991 ebbe il difficile compito di rimpiazzare la 641, la quale, dopo anni di crisi tecnica, aveva riportato la Scuderia Ferrari ad alti livelli di competitività. Ma la 642 non mantenne le promesse e provocò la rottura del rapporto fra Prost e Ferrari. Comerio ha pilotato le monoposto della sua collezione in diversi circuiti europei.

Collezione Mocci Demartis

Le auto d’epoca del Professore 

Attilio Mocci Demartis ha il collezionismo nel sangue. Ha organizzato con meticolosità collezioni di cravatte, liquori, disegni, perfino animali imbalsamati da lui stesso, visto che per lunghi anni è stato professore universitario di Zoologia, specializzato in Ornitologia, e incaricato di insegnare Conservazione della natura delle sue risorse nell’Università di Cagliari. Da diversi anni alle raccolte precedenti -amorevolmente curate insieme alla moglie signora Annamaria- il professor Demartis ha affiancato una bella collezione di auto d’epoca, composta da circa trenta vetture. Fra queste, molte francesi. Il suo “Garage” è situato vicino a Cagliari, nella zona chiamata Margine Rosso. Visitarlo è un piacere per la ricchezza di aneddoti sui numerosi modelli d’anteguerra che il fondatore del museo illustra agli ospiti davvero interessati e sinceramente appassionati di storia, come i soci dell’Associazione Automoto d’Epoca Sardegna, presieduta da Angelo Melis, molto legato a Mocci Demartis e che, insieme a lui e ad altri esponenti di questo dinamico club cagliaritano, plurivittorioso di ‘Manovelle d’Oro’ ASI, coltiva il sogno di un museo in un’area municipale. All’interno, fra le molte raccolte e custodite, Sunbeam, Morris, Seat, Simca, Renault, Peugeot, Austin Healey, Salmson, Rosengart, Matra, Tatra, Panhard, Citroën ed una rara Licorne, marca francese prodotta nella prima metà del Novecento.

Collezione ASI Bertone

Omaggio al genio creativo 

La Collezione ASI Bertone è composta da 79 esemplari tra veicoli, telai e modelli realizzati dalla celebre Carrozzeria Bertone. Comprende mezzi di grande valore storico come le Lamborghini Miura, Espada e Countach, una Lancia Stratos stradale, un’Alfa Romeo Giulia SS, una Giulia Sprint, una Montreal e numerosi prototipi della Carrozzeria Bertone.
Nel 2015 l’ASI si è aggiudicato la storica collezione, la cui vendita è stata dichiarata d’interesse culturale dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che impose come vincolo che l’intera collezione fosse venduta all’asta telematica nella sua totalità. Inoltre, l’ASI non potrà disperderla rivendendo i pezzi singolarmente, e non potrà mai trasferirla all’estero. Con l’acquisizione della Collezione Bertone si è di fatto aperta una nuova era per l’Automotoclub Storico Italiano, che ribadisce il suo ruolo centrale nella difesa del motorismo storico e nel recupero e la conservazione dei veicoli d’epoca, consentendo agli appassionati di continuare ad apprezzare una collezione che fa parte del patrimonio culturale motoristico italiano. Attualmente la Collezione ASI Bertone è esposta al Parco e Museo del Volo di Volandia (Somma Lombardo), nei pressi dell’Aeroporto Milano-Malpensa, dove sono visibili, fra le molte esposte, la strepitosa Lamborghini Miura, che fece sognare l’Italia di fine Anni Sessanta, la Lancia Stratos, con motore Dino Ferrari a 6 cilindri di 2,4 litri e 192 CV montato posteriormente, la cui linea a cuneo divenne icona di soluzioni stilistiche mai prima sperimentate, come il parabrezza fortemente incurvato a inglobare i cristalli laterali e la modernissima Z.E.R. mossa da un propulsore elettrico, era destinata ai record FIA 2. Il primo fu stabilito a Nardò nel 1994 percorrendo in un’ora 199,882 km. Raggiunse poi i 303,977 km/h sul chilometro lanciato e coprì 465 km alla media di 120 km/h con una carica. Della Collezione ASI Bertone fanno parte anche la Giulietta Sprint, forse la vettura più celebre carrozzata da Bertone, versione coupé della mitica Giulietta. Grazie alla sua linea compatta, pulita ed elegante, diventerà una delle best sellers degli anni ‘50 e ‘60, sognata dai giovani e posseduta dai rampanti protagonisti del boom economico. Qualche anno dopo, per realizzare la più potente Granturismo degli anni ‘60, Alfa Romeo si rivolse ancora a Bertone. Nacque così la “2600” la cui una linea che si inserisce nella tradizione del Biscione ma con soluzioni inedite e una marcata personalità. Bertone realizzò numerosi prototipi su base Citroën. Uno di questi fu la Camargue con autotelaio della berlina GS. Una elegante hatchback 2+2 con lunotto degradante arricchito dalle due lunette di vetro. L’anteriore era impreziosito dal parabrezza curvo, tipico dei modelli Bertone di quegli anni.

Alfa Blue Team

Il Museo della passione con 130 Alfa Romeo 

Alle porte di Milano la passione Alfa ha realizzato un tempio dedicato alla Casa del Biscione che promuove cultura e conoscenza storica con incontri periodici aperti al pubblico. Alfa Blue Team è stato fondato da sei amici milanesi poco più che ventenni il 14 febbraio 1972.

Gippo Salvetti, insieme al fratello Stefano e agli amici Claudio Bonfioli, Guido delli Ponti, Emilio e Giorgio Garavaglia iniziarono a recuperare e restaurare nella seconda metà del Novecento quelle che, allora, erano considerate semplici Alfa “usate”, acquistandole a poco prezzo. Grazie a loro, auto come Giulia TZ, 2600 sprint, 1900 Sprint, 2600 SZ, 2000 Spider e Giulietta SZ trovarono cure premurose e oggi, mezzo secolo dopo, continuano a strappare le bocche aperte estasiate dei fortunati visitatori di Alfa Blue Team, che ha nello stile, a dispetto del marchio italiano, un fascino british.

Da una prima Cascina nei dintorni di Milano, gemmò negli Anni Ottanta un capannone, per arrivare ai primi anni Anni Novanta in quella che è diventata la sede definitiva, una ex “Fonderia”, situata qualche chilometro ad est di Milano, che oggi vanta più di 130 esemplari Alfa esposti. Nella “Fonderia” vengono periodicamente organizzati gli “Alfacafè” incontri culturali serali a tema storico-automobilistico.

Col tempo la collezione ha coperto praticamente la vasta gamma produttiva Alfa Romeo focalizzandosi sul “dopoguerra” fino alla fine degli Anni Ottanta. Alfa Blue Team ha esteso il suo raggio d’azione ai grossi motori diesel, avio, autocarri leggeri e pesanti, automobilia varia e insolita che rendono questa realtà storico-museale un panorama unico a livello mondiale per le curiosità, gli esemplari unici, le piccole serie che i soci sono riusciti a raccogliere in tanti anni di profonda passione alfista.

Notevole il settore dedicato ai veicoli industriali con autocarri e autobus, tutti amorevolmente manutenuti e funzionanti grazie all’efficiente officina interna, che si avvale di un fornitissimo magazzino ricambi. La passione di Salvetti non si è limitata alle auto ma si è estesa alla cultura letteraria con una casa editrice, la Fucina, che ai 6000 libri della biblioteca e alla ricchissima fototeca di Alfa Blue Team, ha aggiunto titoli pregiati a sfondo motoristico, molti firmati dallo stesso Salvetti, a sfondo rigorosamente alfista, e tanti altri scritti da apprezzati autori.

Museo Horacio Pagani HP

Dalla Zonda alla Huayra, i pezzi unici

Questa è la Storia di un Sogno che è divenuto realtà e che ha ispirato molti altri sognatori. Il segreto di Pagani Automobili – l’Atelier “dove le Hypercar sono realizzate su misura attorno ai desideri e ai gusti raffinati dei loro stessi proprietari” – ruota attorno al sogno di un giovane ragazzo argentino, oggi condiviso da un team di uomini e donne che si impegnano ogni giorno nell’intento di spingerlo sempre più lontano.

Creare automobili su misura, oggetti unici in grado di trasmettere emozioni, non è cosa da poco. E nonostante ciò non esiste un veicolo firmato Pagani che negli anni non sia stato ispirato dalla migliore ricerca scientifica, curato nel design di ogni minimo dettaglio.

La forza trainante di Modena Design, prima, e successivamente di Pagani Automobili è da sempre la ricerca dell’unicità nella creazione di automobili che esprimano il concetto leonardesco secondo cui Arte e Scienza possono camminare mano nella mano. Le automobili Pagani racchiudono, infatti, risonanze umanistiche che raramente trovano spazionell’industria automobilistica.

Collezione Luigi Marignani

Luigi Marignani ha partecipato negli anni Sessanta a diverse competizioni al volante di Abarth GT. I primi ricordi motoristici affondano le radici nell’immediato Dopoguerra, precisamente nel biennio 1947 e 1948, quando nella sua città, Frosinone, restò folgorato dalle moto da corsa guidate da campioni come Libanori, Roccatani,Liberati, Sartori, Mancini, Frasca ed altri ancora, che si cimentavano su un circuito cittadino. Diventa poi concessionario Abarth di zona e stringe amicizia con diversi piloti locali. Nel 1964 è fra i fondatori del ‘Frosinone Auto Sporting’ ed organizza la cronoscalata Magione-Veroli. La gara vide il debutto la nuova Porsche 904 GTS di ‘Noris’, pseudonimo di Giacomo Moioli, nativo in provincia di Brescia ma veronese d’adozione, velocissimo pluricampione italiano delle gare in salita. Nell’epoca d’oro di queste competizioni Marignani è fra i promotori della Guarcino-Campocatino e ottiene lui stesso lusinghiere affermazioni in questa gara e nella Fiuggi-Arcinazzo, nella Valvisciolo- Bassiano, nella San Benedetto del Tronto-Acquaviva Picena oltre a piazzamenti nei primi posti nelle Salita del Terminillo, nella Coppa del Cimino, nel Trofeo Micangeli e nella Svolte di Popoli. “Non ero un fuoriclasse”, sorride ricordando il suo passato sportivo, “ma soltanto un grande appassionato che mirava ad arrivare in fondo ricordando sempre che una rottura costava troppo, un incidente con gravi danni era una spesa pesante e che, dopo le corse, c’era il lavoro che mi attendeva”. Nel 1964 è fra i fondatori del ‘Frosinone Auto Sporting’. Verso la fine degli anni Settanta affiora in lui il desiderio di conservare le vetture con un passato storico. “Mi aiutò l’entusiasmo del ‘Circolo Auto e Moto d’Epoca Frusinate’ nato con l’intento di mantenere vivo l’interesse per il motorismo storico in Ciociaria e trasmettere ai giovani questo patrimonio di cultura”. I suoi contatti si allargano, anche fuori Italia, e piano piano la sua collezione si arricchisce sino a raggiungere una settantina di esemplari con molte Alfa, Ferrari, Lancia, Cisitalia, Fiat, Siata, Maserati, Mercedes, Porsche, Jaguar, Singer, Rolls-Royce, Bentley, Connaught e molte altre. Notevole anche la sezione motociclistica con l’Alpino 48,il Mosquito Garelli, la MV vincitrice  del circuito di Frosinone, una raccolta completa dei modelli Rumi ed altri modelli storici di case costruttrici italiane, come Guzzi, Morini, Gilera, Piaggio, Bianchi, Benelli, Ducati ed altri modelli  tedeschi (BMW) ed inglesi (Triumph) di grossa cilindrata anche anteguerra. Fra le moto moderne che fanno parte della collezione sono una Harley-Davidson ed una Honda 1500cc. Tutti i modelli sono perfettamente funzionanti ed in uno stato di conservazione eccellente

Museo BMW Tullo Pezzo

Un Museo con la BMW nel cuore

Vicino a Mantova auto e moto della Casa bavarese

La BMW come punto d’onore e come primo amore. E’ il filo conduttore del Museo BMW Tullo Pezzo di San Giorgio Bigarello di Mantova, dove la famiglia Pezzo porta avanti da lunghi anni la cura, il restauro, la conservazione e la vendita dei modelli firmati dalla casa tedesca. BMW è l’acronimo di Bayerische Motoren Werke (Fabbrica Bavarese di Motori) fondata a Monaco di Baviera nel 1917 per costruire motori aerei destinati all’impiego bellico nella Prima Guerra Mondiale. Appassionato ed esperto di aeronautica era anche Tullo Pezzo, che nel 1964 avviò la concessionaria BMW di San Giorgio Bigarello, una delle prime in Italia. Erano gli anni del cosiddetto “miracolo italiano”, della crescita verticale della nostra economia, con l’automobile destinata a diventare bene di massa e non a restare un privilegio per pochi. “Durante la Seconda Guerra Mondiale nostro padre aveva sviluppato una buona formazione tecnico-meccanica applicata ai motori aeronautici che si rivelerà preziosa negli anni a venire”, raccontano i figli Davide e Riccardo che insieme ai nipoti Nicolò e Edoardo, rappresentano la seconda e la terza generazione della famiglia. Piano piano, come spesso capita a chi ama il proprio lavoro, la memoria dei padri ha chiesto ai figli ed ai nipoti di essere rappresentata. Nel 2005 è nata così la bella collezione che annovera una ventina di auto e quindici moto, tutte restaurate con cura grazie a una squadra di sapienti artigiani. La prima auto riportata allo stato d’origine è stata una 326 del 1938, acquistata da Tullo Pezzo agli inizi degli anni Ottanta. Molto impegno ha richiesto anche la 335 cabrio del 1939 che ha sfilato al concorso di Villa d’Este nel 2012. “Siamo andati a caccia di molte auto vendute a clienti ed amici di papà, le abbiamo racquistate e sottoposte a meticolosi restauri. Molte hanno conquistato la Targa Oro dell’ASI”, raccontano i fratelli Pezzo. Fra le molte auto in esposizione ci sono la 3000CSI e la 2002TI del 1972, la M3 del 1987 e una rarissima Z8, costruita dal 1999 al 2002, e venduta in numero limitato. Altra auto particolare è la Isetta la famosa microvettura prodotta dalla casa italiana Iso di Bresso dal 1953 al 1956 e successivamente, su licenza, dalla BMW, dal 1955 al 1962. Ancor oggi è considerata la prima automobile al mondo prodotta in serie a basso consumo di carburante, costruita per favorire la mobilità di un mondo che voleva muoversi, conoscere, viaggiare.

Collezione Abarth Dorigo

C’è lo spirito profondo della vera passione in una cascina friulana trasformata in “Fattoria delle Abarth”. E’ la bella iniziativa di Bruno Dorigo, ideatore di una suggestiva collezione, raccolta con amore pezzo dopo pezzo.  Agricoltore e collezionista sessantenne, Dorigo ha realizzato a Campagna di Maniago (Pordenone) una “casa dei sogni” con alcuni esemplari dello Scorpione, una ricca documentazione fotografica oltre ad una quarantina di  trattori d’epoca ed oggetti agricoli d’ altri tempi.  Fra le auto esposte le versioni “1000 TC” (rispettivamente del ‘62 e del ‘63), una “1000 TC Gr.2″ del “71, una “1000 bialbero” del ‘62 e una ”750 Zagato“, definita “doppia gobba”. Accanto a queste, fanno bella mostra anche lo “Scorpione Francis-Lombardi 1.300 del ‘68, derivato dal telaio di un Fiat Coupe’ 850, una “Abarth 695” del ‘50 (telaio Fiat 500) e alcune Formula Abarth. Non c’ è un percorso obbligato da seguire, solo un’enorme passione dalla quale lasciarsi conquistare in una cornice calda e affettuosa.