Collezione OTO Melara

Durante la Seconda Guerra Mondiale all’ingegner Camillo Corradi, in forze all’acciaieria bellica OTO Melara (dove OTO sta per Odero, Terni, Orlando, le tre più grandi acciaierie d’Italia) di La Spezia, venne in mente di progettare un trattore agricolo da vendere per alleviare le fatiche nei campi una volta ristabilita la pace. Nasceranno così i trattori – la maggior parte inconfondibili nella loro livrea rossa che tende all’arancio – OTO Melara, raffinatissimi e proprio per questo costosi e poco considerati dal mercato, tanto che calcheranno la scena per poco più di undici anni, tra il 1950 e il 1961. Chi invece li considera fin dall’inizio è la famiglia Benatti che ne acquisterà molti per la loro attività di conto terzi tanto che oggi, Rino Benatti, ha tramandato e sviluppato una passione che è cominciata con suo nonno: ha infatti l’unica e più completa collezione al mondo di trattori OTO, vantando un esemplare per ogni singolo modello prodotto, dai primi C18 (il numero indicherà sempre i cavalli motore) fino ai cavalli di battaglia C25, dai bicilindrici C40 e C45 fino ai più rari C20 e C30, tutti caratterizzati dalla particolarità di poter essere equipaggiati con tre ruote (una frontale), 4 ruote con le frontali gemellate o 4 ruote normali (alcuni anche cingolati). Questa straordinaria collezione si trova a Barco di Bibbiano (RE) ai piedi della collina reggiana.

Museo dei Trattori e Macchine d’epoca

L’Emilia è rinomata, oltre che per la cucina anche per i motori. Lo deve a marchi quali Ducati, Ferrari, Lamborghini e Maserati, che hanno prodotto modelli di perfezione estetica e meccanica, che grazie alle competizioni sono conosciuti anche all’estero.

Ma la ricchezza di questa regione è da attribuire anche a mezzi poco competitivi, però sicuramente indispensabili: i poderosi lavoratori dei campi, i trattori, prezioso anello di congiunzione tra il settore primario e il secondario. Nasce infatti a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, una delle più note aziende costruttrici di trattori: la Landini, fondata da Giovanni Landini nel 1884.

Landini si ispirò ai primi motori a testa calda per realizzare il modello 25/30 HP, primo trattore agricolo a testa calda, che si rivelerà un successo e sarà costruito in serie a partire dal 1925.

Il Museo è all’interno di un capannone ben rifinito e funzionale, in cui i trattori sono esposti secondo un criterio cronologico. I visitatori sono subito accolti da una locomobile, ossia un carro trainabile provvisto di motore, della potenza di 16/18 CV, seguito da un trattore “30 HP” del 1928, il primo ad essere prodotto in piccola serie dalla Casa emiliana. Si possono trovare anche un SuperLandini-SL 50, potente e solido, quasi statuario e il più piccolo “Velite”, dotato di un posto di guida dalle caratteristiche ergonomiche sorprendenti per quel periodo.

L’esposizione dei mezzi Landini si chiude con modello “R25” del 1958, tra i primi con motore diesel; tuttavia la visita prosegue all’insegna dell’internazionalità, con un trattore dell’Hanomag, usato per spostare gli aerei all’aeroporto di Monaco di Baviera ed alcuni motori stazionari provenienti dall’estero, come il “Waterloo Boy”.

Anche gli estimatori delle due ruote saranno soddisfatti dalla collezione, infatti, il fondatore del Museo, grande appassionato di moto, ha dedicato uno spazio anche ai motoveicoli e ai ciclomotori degli anni Cinquanta.

Museo Ferruccio Lamborghini

Il Museo Ferruccio Lamborghini è stato recentemente trasferito dalla sua prima sede ferrarese (Dosso di S. Agostino) in un nuovo spazio polifunzionale – denominato Forum Tonino Lamborghini – situato in un ex-stabilimento Lamborghini di Argelato, a pochi chilometri dal centro di Bologna e nel pieno della Motor Valley.

Nel 1995 fu inaugurato il primo Museo Polifunzionale Ferruccio Lamborghini accanto allo stabilimento della Lamborghini Calor, immerso in quella campagna ferrarese che diede i natali a Ferruccio. Dopo 19 anni e migliaia di visitatori da tutto il mondo, il figlio Tonino Lamborghini, con lo spirito imprenditoriale e d’avanguardia che contraddistingue ogni suo progetto, ha deciso di avvicinare il Museo alla città di Bologna e di dare ancora maggior risalto alla storia di suo padre, genio della meccanica e Cavaliere del lavoro, dedicandogli un nuovo spazio espositivo.

Il Museo raccoglie tutta la produzione industriale dell’ing. honoris causa Ferruccio Lamborghini: dal primo trattore Carioca con cui ha dato il via nel 1947 al suo gruppo industriale passando per i primi trattori cingolati fino ai modelli degli anni ‘70; dal prototipo della 350GTV alla 400GT; dalla mitica MiuraSV personale di Ferruccio all’avveniristica Countach; dagli esemplari di Jarama ai prototipi di Jalpa; dalle Urraco alla Espada con apertura ad ali di gabbiano che ha ispirato l’auto del film “Ritorno al futuro”; l’offshore Fast 45 Diablo Classe 1 di 13,5 metri con motori Lamborghini 11 volte campioni del mondo; uno splendido esemplare omologato di elicottero Lamborghini con doppi comandi; bruciatori, caldaie e sistemi di raffreddamento Lamborghini; la famosa “Barchetta” costruita da Ferruccio per partecipare alla Mille Miglia del 1948; la ricostruzione del primo ufficio personale di Ferruccio alla Lamborghini Trattori con suoi oggetti personali; uno spazio dedicato ad altre auto e moto di quel periodo in un contesto di comparazione; riconoscimenti ufficiali e foto dell’epoca per ricordare non solo le vicende di Ferruccio, ma anche quelle della famiglia Lamborghini e di migliaia di persone che hanno ruotato attorno a lui.

Il nuovo e poliedrico museo racchiude anche un’ala dedicata all’esposizione di prodotti di design industriale degli anni ‘50-‘70 e modelli di auto e moto di altri marchi storici del periodo di Ferruccio Lamborghini in un contesto di comparazione.

Un percorso emozionante che racconta la storia del mito del Toro celebre in tutto il mondo all’interno di uno spazio più ampio, appositamente studiato per l’accoglienza di un nuovo e più numeroso pubblico.

Collezione Salsapariglia

Con l’inaugurazione della “Collezione Salsapariglia”, questo perseverante appassionato emiliano non è solo riuscito a concretizzare una sua idea. Il suo intento – quello di rendere accessibile e visitabile a tutti il suo patrimonio di biciclette, motociclette, trattori, radio e grammofoni – colora di altruismo una passione di una vita: la meccanica.

Una piacevole ossessione che Nello Salsapariglia, nato nel 1926, ha avuto fin da bambino. All’alba, quando i “trattoristi” preparavano i mezzi per la dura giornata di aratura, lui scappava di casa per seguire tutta la sequenza delle operazioni necessarie per l’avviamento.

La visita ai tre piani nei quali è strutturata la collezione è in grado di far spaziare la mente del visitatore in molti settori della meccanica. Si parte dai trattori, punto da dove è iniziata l’avventura motoristica di Nello Salsapariglia. Su questi mezzi meccanici ha trascorso parte della sua vita lavorativa, dedicandosi all’aratura dei campi a partire dalla metà degli anni Quaranta. Esperienza che è servita per iniziare a produrre i “suoi” trattori, realizzati con i componenti recuperati da alcuni mezzi militari utilizzati dagli americani. Con creatività tutta italiana e con grande arguzia meccanica Salsapariglia ha realizzato i primi trattori “Lesa” utilizzando il cambio dei camion militari GMC e Dodge. Accoppiando queste componenti ha ottenuto un cambio a 5 marce in avanti e 2 retromarce, utilizzabili anche con le ridotte. Gruppo trasmissione che, insieme ai motori Slanzi, erano la base dei trattori costruiti da Salsaparaglia.

Piccoli aneddoti nascosti dalle pesanti fusioni delle trasmissioni di questi mezzi, impossibili da conoscere se non grazie al racconto di chi sa estrarre da questi mezzi le notizie più nascoste attingendo alla sua grande esperienza e sensibilità.

Un percorso, quello del primo piano, che comprende anche i motori stazionari. Quelli ai quali generalmente sono stati richiesti i lavori compiti forse più gravosi, propulsori il cui compito non è stato di fornire velocità o movimento ad un mezzo..

Di grande interesse anche la sala riservata ai grammofoni, alle radio e ai proiettori, testimoni, come le moto e i trattori, di epoche ormai passate.

Museo di Castel del Grano

Auto, moto, carrozze, trattori e mezzi a vapore
Candela (Foggia)

Percorrendo l’Autostrada A16 che da Napoli conduce all’Adriatico, all’altezza del casello di Candela, si scorge in posizione dominante la mole del Castel del Grano. Siamo nel settentrione della Puglia, la Puglia del grano per l’appunto, al crocevia con Campania e Basilicata. L’imponente complesso, oggi in via di completa ristrutturazione e valorizzazione turistica, ospita un’interessante collezione di auto e moto d’epoca aperta al pubblico, affiancata da una variegata raccolta di macchine a vapore, trattori, trebbie e attrezzature agricole testimoni dell’evoluzione meccanica della coltivazione del grano, grande tradizione dei luoghi. E ancora carri, carrozze e calessi per non dimenticare quando i cavalli a quattro zampe contavano più dei cavalli vapore. La storia inizia da nonno Raffaele, commerciante di cereali e da nonno Antonino, agricoltore. Un camioncino Fiat 509 del 1928 della collezione auto e alcuni carri agricoli esposti appartenevano proprio a loro. Persone che non gettavano nulla perchè per loro il consumismo non significava mordere le cose superficialmente e poi gettarle, stile usa e getta, bensì utilizzarle fino a totale consunzione continuando poi a tenerle in casa, interpretando così un’originale forma di collezionismo. Le tradizioni di famiglia sono state nel tempo seguite e tramandate a figli, nipoti e pronipoti. Il rinnovamento di Castel del Grano e la sua nuova missione espositiva testimoniano oggi l’amore del nipote Antonio De Vitto per il recupero e la conservazione delle cose del passato, in particolare la sua passione per le auto d’epoca di segmento medio e medio alto, destinate al loro tempo a un pubblico abbiente e conservate senza esibizionismo. La raccolta comprende automobili prodotte dagli inizi del secolo scorso fino agli anni Cinquanta. Marche inglesi, francesi, americane e naturalmente italiane, principalmente Fiat, dunque le assolute protagoniste della motorizzazione nazionale. Oggetti interessanti da vedere e divertenti per chi vorrà provarli in movimento nel circuito del Castello. Veicoli di marcata personalità, facilmente identificabili, disegnati con forme squisite e ben diversi dagli automezzi necessariamente omologati del trasporto di massa contemporaneo, dove la funzione è diventata prevalente sull’identità. Castel del Grano offre anche l’opportunità di una pausa ristoratrice in uno dei luoghi più gradevoli della Penisola, con ottimo cibo, alloggio confortevole e centro benessere.

Museo "Ai Borghi"

Il museo ai Borghi è un complesso unico in Centro Italia, sito nel comune di Cortona, nota località turistica in provincia di Arezzo. Raccoglie, in 4 ettari, un padiglione di 1500 m2, ed un parco espositivo ricco di attrezzi contadini esposti nel perimetro del grande parcheggio.

Questa originale esposizione nasce dall’interesse di Alessandro Pelucchini per un vecchio trattore di famiglia, un Landini 25 a testa calda e dalla passione trasmessagli dal padre Gino. Inizia la collezione di trattori nel 1992, aiutato e supportato dalla famiglia. Progressivamente ha ampliato la collezione arricchendola di attrezzi ed oggetti che altrimenti sarebbero andati persi o distrutti dal tempo.
Dopo aver visitato molte collezioni, esposizioni e musei, la famiglia Pelucchini decide di concentrare le forze per la realizzazione di un “luogo” dove poter raccontare la storia del proprio territorio e quindi esporre, ad un pubblico più ampio e non solo appassionato di collezionismo, tutto il materiale raccolto.
Oltre alle ricostruzioni che raccontano la Val di Chiana nel periodo che va dagli anni ’20 agli anni ’50, sono esposti 46 esemplari tra cui la Locomobile a vapore Legnago, il Super Orsi RV, il mitico SuperLandini, il Landini Vélite, il Landini L55/60, il Landini L 45/50, il Landini L35/40, il Landini L25 1° serie, la Motomeccanica Balilla, l’OM 35/40, l’OM 50 doppia trazione e Same DA17, solo per citare i più importanti.

• Le visite, pensate fin dall’origine del progetto, sono adatte a persone di ogni età e saranno guidate dal personale del museo.
• Il museo è fruibile da tutti, non ha barriere architettoniche, è fornito di un grande parcheggio per macchine e pullman.
• Il grande spazio esterno si presta a raduni di auto, moto, trattori d’epoca ed a qualsiasi evento si voglia organizzare: rappresentazioni storiche, concerti, mostre.
• E’ possibile abbinare alla visita merende ed assaggi di prodotti tipici previa organizzazione preventiva.

Museo Trattori Porsche

La Fondazione d’Appiano ha realizzato una Struttura in legno, costruita a scopo museale nel territorio di Fucecchio, fedele a quello occupato a suo tempo dallo studio Porsche a Gumd, in Austria, durante la II Guerra Mondiale. Sono qui riuniti una trrentina di trattori Porsche raccolti da Giuseppe Beconcini, grande estimatore di queste macchine. Il Museo è gestito dalla Fondazione D’Appiano, costituita non a scopo di lucro, ma con la finalità di preservare e valorizzare questi autentici gioielli della meccanica, che rappresentano la produzione Porsche dal 1950 al 1963. Il proprietario di questa collezione ha iniziato a ricercare e studiare questi veicoli fin dal 2000. Tali veicoli sono stati prodotti in oltre 100.000 unità, ad 1-2-3-4 cilindri, tutti diesel tranne che un modello, il P312, particolare a benzina realizzato nel 1954 esclusivamente per le piantagioni di caffè in Brasile, realizzato in solo 220 esemplari. Due di questi esemplari, il n.14 e il n.200, sono stati recuperati personalmente in Brasile dopo una lunga ricerca.

Struttura Museale "Musa"

Il MUSA possiede una esposizione permanente, una splendida collezione di trattori e macchine agricole, provenienti da tutto il mondo, con esemplari rari e in perfetto stato di conservazione. Nel percorso guidato, la macchina agricola, apparentemente fredda e astratta, prende vita e si circonda di figure di braccianti e padroncini, entusiasma nell’esperienza del riscaldamento delle ‘teste calde’ – motori particolarissimi che richiedevano l’accensione di un fuoco sotto la testata – diverte nell’osservare ingegnose modifiche e adattamenti alle esigenze particolari di trattori trasformati in autovetture e cingoli rivestiti di pneumatico per l’agibilità su strada, commuove, nel ricordo dei tanti, troppi braccianti che hanno perso la vita lottando per la dignità del proprio lavoro. L’allestimento, nel seguire le tappe della introduzione della tecnica nel faticoso e fiero lavoro dei campi, fa da sfondo a una serie infinita di racconti tradizionali, recupero di tecniche agricole e prodotti scomparsi o a rischio di scomparire

Museo Etnografico 'Cascina Smiraglia'

L’evoluzione della meccanica in agricoltura

Nel contesto di un agriturismo situato ai piedi della Rocca di Cavour, cittadina ricca di storia e famosa per il nome del conte Camillo Benso e per lo statista Giovanni Giolitti, un’importante raccolta di attrezzature e mezzi agricoli testimonia le tecniche impiegate nella coltivazione della campagna piemontese dai primi del novecento sino agli anni settanta.

Il museo è organizzato in varie sezioni legate ai processi di lavorazione (aratura, semina, falciatura, trebbiatura e sgranatura, vinificazione, coltivazione del baco da seta, ecc…) e testimonia l’evoluzione della meccanizzazione in agricoltura, dai primi aratri a trazione animale sino all’introduzione dei trattori e delle trebbiatrici, corredata da una ricca documentazione di fotografie d’epoca, inoltre, a contorno della raccolta una collezione di trattori d’epoca, marchi italiani e stranioeri, conservati nel loro aspetto originario.

La visita è possibile previo appuntamento in ogni giorno della settimana, escluso il mercoledì.