Collezione Sereno Pontoni

Una delle pochissime collezioni in grado di “narrare” la storia dei ciclomotori. Questa raccolta, iniziata nel 1985, comprende soprattutto veicoli la cui cilindrata è compresa tra i 38 e i 50 cm3, sia a due tempi sia a 4 tempi (la cubatura maggiore è però di 200 cm3).
In 30 anni Sereno Pontoni ha fatto un sapiente lavoro di ricerca, fino a giungere a conservare nel suo garage 170 ciclomotori. Le nazionalità di questi veicoli sono varie: italiana, argentina, francese, tedesca, cinese, russa, inglese, austriaca e giapponese.
All’interno della struttura sono conservate anche alcune vetture, una passione che il collezionista ha incominciato a coltivare nel 1973 con l’importazione dall’Argentina della Ford A e di una Pontiac.
Negli anni successivi ha deciso di continuare a coltivare questa passione, acquistando in Italia ulteriori vetture d’epoca tra cui la Austin Princess del 1958, modello di auto che è stato utilizzato anche dalla Regina Elisabetta II d’Inghilterra. Quest’esemplare è stato acquistato in Italia, dopo che il precedente proprietario l’aveva importa dall’Inghilterra.

Scuderia Traguardo

Museo di Amelia Collezione Traguardo.

Nel nome di Rinaldo Tinarelli rivive la passione motoristica della cittadina umbra di Amelia. La “Scuderia Traguardo” è parte integrante di “Amelia Motori” e quindi filiazione del “Magnete”, auto–motoclub amerino, un’associazione di grande vitalità. Amelia Motori–Scuderia Traguardo ha trovato una sede adatta alle sue iniziative: una vecchia concessionaria Fiat, in via Federico Zeri, che è stata riutilizzata, ristrutturata e trasformata in museo dei motori e nello stesso tempo in centro propulsivo, nella scia dell’attività dei soci del club “Il Magnete”. L’idea guida è quella di “sposare” la passione per i motori alla promozione turistica, affiancando ad auto e motoraduni d’epoca, iniziativa folkloristiche e di scoperta del territorio e delle sue particolarità artistiche, storiche, ambientali ed enogastronomiche. L’ex concessionaria, diventata a tutti gli effetti un polo multifunzionale, è ora sede di varie attività, prima fra tutte un’esposizione dinamica di mezzi d’epoca: auto e moto, ma anche mezzi agricoli. Dinamica in quanto si tratta di mostre che variano continuamente: ogni due mesi i mezzi esposti e le scenografie cambiano a rotazione, mentre ogni quattro mesi si realizza una mostra a tema specifico. I locali occupano circa 350 metri quadrati su due livelli. Al piano terra l’esposizione di mezzi d’epoca ma anche salone per conferenze; al piano rialzato, oltre agli uffici, una biblioteca per la consultazione di testi specializzati ed un mostra di modelli in miniatura. In uno spazio del salone è stata ricostruita una vecchia officina Fiat con grafica ed attrezzature originali. Non manca un ufficio di consulenza e disbrigo pratiche per vetture e moto d’epoca.

Gruppo Storico Vigili del Fuoco

La Toscana, regione nota per i paesaggi ameni, i vini, il buon cibo e l’arte, ospita un museo che celebra un mestiere per cui ci vuole coraggio e altruismo, quello dei vigili del fuoco.
Non lontano da Montecatini, a Borgo a Buggiano, infatti, sono conservati alcuni particolari mezzi storici protagonisti di numerose missioni di salvataggio.
La collezione è contenuta da “Villa Bellavista”, uno dei più affascinanti edifici nobiliari della Toscana.
Un abbinamento che può sembrare un po’ insolito, ma non se si conosce la storia di questa struttura, che nel 1938 fu destinata dal Ministero dell’Interno all’Opera Nazionale Assistenza Vigili del Fuoco. Inizialmente è adibita a colonia elioterapica, per diventare ospedale militare durante la Guerra.
Nel 1950 l’edificio viene restaurato per renderlo idoneo al nuovo utilizzo di collegio permanente destinato agli orfani dei Vigili del Fuoco, fino a quando, nel 1968, a causa di problemi finanziari, viene abbandonato, fino a che il caposquadra Gian Piero Cappellini, col supporto della Direzione Generale e dell’Opera Assistenza, si impegna affinché la struttura possa ospitare una collezione di mezzi dei Vigili del Fuoco.
Nonostante le poche disponibilità finanziarie il progetto viene sostenuto ed oggi il Museo è una realtà che fornisce preziose testimonianze dell’attività dei Vigili del Fuoco.
L’esposizione comprende le pompe a cilindri in legno e rame azionate manualmente, realizzate tra il 1860 e il 1890, sostituite poi da quelle a vapore di fine Ottocento; questi strumenti erano abbinati ai carri a cavallo, provvisti di autobotte e scale.
La collezione fornisce uno spaccato del progresso tecnologico con i mezzi a motore, tra cui l’autocarro Fiat 15 “ter” del 1910, del Comando di Genova, un motocarro Moto Guzzi “Ercole” del 1952 equipaggiato con una botte sul pianale e i Fiat 640 negli allestimenti con scala meccanica e autopompa.
Sono inoltre esposti alcuni mezzi anfibi e barche come l’anfibio Fiat del 1970 proveniente dal Comando di La Spezia, la barca lagunare in legno del 1955 un tempo di proprietà del comando di Venezia e alcuni gommoni adoperati dagli americani durante la guerra.
Anche gli appassionati dell’aria sono accontentati, infatti il museo ospita un elicottero Augusta Bell AB 204 del 1970 del gruppo Elicotteri di Torino. Il Museo è ente

FPA Collection

Onore alla Vespa
Acireale (Catania)

Tutto iniziò con una Vespa 125 del 1951 ritrovata in un limoneto alle pendici dell’Etna. Superate le prime perplessità, Vincenzo Carbonaro, presidente del Club La Manovella di Acireale (CT), medico innamorato di motorismo storico, affronta il difficile restauro. Da quella sfida, la collezione cresce di anno in anno fino a meritare uno spazio appositamente dedicato e il nome ‘FPA Collection’, acronimo delle iniziali dei figli Filippo, Paolo e Anna. Oggi sono circa una trentina le Vespe di tutte le epoche, partendo dal primo amore, la Vespa del 1951, fino ad arrivare alla ‘Cosa’ (scooter prodotto dal 1988 al 1995 con scarso successo commerciale) e comprende tutte le versioni più importanti e performanti, come le GS 150, la GS 160, la 180 Super Sport e la 200 Rally.

Arricchisce la raccolta un bell’esemplare di Ape Calessino del 1955, ancora con la sua targa originale, anch’esso sottoposto ad un impegnativo restauro.

Pur restando le Vespe le principali protagoniste, completano la raccolta alcune moto d’epoca dal 1947 agli anni Settanta, una Lancia Flaminia GT Touring, una Alfa Romeo Montreal e diverse altre vetture italiane e straniere, oltre ad una sezione interamente dedicata ai giocattoli e ai modelli d’epoca in scala 1/43 e 1/18.

Museo della Navigazione Fluviale

Percorrendo la strada statale n. 16, in direzione di Padova o Monselice, si attraversa il paese diBattaglia Terme. Delimitata ad ovest dai Colli Euganei e ad est da un intreccio di corsi d’acqua che portano al mare, la cittadina si sviluppa lungo le rive dell’omonimo canale realizzato dai Padovani nel XIII secolo. Tutto a Battaglia è da sempre collegato ed in relazione con l’acqua. È stata, per secoli, al centro di una fitta rete di traffici e commerci che l’hanno resa un importante porto fluviale; il suo canale è stato solcato dai grandi burchi carichi di masegni (trachite) e granaglie destinati ai porti di Venezia e della laguna. L’acqua ha inoltre fornito l’energia necessaria per il funzionamento dei mulini, delle seghe, dei magli e dei folli della cartiera, i quali hanno reso Battaglia un importante e dinamico centro artigianale. Testimonianza di questa secolare vocazione industriale è il Museo Civico della Navigazione Fluviale. Situato al limite della Riviera Ortazzo, esso costituisce un unicum nel suo genere in quanto raccoglie al suo interno storie, materiali e ricordi di vita vissuta attraverso i quali si possono riscoprire tradizioni, pratiche e attività di un recente passato che non deve essere dimenticato. IlMuseo della Navigazione Fluviale è un vero e proprio percorso della memoria attraverso un mondo, quello della civiltà e della cultura dei barcari, che di Battaglia Terme e del territorio circostante è identità e storia. Grazie alla passione e alla disponibilità di alcuni ex barcari, che sin dal 1979 hanno raccolto numerosi reperti e preziosi documenti, e al recupero dell’ex macello come sede museale, viene offerta la possibilità di riscoprire una pagina delle tradizioni e della storia locale particolarmente significativa e ancora in parte inesplorata. In diverse aste fluviali l’abbandono della navigazione è cominciato in seguito alla costruzione delle reti ferroviarie ottocentesche e il declino è continuato nell’ultimo dopoguerra a causa della spietata concorrenza esercitata dal trasporto su gomma che ha reso inutili ed ingombranti le tradizionali imbarcazioni di legno, numerosissime sino al 1950. Ma per alcuni decenni auto e imbarcazioni convissero pacificamente, com’è dimostrato da alcune belle immagini (vedere Galleria Fotografica) con le auto caricate sulle chiatte. Il Museo di Battaglia vuole offrire un percorso di questo suggestivo mondo “perduto” del trasporto fluviale e lagunare dalle varie sfaccettature: dall’attività cantieristica, alla varietà dei tipi di imbarcazioni (sempre a fondo piatto); dai mezzi di propulsione, alla suggestiva ma faticosa vita di bordo; dai manufatti idraulici e la fitta rete di idrovie, all’arte della navigazione in acque interne.

Museo Alfa Romeo Arese

L’idea di un museo dedicato si attribuisce a Orazio Satta Puliga, capo della progettazione negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. La proposta è accolta dal presidente Giuseppe Luraghi, al quale si deve la realizzazione della sede ad Arese, adiacente il centro direzionale Alfa Romeo. Intanto, Luigi Fusi, progettista dai tempi di Jano, inizia a raccogliere, riordinare ed organizzare i frammenti di storia, restaurare le vetture e scrivere la storia dei modelli. Il progetto di esposizione prende vita concretamente e viene inaugurato nel 1976, visitabile solo su prenotazione. Successivamente, in seguito alla dismissione del sito produttivo e alla conseguente perdita della funzione direzionale del Centro, viene chiuso nel 2009. Per riaprire nel giugno 2015. Il Centro Documentazione Alfa Romeo è nato negli anni Sessanta con l’obiettivo di preservare e valorizzare la storia del Marchio. Oggi raccoglie e ospita un ampio archivio storico contenente immagini digitalizzate e consultabili, pubblicazioni tecniche, disegni, filmati e documentazione che ripercorre l’intera storia aziendale, sportiva e dei suoi prodotti. A partire dall’atto originale dei fondazione dell’A.L.F.A., firmato il 24 giugno 1910, fino alla documentazione sulle vetture più recenti. Dopo aver ammirato le più belle Alfa del Novecento, di cui molte protagoniste della leggenda delle competizioni, si raccomanda una sosta nella sala cinema dove vengono proiettate a ciclo continuo famose pellicole con protagonista l’Alfa Romeo.

Collezione del cinquantino “popolare”

Una collezione nata quasi per gioco a metà anni 2000 quando il titolare, Sandro Mattioli, cominciò a sistemare ciclomotori salvati dalla rottamazione. Alla fine ne ha collezionati 90, quasi tutti “popolari”, conservati e con targa oro ASI. La collezione è arricchita da ampia documentazione storica. Tra i pezzi più interessanti c’è un Lambrettino utilizzato per la prova di MOTOCICLISMO di Febbraio 1967. Un altro esemplare degno di nota è l’Eurociclo Gran Prix Italia 1 del 1972 con motore Zanetti, un mezzo estremamente raro. Da segnalare anche un’altra rarità: un ciclomotore F.B. Minarelli 48cc del 1959 la cui storia è un mistero: era infatti opinione comune che la Minarelli costruisse solo motori. Un’ipotesi è che questo ciclomotore sia un prototipo a cui non è seguita una produzione in serie. Infine, un Piaggio Boxer utilizzato nel film “C’è tempo” di Walter Veltroni. Fu scelto da Veltroni perché era uno dei simboli della sua giovinezza e durante le pause della lavorazione l’ha potuto riapprezzare con grande felicità. Negli anni ’70 il ciclomotore era il veicolo più diffuso tra gli adolescenti. Alcuni ciclomotori Piaggio sono impressi nella memoria collettiva. Il solo modello “Ciao” è stato prodotto in 3,5 milioni di esemplari! Il ciclomotore era il social degli anni ’70 e ’80.

Fondazione Kawasaki KVMX Museum

Nel dicembre del 2015 l’ASDPJ 4X Racing Team, presieduto da Paolo Marozzo, inaugurava il primo Museo Storico Kawasaki WMX (Vintage Motocross), con il patrocinio del Comune di Castrolibero, del C.O.N.I. e della Regione Calabria, con il riconoscimento ufficiale dell’importatore Kawasaki Italia e dell’AHRMA (American Historic Motorcycle Association). Il MIBACT, Direzione Generale Musei, avrebbe contribuito a sua volta alla creazione del sito web del Museo www.kawasakivmxmuseum.it  e alla realizzazione del museo virtuale, nell’ambito del Progetto di Digitalizzazione dei Musei (D.M. n.451/2020 e D.M. n.62/2021).                                                                                                        Dopo una intensa e positiva fase gestazionale che, negli ultimi anni, ha portato al traguardo delle 10.000 presenze annuali grazie anche alle attività collaterali come gli open day, le tavole rotonde con gli studenti, le mostre d’arte e fotografiche tematiche, e agli incontri con campioni del motociclismo (la più emozionante è stata quella con il grande Alessandro “Ciro” De Petri) il Museo si è trasferito nella nuova prestigiosa sede a Camigliatello Silano, celebre località sciistica in Calabria, del Comune di Spezzano della Sila (CS). Un Museo innovativo ed altamente tecnologico progettato per accogliere visitatori da tutto il mondo ed incentivare i flussi turistici nella regione. La nuova struttura museale ha una superficie complessiva di 1500 Mq distribuita su tre livelli di 500 Mq ciascuno che includono: un settore dedicato a Steve Mc Queen, alla sua Kawasaki originale del 1970 ed alla sua cinematografia, un settore dedicato alla Biblioteca dello Sport (in collaborazione con il CONI e intitolata alla memoria del celebre giornalista fotografo del Mondiale di Motocross “Adriano Dondi”, un settore, quello principale, dedicato alla esposizione “Statica e Multimediale” dei modelli Kawasaki che hanno fatto la storia del motocross internazionale. L’attuale collezione, dall’inestimabile valore e divenuta di proprietà della Fondazione Kawasaki VMX Museum Italy, comprende attualmente 15 esemplari prototipi originali (No Repliche) della serie SR che hanno gareggiato in tutto il mondo. Si tratta della Kawasaki F81M 250 (1970), uno dei sei esemplari Kawasaki che la casa giapponese aveva dato in promozione a Steve Mc Queen durante la realizzazione del film Le Mans ed appartenuto successivamente alla collezione privata dell’attore Burt Reynolds; delle Kawasaki KX 450 F12 (1974)  della Kawasaki KX 250 A5 (1979) della Kawasaki 500 SR (1980) di Brad Lackey, primo ed unico americano a vincere il Campionato  Mondiale Motocross nella categoria 500cc nel 1982; delle Kawasaki KX 250 A1 (1974) e Kawasaki KX 250 A2 (1975) guidate a scopo promozionale per Kawasaki USA da Ryan Villopoto, pilota americano attivo tra il 2006 e il 2014 e vincitore di ben 83 competizioni nelle categorie 250cc e 450cc dell’ American Motorcyclist Association (AMA); della Kawasaki KX 400 A2 (1976) donata dall’associazione americana Raccolta Fondi Reduci Vietnam; della Kawasaki KX 250 A4 (1978), dell’americano Gary Semics; della Kawasaki KX 250 A7 (1981) di David Bailey, pilota americano con all’attivo 30 vittorie nei campionati dell’AMA e campione nella 250cc e 250CX cc nel 1983  e nella 500cc nel 1986 e 1987; della Kawasaki KX 250 B1 Prototype SR (1982) Kawasaki Japan; della Kawasaki KX 250 C1 SR (1983) di Billy Liles pilota americano attivo nelle competizioni del Mondiale Motocross tra il 1982 e il 1994; della Kawasaki KX 500 B2 (1986), USA version, pilotata in alcune gare di Supercross americano da Georges Jobè, vincitore di cinque titoli mondiali motocross nella 250cc (1980 e 1981) e nella 500cc (1987, 1991 e 1992); della Kawasaki KX 500 C1 (1987), destinata alla guida del pilota italiano Eno Carducci del Kawasaki-Cinti Team, partecipante al Motocross World Championship nel 1986 e 1987; la Kawasaki KX 250 F1 (1988) di Larry Brooks, pilota americano dalla lunga carriera alla guida di varie case motociclistiche ed, infine, la Kawasaki KX 60 B15 1999 con cui iniziò a correre Jorge Lorenzo, pilota spagnolo con all’attivo ben cinque titoli nel moto GP. Entro l’anno la collezione verrà arricchita con altri sei prestigiosi esemplari di provenienza Kawasaki USA appartenuti a piloti iconici del Supercross tra cui Jeff Ward e Ron Lechien e tutti da 500 cc.

Giorni di apertura: Venerdi – Sabato – Domenica
Orari: dalle 10,00 alle 20,00

Museo della Croce Rossa Italiana

La storia del soccorso umanitario…

Il Museo è stato aperto al pubblico il 22 novembre 1986 con una solenne Cerimonia ed il Messaggio del Presidente della Repubblica. Dal 15 giugno 2014, giorno del 150° anniversario di fondazione della Croce Rossa Italiana, per rendere le visite più agevoli, partecipative e coinvolgenti abbiamo realizzato un percorso cronologico-temporale, un viaggio che percorre la storia d’Italia. Visitando le varie sale che costituiscono il percorso, l’occhio del visitatore viene catturato dai “cimeli”: casse farmacia, per l’acqua, il vino, i generi di conforto, le barelle, i lettini operatori, documenti, foto originali, auto, moto, ecc… il tutto riferito agli Ospedali e alle Ambulanze attendate; anche uno scorcio di Treno Ospedale e di un Posto di Soccorso Ferroviario, già in uso nella Grande Guerra ed anche nei conflitti antecedenti, fanno rivivere l’immaginario del soccorso della Croce Rossa nel mondo. Insieme viaggiamo nella coinvolgente storia della Croce Rossa Italiana evidenziando solo alcuni fatti, i più salienti, che costituiscono quel tassello umanitario vissuto dall’Italia, dai “Precursori” ad oggi. Siamo convinti che questo “assaggio”, appena presentato, anche attraverso le storiche fotografie, stimolerà visite dirette alla struttura che certamente saprà offrire ai visitatori un quadro completo dell’opera svolta dalla Croce Rossa Italiana.

Collezione OTO Melara

Durante la Seconda Guerra Mondiale all’ingegner Camillo Corradi, in forze all’acciaieria bellica OTO Melara (dove OTO sta per Odero, Terni, Orlando, le tre più grandi acciaierie d’Italia) di La Spezia, venne in mente di progettare un trattore agricolo da vendere per alleviare le fatiche nei campi una volta ristabilita la pace. Nasceranno così i trattori – la maggior parte inconfondibili nella loro livrea rossa che tende all’arancio – OTO Melara, raffinatissimi e proprio per questo costosi e poco considerati dal mercato, tanto che calcheranno la scena per poco più di undici anni, tra il 1950 e il 1961. Chi invece li considera fin dall’inizio è la famiglia Benatti che ne acquisterà molti per la loro attività di conto terzi tanto che oggi, Rino Benatti, ha tramandato e sviluppato una passione che è cominciata con suo nonno: ha infatti l’unica e più completa collezione al mondo di trattori OTO, vantando un esemplare per ogni singolo modello prodotto, dai primi C18 (il numero indicherà sempre i cavalli motore) fino ai cavalli di battaglia C25, dai bicilindrici C40 e C45 fino ai più rari C20 e C30, tutti caratterizzati dalla particolarità di poter essere equipaggiati con tre ruote (una frontale), 4 ruote con le frontali gemellate o 4 ruote normali (alcuni anche cingolati). Questa straordinaria collezione si trova a Barco di Bibbiano (RE) ai piedi della collina reggiana.