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Descrizione

La bella collezione dedicata alle moto e agli scooter Rumi (ma non solo) a Treviolo di Bergamo è stata realizzata dall’imprenditore edile Riccardo Crippa che, negli anni Ottanta, rilevò la vecchia fabbrica di via Moroni.

Con un paziente lavoro di ricerca, il collezionista bergamasco, ben supportato dai figli Simone e Nicola Mattia, che condividono la sua stessa passione, ha raccolto una prestigiosa collezione dedicata alla fabbrica di moto che chiuse i battenti nel 1962.

Va infatti ricordato che negli anni Cinquanta, accanto a marchi già famosi come Guzzi e Gilera, prosperavano in Italia numerose case costruttrici come Piaggio, Innocenti, MV Agusta, Benelli, Motobi e Morini. Insieme a loro, un posto di primo piano venne conquistato dalla Moto Rumi. Fin dal suo primo apparire, il marchio di Bergamo si distinse per la raffinatezza e la qualità delle proprie realizzazioni.

Nella categoria delle moto leggere da 125 cc, la Moto Rumi raggiunse vertici assoluti, sia nella produzione di serie, con modelli quali le 125 Turismo e Sport, il “Gobbetto”, lo “Scoiattolo” o la “Junior”, per la partecipazione alle competizioni “su strada”, nelle quali colse importanti vittorie. Anche per le gare “fuori strada” progettò, per prima, nel 1952, un modello specifico per la categoria che allora era la Regolarità.

Riccardo Crippa, promotore del Registro Storico Rumi e fondatore della raccolta dedicata alla Moto Rumi ha ripercorso la lunga e articolata storia della casa bergamasca nel volume “Rumi, la moto dell’artista” (Nada editore 1992).

Nel libro è ben descritta la figura di Donnino Rumi (19061980), industriale bergamasco, figlio del fondatore dell’azienda, che nell’immediato dopoguerra, cessate le forniture militari, decise di ampliare la produzione della sua industria con la costruzione di motociclette leggere, affidando il progetto del propulsore all’ing. Pietro Vassena nel 1948.

L’anno successivo, in joint-venture con la casa motociclistica milanese AMISA, produttrice di telai e chassis, venne posta in vendita e fu presentata al 27° Salone di Milano come AMISA-Rumi 125cc.

Visto il successo ottenuto al Salone e la scarsa capacità produttiva della AMISA, la Rumi decise di costruire anche il telaio in proprio. Nel 1950 iniziò la produzione industrializzata del modello Turismo e del modello Sport, sempre della stessa cilindratama con caratteristiche più performanti rispetto al precedente; fu questo probabilmente il modello di maggior successo della casa, la cui produzione continuò fino al 1958.

Le Moto Rumi si sono sempre distinte per la loro originalità, tanto stilistica quanto tecnica, tanto da essere definite le moto dell’artista anche per il fatto che il loro “padre”, Donnino Rumi, fu un valente pittore e scultore e dedicò all’arte anche tutto il suo tempo libero e, una volta ritiratosi dall’attività industriale, a tempo pieno.

Nel 1951 la Rumi volle cimentarsi anche nel settore degli scooter, all’epoca dominato dai due colossi Vespa e Lambretta, presentando due veicoli molto originali lo Scoiattolo, rimasto in produzione sino al 1957, seguito nel 1954 dal Formichino, con una particolare carrozzeria in fusione di alluminio, che rimase in produzione sino alla chiusura dell’azienda (1962). Questo modello restò l’icona più famosa e rappresentativa della casa bergamasca. Un’altra tipologia di moto che furono particolarmente sviluppate sono le Moto Rumi regolarità, molto in voga ai tempi e paragonabili alle attuali enduro.

Noti furono anche i primi ‘Go Kart’ motorizzati con l’ormai rinomato motore 125cc. L’azienda bergamasca, dopo aver raggiunto l’imponente traguardo con 1.500 occupati  nella seconda metà degli anni Cinquanta, venne coinvolta in un dissesto finanziario causato in parte da sconvolgimenti politici in Argentina, primario Cliente estero, che causarono il mancato pagamento dei crediti per ingenti forniture di motociclette e macchine tessili, pure prodotte dalla Rumi.

Da questi eventi, purtroppo, non riuscì a risollevarsi e cessò la produzione nel pieno del miracolo economico italiano, i cosiddetti “anni del boom”. La Collezione è ben inserita in una razionale struttura a due piani, specificatamente realizzata con chiari riferimenti stilistici alle autorimesse dei primi anni del novecento. Il pianoterra è dedicato alla raccolta delle moto da regolarità, le stesse che hanno partecipato alle famose gare di fuori strada, indette da sempre nella bergamasca – Valli Bergamasche, “6 giorni Internazionale”, fra le quali Benelli, Laverda, Gilera, Moto Guzzi, Parilla, Morini. Particolarmente interessanti sono le moto provenienti dall’Est europeo degli anni 70-80, e tante altre ancora. Il primo piano, oltre alle Collezioni di Moto Rumi, è collocato un interessantissimo archivio storico fotografico, ricco di documentazioni provenienti da varie famose raccolte (Valerio Moretti, GP Ottone, Fondo Egon R.Hanus, Federico Caprilli, Bulgari Nicola, Santovetti, Emanuele e Alberto Carli, Dasso, Fondo Nestola, Revelli de Beaumont, Canestrini, Evandro Tosti, Archivio Revelli, Sandro Mazzoni) sullo sviluppo della motorizzazione in generale dal 1900, sono documentati i vari modelli di auto e moto costruiti dal primo novecento ad oggi.

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