Museo Dune, Monza

Raccoglie la storia della produzione di Yamaha attraverso 80 esemplari da fuoristrada, con particolare attenzione ai raid africani come Parigi-Dakar, Rally dei Faraoni, Incas Rally, Atlas Rally e molti altri. Alcune moto sono in stato d’origine, altri restaurati completamente, altri ancora sottoposti ad un meticoloso restauro conservativo. Notevole la documentazione tecnica e storica sulla partecipazione Yamaha a queste impegnative prove di durata. L’arco di tempo al quale li moto si riferiscono è compreso fra gli anni Sessanta e il Duemila. Il primo italiano a tagliare il traguardo di Dakar fu Andrea Balestrieri nell’edizione del 1983, in sella ad una XT550, e anche questo modello fa bella mostra al Museo Dune, insieme a quelli pilotati da tanti altri centauri che onorarono con le loro imprese il nostro Paese in questa selettiva prova internazionale. L’area espositiva si sviluppa su due piani ed è nata dalla passione di Angelo Caprotti e Filippo Colombo, entrambi collaboratori dell’importatore italiano Belgarda di Lesmo, da dove riecheggia spesso il suono delle auto e delle moto che sfrecciano sulla pista di Monza.

Collezione Renzo Fontanari

Dove corre libero il Capriolo

Da giovane correva in moto, poi si è sposato, si è affermato come imprenditore ed è diventato padre di quattro figli. Ovvio che la passione giovanile dovesse cedere il posto ai doveri quotidiani. Fino a quando, raggiunta una certa età e cresciuti i figli insieme alla moglie Franca, ha deciso di ritornare sui suoi passi e ha messo insieme una splendida collezione di moto. È la bella storia di Renzo Fontanari (1941-2018), trentino, che ha battuto palmo a palmo la sua regione, non trascurando vecchi fienili e mercatini, fino a completare la raccolta dell’intera produzione Capriolo, costruite nel dopoguerra dalla Aero Caproni di Trento, negli stabilimenti di Arco e di Gardolo, prima col marchio Aero Caproni (1951-1957) e, successivamente, con quello di Aeromere (1957-1962). A queste, Fontanari ha nel tempo affiancato molte Guzzi, fra cui Airone, Falcone, Astore, Lodola, Stornello, Galletto e molte altre, oltre a rare versioni sidecar e a scooter Vespa e Lambretta. Amante della meccanica, smontava personalmente le moto destinate al restauro. Rimontandole poi con certosina pazienza. A 69 anni fu protagonista di un impegnativo raid su Guzzi California, raggiungendo Capo Nord perché solo in moto, ripeteva sempre, “si gusta il fascino della libertà”.

S.C. Legend Garage

Solo motori da leggenda…

La passione per il motorismo della Famiglia Crescentini, parte dal nonno Giuseppe, abilissimo e stimato tornitore del quale sono ancora conservati e funzionanti, un tornio ed una rettifica dei primi del ‘900 ed altre attrezzature d’epoca. Nel 1924 nonno Giuseppe con due amici progettò e costruì tre moto chiamate CREVIMBAR, poi andate disperse; un motore è esposto e funzionante con disegni e modelli in legno. I figli maschi Sandro e Marco hanno ereditato la passione del padre per i motori, poi trasmessa ai figli di Sandro, Danilo e Leonardo. Danilo Crescentini è anche il Presidente dell’Autoclub Storico Pesaro “Dorino Serafini” affiliato ASI. E così, Danilo e Leonardo hanno pensato di raccogliere i loro mezzi ed il materiale di famiglia nel “S.C. Legend Garage”, inaugurato nel 2017. Alle dieci auto d’epoca sono affiancate novanta moto, restaurate e conservate in casa in modo impeccabile dallo zio Marco e da Danilo. Fra queste una rara collezione di undici modelli “Aerocaproni” e “Aeromere” conosciuti meglio come “Caprioli”. Unica la collezione di oltre 5.500 depliants originali di auto di tutto il mondo dagli anni ‘50 in poi. Varia memorabilia completa la esposizione.

Collezione ASI Morbidelli

Moto rare e vincenti

La Collezione Morbidelli acquisita da ASI nell’agosto 2020 è composta da 71 motociclette e dalla famosa vettura BBC (Benelli, Beretta, Castelbarco) presentata al Salone di Torino del 1952 ma mai entrata in produzione. Le moto rappresentano 30 differenti marchi di tutto il mondo. La più datata è una rarissima Moto Rêve 275 del 1907, la più preziosa è senza dubbio la Benelli GP 4 250 Competizione del 1942: unico esemplare esistente al mondo progettato dalla Casa motociclistica pesarese. Eccezionale anche la Benelli GP 175 usata nel 1934 dal pilota iridato Dorino Serafini. Le pregiate motociclette, acquisite da ASI, sono il frutto della passione e della lungimiranza di Giancarlo Morbidelli scomparso il 10 febbraio 2020 dopo una vita passata ad inseguire il suo sogno. Nato a Pesaro nel 1934, Morbidelli è stato un genio della meccanica, un brillante imprenditore, una leggenda del motociclismo che negli anni ’70 ha vinto otto titoli mondiali nelle classi 125 e 250. Nel 2000 aveva inaugurato il suo museo dedicato alla storia, all’evoluzione tecnica e alle competizioni motociclistiche. Dopo essere stata acquisita dall’ASI, la Collezione Morbidelli ha trovato una nuova collocazione all’interno del Museo Officine Benelli di Pesaro.

Museo Tonutti

É difficile immaginare che a Remanzacco, cittadina in provincia di Udine, con seimila abitanti, in mezzo ad un gruppo di case e capannoni siano radunati sotto lo stesso tetto i modelli di auto e moto più esclusivi, lussuosi, sportivi della storia dei motori. Invece, presso i locali del vecchio battiferro Tonutti, che accolgono il Museo che reca il nome del suo fondatore, oltre ai macchinari che testimoniano gli anni di impegno, dedizione e passione che, generazione dopo generazione, i membri della numerosa famiglia Tonutti hanno investito nella loro attività di costruttori di attrezzature e macchine agricole, si possono ammirare anche alcuni dei gioielli più preziosi delle due e quattro ruote.

L’idea di un museo scaturì da Gino, allorché l’espansione della produzione richiese una nuova e più ampia sede per la sua fabbrica. Il legame affettivo nei confronti dei vecchi capannoni, lo indusse a conservare tutta l’attrezzatura al loro interno, così da fermare il tempo e mantenere la medesima atmosfera dei tempi passati. Sono oltre duecento i pezzi che testimoniano l’attività della famiglia nella realizzazione di attrezzature rurali, contenuti nella officina fabbrile e nella sezione macchinari, due dei quattro reparti nei quali è organizzato il museo.

Percorrendo il pavimento d’argilla battuta del battiferro si ha la sensazione che l’atmosfera del passato non sia stata compromessa dagli interventi di restauro. I macchinari e le attrezzature, ancora perfettamente funzionanti, contribuiscono a rendere viva questa sezione, in cui sono raccolti i primi utensili adoperati per fabbricare i carri e gli aratri del 1864, ancora trainati dalla forza animale, i primi trapani a mano, la prima forgia del 1906 e il maglio azionato dalla forza idraulica del corso d’acqua che scorre adiacente alla fabbrica.

La sezione dedicata ai macchinari agricoli, invece, conserva non soltanto gli attrezzi e gli utensili per uso agricolo, ma anche alcune macchine che hanno rivestito un ruolo importante nella meccanizzazione agricola degli Anni Trenta e Quaranta.

Nelle sezioni auto e moto è possibile ammirare quattro lussuose Rolls Royce, oppure la Ferrari F40, che insieme alle Lamborghini, conferiscono un tono sportivo alla collezione. Spazio anche all’immaginazione nella parte dedicata alle “prime donne” cinematografiche, come l’avveniristica DeLorean, protagonista dei viaggi nel tempo della trilogia “Ritorno al Futuro”.

Non delude certamente la sezione dedicata alle moto d’epoca tra cui spiccano le Guzzi, moto italiane per antonomasia, e le Harley Davidson, mito dell’America “on the road”.

Museo Moto da Competizione

Nate per correre

Moto da competizione del Novecento

Questo museo è stato fondato da Francesco Bazzani, classe 1941, amico dell’imprenditore Luciano Nicolis, a sua volta fondatore dell’omonimo museo di Villafranca. Per molti anni i due amici frequentarono i mercatini e le aste italiane ed europee acquistando splendide auto e moto del Novecento. Da questi “tesori ritrovati”, sottratti all’oblìo del tempo, sono nati due musei distanti fra loro pochi chilometri. Il museo di Bazzani è particolarmente dedicato alle moto da competizione, grande passione del fondatore, visto che lui stesso, in gioventù, fu pilota da corsa in sella a Mondial 125 bialbero. Il fratello di Bazzani ottenne la rappresentanza di varie marche di moto tra cui Mondial, Motobi ed altre ancora. Il Museo Bernardi è un omaggio alle case italiane come Morini, Mondial, Gilera, Guzzi ed MV Agusta che nelle corse del Novecento riuscirono a conquistare risultati sportivi eccezionali, prima dell’avvento delle case giapponesi. Bazzani visse infanzia e gioventù vicino al padre Carlo, nato a una quindicina di chilometri da Castel d’Ario, paese natale di Tazio Nuvolari, dove i Bazzani gestivano un’officina con una dozzina di collaboratori addetti alla riparazione di trattori e motociclette. Successivamente, Francesco Bazzani si afferma come mobiliere. L’amore per la meccanica rimane però in fondo al suo cuore. Così, appena gli è possibile, si avvicina al mondo del collezionismo fino a fondare il museo dedicato al pioniere veronese Enrico Bernardi che nel 1882 brevettò il primo motore a scoppio alimentato a benzina: Enrico Bernardi. Grazie all’amicizia con tecnici di valore come Nerio Biavati e Dino Gilli, Francesco Bazzani restaura splendidi esemplari di Mondial e Morini. In esposizione anche la Ofmer 250, esemplare unico, l’ultima costruita da Biavati. La stampa internazionale definì la Morini 250 Bialbero come “la moto monocilindrica più veloce del mondo”.  Ideata da Alfonso Morini, Dante Lambertini e Nerio Biavati questa moto vinse i campionati italiani 1961 e 1962, nel 1963 il campione piacentino Tarquinio Provini (1933-2005) si lancerà alla conquista del Campionato Mondiale 250 cc. E mancherà la vittoria per due soli punti, causa indisposizione del nell’ultimo Gran Premio. Non mancano però molte moto di produzione straniera, particolarmente iconiche e rappresentative come Indian, Triumph, BSA, Peugeot e molte altre. Tutti i modelli sono perfettamente restaurati o conservati e si presentano in ottime condizioni grazie ad una costante ed amorosa manutenzione. Imponente anche la biblioteca, ricca di documenti originali, progetti, schizzi, libretti di manutenzione e rare fotografie dell’epoca.

Collezione Solex Francesco Manelli

Oggi tutti parlano di slow food e slow drive, per definire un pranzo e una guida lenta, senza fretta. Ebbene, un collezionista ha dedicato a quella dimensione una piccola ma significativa raccolta dei mezzi a due ruote che rappresentano al meglio quel modo di vivere. “C’era un tempo”, racconta l’architetto Francesco Manelli, “in cui gli spostamenti da un luogo ad un altro erano fondamentali ma il tempo necessario per farlo non lo era affatto. Immaginate di essere in aperta campagna e nella quiete della sera e avvertire in lontananza il sommesso rumore di un motore a scoppio, quasi un fruscio, la cui potenza supera di poco il mezzo cavallo. Se vi fermate a guardare, vedrete arrivare un ciclomotore di colore nero con il motore sulla ruota anteriore: un Velosolex, il ciclomotore prodotto in Francia e anche all’estero dal 1946 al 1988. La mia passione nasce con uno di questi mezzi arrivato in eredità da quel tempo. Girare a 25 all’ora godendosi il paesaggio e dando qualche pedalata affrontando le salite più erte mi ha coinvolto al punto di dedicare uno spazio a tutti i modelli prodotti, alcuni acquistati in Italia, altri in Francia”. La collezione Manelli dei modelli Solex è completa e comprende i modelli 45 cc, il 33O con cilindrata 49 cc e tutti gli altri fino alla versione 3800. “Ogni tanto sbuffano e fanno i capricci, il carburatore si sporca o la piccola pompa della benzina esige il cambio della membrana”, sorride Manelli, “ma Il bello è anche questo: metterci le mani, farli funzionare, e fare un giro con il loro confortante rumore di fondo che rimanda ad un tempo il cui la vita era come ballare uno slow”. Il garage è arricchito da alcune vetture d’epoca, fra cui Jaguar XK120 e MGA, anche in versione racing.

Collezione Anapoli

È prevalentemente dedicata alle moto Guzzi la bella collezione di Armando Anapoli di Thiene, che da bambino cresce in una famiglia dove le moto sono l’unico mezzo di spostamento per tutta la famiglia. Su una Falcone 500 salivano il papà, che stringeva il manubrio e dietro la mamma con in mezzo i due figli ancora bambini. Dal ricordo della ‘Sport 500’ del 1930 guidata dal padre, germoglia il desiderio di raccogliere con pazienza una collezione completa dei modelli di Mandello del Lario. Con pazienza e caparbietà Anapoli si cimenta in questa impresa che oggi regala ai visitatori autentiche perle come la ‘Normale 500’ del 1923, la ‘C2V’ del 1924, la ‘Sport’ del 1928 e molte altre rarità.

Museo Cesare Cappelletto

A Torre di Mosto, località situata tra Jesolo e Caorle, sorge un museo estremamente interessante ospitato nei locali di un’antica azienda agricola, già proprietà dei conti Giusti. La barchessa ospita la “Collezione Cappelletto”, con oltre 170 mezzi.
“Ho iniziato a raccoglierle, restaurarle e conservarle dal 1981”, racconta Cesare Cappelletto, “frequentando per oltre quarant’anni i mercatini e le mostre scambio alla ricerca di moto ed altri mezzi. Credo sia stata la maturazione di un sogno giovanile, quando viaggiavo in Vespa. La vespa era estremamente versatile e semplice, ma ero affascinato dalle linee, la meccanica e i colori delle Guzzi, alle quali ho dedicato buona parte del museo dove, col tempo e infinita pazienza, ho raccolto un’ampia collezione, dalla prima, chiamata ‘Normale’, fino alla ‘California 850’”.
Oltre alle moto Guzzi, sono in mostra molte Vespe e diversi ciclomotori. Splendida la raccolta arcobaleno dei Ciao. Cappelletto ha avuto la costanza di raccogliere tutte le tonalità cromatiche del famoso cinquantino che fece sognare i baby-boomers degli anni Sessanta e veniva pubblicizzato con slogan simpatici e attraenti poster, dove comparivano ragazzine spigliate che interpretavano il cambiamento e la ventata di freschezza dell’epoca.
Altri mezzi degni di nota sono le moto e i sidecar tedeschi della Zundapp e della BMW a trazione integrale, progettati per la II^ Guerra mondiale e mai più prodotti.
Della Collezione Cappelletto fanno parte anche Frera, Ducati, MV Agusta e altri marchi.
A completamento, una vasta serie di biciclette Bianchi, Dei e Graziella.
Notevole anche la vasta libreria con decine di volumi dedicati alle moto della collezione, oltre a periodici del settore, dai primi numeri a oggi.

Collezione Claudio Trippetti

Claudio Trippetti, medico di famiglia in pensione, vive a Magione (PG) e si è avvicinato alle moto d’epoca grazie all’accoglienza di Bruno Valgrande, Augusto Farneti, Nello Salsapariglia, Paolo Prosperi e Benito Battilani  che non hanno lesinato pareri e consigli e tanta disponibilità. Col tempo, i mezzi della sua raccolta sono aumentati seguendo cuore e passione. Socio ASI di antica data, ha partecipato a circa 300 manifestazioni ufficiali ricevendo numerosi riconoscimenti. Nella sua collezione molte moto italiane e straniere come documentano le foto pubblicate su questa pagina web, che il medico umbro è ben lieto di illustrare in ogni dettaglio ai graditi visitatori, ai quali ripete il suo simpatico motto: “Ci sarà sempre un matita per scrivere il futuro, ma non ci sarà mai una gomma per cancellare il passato”.