Collezione Mario Cionfoli

La ‘Bicicleria’ dedicata a Marco Pantani

E’ un museo permanente dedicato a Marco Pantani (1970-2004) il grande ciclista italiano considerato tra i più forti scalatori d’ogni tempo. Professionista dal 1992 al 2003, ottenne in tutto 46 vittorie in carriera, con i migliori risultati nelle corse a tappe. Si consegnò alla storia sportiva per essere entrato nel ristretto novero di atleti (Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche e Indurain) che riuscirono a mettere a segno nello stesso anno la famosa e storica “doppietta” del ciclismo, ossia la vittoria al Giro d’Italia e al Tour de France. Pantani conquistò anche la medaglia di bronzo ai mondiali in linea del 1995 e riuscì a segnare i tempi d’ascesa più veloci al Tour de France, sulle salite del Mont Ventoux e dell’Alpe d’Huez. Notevoli le sue doti di fondo e di recupero. La sua vita fu costellata da incidenti e difficili prove che a più riprese resero difficile la sua carriera e misero la parola fine alla sua vita troppo precocemente. Cionfoli, di professione medico, ha dedicato al campione di Cesenatico un museo privato con bicilette e rarissimi cimelii. Ha fatto di più, scrivendo il libro ‘E tu te lo ricordi Marco?’ (Reverdito Edizioni) dedicato alle molte imprese di cui fu protagonista il “Pirata”.

Museo delle Carrozze d'epoca

Situato a Roma e inserito nei Musei Regionali del Lazio, il museo “Mostra Permanente – Le Carrozze d’Epoca” è un luogo di cultura per tutti gli appassionati del mondo del cavallo e delle carrozze.

In uno spazio di 3.000 mq sono esposti 159 esemplari di veicoli d’epoca, appartenenti ad una collezione che vanta una raccolta di circa 600 carrozze, frutto di cinquant’anni di approfondita e appassionata ricerca.

Nella peculiare e ricca Mostra è possibile ammirare le originali bighe protagoniste dei film “Ben Hur” e “Il Gladiatore”, maestose “Berline”, tra le quali quella per bambini appartenuta alla principessa Sissi e eleganti Landaulet. Nella collezione spicca il Landau utilizzato dall’allora vescovo Karol Wojtyla per andare a sciare a Zakopane, in Polonia. Non mancano poi slitte, diligenze, risciò cinesi, carrozze orientali, un originale carro napoleonico con cannone apparso poi del film “Il Barone di Manchausen”, la carrozzella appartenuta all’attrice Anna Magnani, carri della I Guerra Mondiale, carri agricoli italiani finemente decorati, il carro dei pompieri, il carro irlandese del film “Un Uomo Tranquillo” con protagonista John Wayne, carovane simbolo delle avventure nel West, Omnibus, Coupé, carrozze di servizio d’ogni tipologia e tante altre ancora.

Inoltre, a corredo degli svariati esemplari di veicoli finora elencati, il Salone del Cavallo è completato da un’infinità di selle, finimenti, tra i quali i finimenti utilizzati per la diligenza del film “Ombre Rosse”, e bardature; il tutto scrupolosamente conservato nella Sala Finimenti.

E, ad ampliare ulteriormente la collezione, vi sono anche corazze, elmi, gualdrappe, armi d’epoca, antiche attrezzature, modellini di carrozze, quadri a tema, giocattoli antichi, accessori, preziose porcellane e quant’altro rappresenti l’ambiente ippotrainato.
Carico di un così importante patrimonio di valenza internazionale, il museo “Mostra permanente – Le Carrozze d’Epoca” intende rendere possibile la riscoperta delle antiche e affascinanti carrozze antesignane all’avvento delle autovetture, promuovendone la divulgazione storica, artistica, tecnica, culturale e didattica.

Un luogo dedicato agli esperti, che ricopre il luogo di centro di ricerca per gli studiosi del settore, ma anche spazio dedicato ai normali visitatori che intendono capire l’evoluzione di questo mezzo di trasporto.

Museo della Biciletta Comberlato

La storia del ciclismo dei tempi eroici

Vinicio Comberlato ha ereditato la passione dal padre Arduino, corridore negli anni d’oro del ciclismo nazionale, quelli delle epiche sfide fra Gino Bartali e Fausto Coppi, dal 1948 al 1951. La raccolta propone un centinaio di biciclette italiane e francesi dai primi del 1900 fino al 1980, oltre a bici da bambino, bici militari, bici da turismo e bici dei vecchi mestieri. In collezione anche maglie autografate da professionisti. Ricordano un’epoca lontana le biciclette attrezzate da commercianti, artisti ed artigiani del Novecento. C’è la robusta bici con grossi contenitori in legno utilizzata dai garzoni per consegnare il pane, gli alimenti e la spesa quotidiana. C’è la bicicletta del musicista che raggiungeva le sagre di paese e si esibiva con gli strumenti che si era portato appresso. C’è quella del calzolaio che, dalle strade, a squarciagola, annunciava il suo arrivo per sistemare tacchi, aggiustare tomaie e risuolare vecchie scarpe che, all’epoca, si cambiavano molto raramente. E anche quella dell’arrotino che pedalava per raggiungeva pedalando frazioni e sperdute località per offrire i suoi servigi ai contadini e affilare le falci, ai barbieri i rasoi, ai sarti le forbici. Una carrellata di simboli ed emozioni che ricordano la storia del Paese.

Padiglione delle Carrozze Musei Vaticani

Molti visitano i Musei del Vaticano, ma pochi visitano il Padiglione delle Carrozze, un’ala non molto conosciuta, dedicata alle auto d’epoca dei pontefici.   Istituito per volere di papa Paolo VI e allestito nel 1967 in un ampio locale (edificato tra il 1963 e il1964) questo museo è situato sotto il cosiddetto “Giardino Quadrato“. Dopo un lungo lavoro di ampliamento, nell’ottobre del 2012 è stato riaperto al pubblico. L’itinerario museale si sviluppa in due itinerari che documentano la storia dei mezzi di trasporto usati dai Papi con gli oggetti ad essi collegati, come selle, finimenti e bardature per i cavalli. La visita inizia con splendidi esemplari di carrozze e portantine impreziosite da stucchi, pitture e decorazioni che le rendono dei veri e propri gioielli d’arte. Il primo itinerario, quello delle “Carrozze”, conserva splendidi e sfarzosi mezzi di trasporto di “protocollo”, tra cui spicca la Berlina di gran gala (1826), costruita per Leone XII dal celebre carrozziere romano Gaetano Peroni, arricchita successivamente con nuovi decori per Papa Gregorio XVI nel 1841. Questa maestosa carrozza venne usata nelle grandi solennità anche dai pontefici successivi fino a Pio IX (1878). Altro piccolo capolavoro è la Berlina di gala rossa e oro, del XIX secolo, appartenente al cardinale Luciano Luigi Bonaparte che l’ebbe in dono da suo cugino, l’imperatore di Francia Napoleone III. Agli occhi risalta lo stemma in ottone dell’aquila napoleonica. Sono poi esposte carrozze per lunghi viaggi o per il trasporto quotidiano e cittadino, comprese le portantine, i finimenti e le bardature per i cavalli, i quali costituiscono una rara testimonianza storica della mobilità pontificia, che ebbe un brusco arresto con la presa di Roma del 1870 e la sua annessione al Regno d’Italia. Da quel momento, infatti, il Papa non ha lasciato i suoi appartamenti situati all’interno delle mura vaticane fino al 1929. Di particolare interesse storico, due berline da viaggio, adatte a sostenere lunghi percorsi su strade sconnesse. La prima venne utilizzata da Pio IX, dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari a Roma, per fuggire a Gaeta nel novembre  del 1849, e per il suo rientro dall’esilio dopo la fine della Repubblica Romana. L’altra venne adoperata per il viaggio di ritorno dello stesso Pontefice, ultimo “Papa Re”, nei territori dello Stato Pontificio della Romagna e delle Marche settentrionali. Vi sono poi dei “Landaux” neri, usati per il trasporto giornaliero dei papi fino agli anni ’20 del 1900. inoltre, non mancano le portantine più recenti, come quella risalente all’ultimo quarto del XIX secolo, foderata in damasco rosso, fatta costruire da Leone XIII. O quella del 1887, realizzata in legno, ma mai usata dal Papa, donata a Leone XIII dai fedeli napoletani in occasione del 50° anniversario del suo sacerdozio. Nel 1909 l’arcivescovo di New York offrì in dono una Itala 20/30 a Pio X, regalo rifiutato dal Pontefice che preferì continuare le sue passeggiate nei Giardini Vaticani su una comoda, e meno rumorosa, carrozza . La prima vettura entrata in Vaticano risale al pontificato di Pio XI. Si tratta
di un’automobile Bianchi Tipo 15, donata al Papa dall’Associazione delle Donne Cattoliche dell’Arcidiocesi di Milano. Poiché la questione della sovranità della Santa Sede non era ancora risolta, a questa vettura fu affissa la targa del Corpo Diplomatico (CD 404). A Pio XI venne regalata anche un’automobile Bianchi Tipo 20, donata subito dopo la precedente, dalla stessa casa automobilistica italiana, che ottenne così, per prima, l’ambito titolo di “Fornitori Pontifici”. Con la firma dei Patti Lateranensi, avvenuta l’11 febbraio del 1929, le principali case automobilistiche internazionali fecero a gara per regalare ai pontefici le loro vetture migliori. Così, nel grande salone interrato, troviamo una Fiat 525 M, donata nell’aprile del 1929, l’Isotta Fraschini 8, offerta il 1 maggio dello stesso anno, la Graham Paige 837, data nel dicembre del ’29. Vi è poi la Citroën C6 Lictoria Sex, del 1930, appositamente progettata per Pio XI e costruita per gli standard di una carrozza pontificia. O la Mercedes Benz, utilizzata il 19 luglio del 1943 da papa Pio XII, dopo il violento bombardamento sul quartiere di San Lorenzo, per visitare i luoghi colpiti dalla crudeltà della guerra che scosse anche Roma. Vi è poi la 460 Nürburg limousine a passo lungo, disegnata da Ferdinand Porsche e donata al Pontefice nel novembre del 1930. Dal 1931, le carrozze pontificie cedono il posto alle automobili a tutti gli effetti. Venne istituito il Registro Automobilistico del Vaticano. Le targhe SCV (Stato della Città del Vaticano) saranno a lettere rosse su sfondo bianco per il Papa, lettere nere su uno sfondo bianco per tutte le altre vetture. In linea con i tempi, subito dopo il Giubileo del 1975, arrivò anche la prima ‘Papamobile’, un fuoristrada bianco che usa il Papa per percorrere brevi itinerari. Risalta agli occhi
la Fiat 1107 Nuova Campagnola, famosa perché su di essa Giovanni Paolo II subì l’attentato del 13 maggio 1981. L’esposizione di questa vettura assume un valore simbolico, come sottolineato da Antonio Paolucci, ex direttore dei Musei Vaticani: “Quest’automobile come la Chiesa, anche se ferita, va avanti“. Simpatica la Renault 4 bianca donata a Papa Francesco da don Renzo Zocca, sacerdote veronese, molto attivo nel volontariato sociale a favore delle persone meno agiate.Tra le nuove acquisizioni, anche una Volkswagen “Maggiolino” 2003, donata a Giovanni Paolo II. Essa è l’ultima prodotta dalla catena di montaggio della casa automobilistica in Messico (30 luglio 2003), dopo la quale è stata dismessa. Vi è poi il volante della “Formula 1 – Ferrari 2003” di Michael Schumacher, donato a Benedetto XVI dall’allora presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, con la dedica: “Il volante della F1 Campione del Mondo a Sua Santità, pilota della cristianità”. Inoltre, è visibile
un modellino della prima locomotiva della Città del Vaticano.