Museo Storico della Bicicletta “Toni Bevilacqua”

Nel paese del ciclismo“ dove le vie principali portano il nome dei ciclisti più famosi, si trova il Museo Storico della Bicicletta e qui tantissime biciclette d’epoca vi aspettano per raccontarvi la loro storia.

Il padre e oggi ovviamente direttore – del Museo Storico della Bicicletta è Sergio Sanvido, classe 1928 e cesiolino doc, che ha dedicato l’intera vita alla bicicletta: ha fatto il riparatore, il restauratore e il commerciante di biciclette, e per 3 anni, dal 1946 al 1949, ha anche partecipato a delle competizioni sportive.Vent’anni fa ha iniziato a raccogliere biciclette in tutto il mondo con l’intento di dare vita a un museo.

E’ nata così, il 29 giugno 1997, in casa Sanvido, la prima versione del Museo Storico della Bicicletta dedicato alla memoria del veneziano Toni Bevilacqua, campione del mondo dell’inseguimento nel 1950 e 1951.Successivamente Sanvido ha voluto regalare la sua collezione al comune di Cesiomaggiore che ha provveduto, con l’aiuto della Fondazione Cariverona e della Regione Veneto, alla collocazione di questa preziosa raccolta di biciclette, accessori e memorie del ciclismo nazionale e internazionale.

Finalmente, 170 pezzi della collezione Sanvido hanno trovato un degno contenitore, creato appositamente per loro, all’ultimo piano della scuola elementare di Cesiomaggiore e, il 31 marzo 2007, la nuova sede del Museo Storico della Bicicletta “Toni Bevilacqua” è stata inaugurata alla presenza di tanti campioni del ciclismo del passato e di numerosi appassionati.

Museo del Fuoco e della Misura

Il percorso del fuoco e della misura.
Una singolare collezione privata di strumenti tecnici e antincendio.

Il piccolo museo prende forma all’interno dello studio professionale dei progettisti, con la duplice finalita’ di ristrutturare un vecchio magazzino di proprieta’ e valorizzare i circa 8.000 pezzi della collezione. La raccolta e’ stata nominata ‘Percorso del Fuoco e della Misura‘ per la particolarita’ degli oggetti in essa collocati – che richiamano l’attivita’ dei Vigili del Fuoco – ma anche in quanto rappresentazione metaforica della vita dell’uomo, fatta di fuoco e misura, perche’ piena di entusiasmi e delusioni superabili solo grazie all’equilibrio, alla misura, per l’appunto.

L’inaugurazione della struttura e’ avvenuta il 24 febbraio scorso nell’ambito della manifestazione ‘Incontro della Citta’ di Jesi con i Vigili del Fuoco’, dedicata al Prefetto Alberto Giombini, nato a Jesi e unanimemente riconosciuto come il creatore del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Tra i pezzi in mostra, estintori di varie forme ed epoche provenienti da tutto il mondo, compassi del Settecento, amperometri, voltmetri, altri strumenti di misura e una preziosa bicicletta dei Vigili del Fuoco del 1923.

L’allestimento dello spazio destinato ad accogliere l’eterogeneo materiale della collezione e’ stato realizzato nella porzione di un edificio sito in prossimita’ del centro storico di Jesi, disposto in parte a quota di campagna e in parte seminterrato, la cui superficie e’ di circa 130 mq, distribuiti su un unico livello e con un’altezza media di 4 metri. Il progetto nasce dall’idea di creare nella sala principale un percorso a fasce a partire dal centro fisico del settore circolare, posto all’incrocio dei raggi perpendicolari, da cui hanno origine le direttrici dei due setti espositivi in vetro attraversabili, che si agganciano ed appoggiano alla parallela interna al perimetro curvilineo dell’edificio, anch’essa costituita da una serie continua di vetrine-contenitore.

Adattare il locale all’esigenza di esporre tanti strumenti, per la maggior parte molto pesanti e voluminosi, ha significato affrontare e risolvere differenti questioni: – creare uno spazio capiente ma allo stesso tempo fluido e visitabile senza disturbarsi o intralciarsi a vicenda; – dare vita a piu’ ambienti che identifichino settori distinti tra loro e sviluppati su piu’ livelli, per dare movimento a uno spazio – il museo tradizionalmente inteso – per sua natura statico.

Per ottenere questo effetto la fascia perimetrale e’ stata soppalcata ad un’altezza di circa 1,10 metri dal pavimento anche per consentire un’illuminazione naturale piu’ diretta; – progettare vetrine resistenti al peso degli oggetti ma parimenti leggere, permeabili, trasparenti e in armonia con la forma originaria del locale. Allo scopo sono state utilizzate barre modulari di alluminio verniciato di diverse sezioni assemblate tramite giunti, fornite di un sistema di illuminazione interna su cavi in rame; – in sintesi, realizzare uno spazio che trasmetta il paziente e appassionato impegno del suo ideatore.

L’allestimento della collezione privata del committente-progettista si e’ rivelato un progetto ambizioso e laborioso, che ha permesso di ricostruire l’attivita’ dei Vigili del Fuoco nonche’ di altri settori professionali legati al lavoro dell’uomo da cui derivano le attuali strumentazioni di uso quotidiano.

Museo della Bicicletta

Il fascino delle corse ciclistiche di un tempo fa venire in mente le epoche eroiche di Fausto Coppi e Gino Bartali, fatte anche di salite infinite da percorrere sullo sterrato. A fare da corollario alle epiche sfide tra i miti del ciclismo c’è la “carovana”, costituita dalle vetture d’assistenza dei corridori e i veicoli pubblicitari.

A rievocare il fascino delle corse di un tempo provvede ogni anno il Club Ruote d’Epoca in Valbormida organizzando la rievocazione del circuito di Cosseria. Un evento che è stato ben descritto su “La Manovella” dell’ottobre 2012.

Ma come conservare la memoria storica delle corse ciclistiche? A far nascere l’idea di raccogliere un bel po’ di biciclette è stato il ritrovamento nella metà degli anni ‘90 di molte due ruote da corsa degli anni’30. La scoperta del “tesoro” ha portato alla creazione del Museo della Bicicletta di Cosseria, prezioso scrigno nel quale è custodita parte della storia del ciclismo.

Per gli appassionati di questo sport una visita a questa struttura è obbligatoria.

Il piccolo comune della Val Bormida ha contribuito a valorizzare questa storia destinando al museo degli spazi nel centro del paese. Così antichi tesori come il velocipede del 1868 “Egal de Michaux” o la Rudge “Gran Bi” del 1881 sono visibili a tutti.

Interessante, per quanto riguarda l’evoluzione della bicicletta moderna, è la francese Clement del 1890, con telaio “a quadro”, il pignone fisso e la catena a maglie piene. Con una bici simile Charles Terrot ha corso nel 1891 la Parigi-Brest-Parigi (1.200 km) a 16,140 km/h di media. C’ è anche la Cycle Omega “Acatene” del 1899, bici priva di catena. La trasmissione del moto avviene tramite un albero inserito nel fodero posteriore. Altra curiosità di questo mezzo è il “freno invisibile”, con comando all’interno del cannotto dello sterzo. Una particolarità dovuta non a motivi estetici ma alla necessità di dotare la bici di un freno non visibile per poter dare la possibilità al proprietario di vantarsi dell’assenza di un sistema frenante. Queste sono solo alcuni dei gioielli custoditi in questa bella struttura, punto di riferimento per la storia della bicicletta in Italia. Interessante anche la pubblicazione “La bici d’epoca”, utile libro per gli appassionati.

Museo delle Carrozze d'epoca

Situato a Roma e inserito nei Musei Regionali del Lazio, il museo “Mostra Permanente – Le Carrozze d’Epoca” è un luogo di cultura per tutti gli appassionati del mondo del cavallo e delle carrozze.

In uno spazio di 3.000 mq sono esposti 159 esemplari di veicoli d’epoca, appartenenti ad una collezione che vanta una raccolta di circa 600 carrozze, frutto di cinquant’anni di approfondita e appassionata ricerca.

Nella peculiare e ricca Mostra è possibile ammirare le originali bighe protagoniste dei film “Ben Hur” e “Il Gladiatore”, maestose “Berline”, tra le quali quella per bambini appartenuta alla principessa Sissi e eleganti Landaulet. Nella collezione spicca il Landau utilizzato dall’allora vescovo Karol Wojtyla per andare a sciare a Zakopane, in Polonia. Non mancano poi slitte, diligenze, risciò cinesi, carrozze orientali, un originale carro napoleonico con cannone apparso poi del film “Il Barone di Manchausen”, la carrozzella appartenuta all’attrice Anna Magnani, carri della I Guerra Mondiale, carri agricoli italiani finemente decorati, il carro dei pompieri, il carro irlandese del film “Un Uomo Tranquillo” con protagonista John Wayne, carovane simbolo delle avventure nel West, Omnibus, Coupé, carrozze di servizio d’ogni tipologia e tante altre ancora.

Inoltre, a corredo degli svariati esemplari di veicoli finora elencati, il Salone del Cavallo è completato da un’infinità di selle, finimenti, tra i quali i finimenti utilizzati per la diligenza del film “Ombre Rosse”, e bardature; il tutto scrupolosamente conservato nella Sala Finimenti.

E, ad ampliare ulteriormente la collezione, vi sono anche corazze, elmi, gualdrappe, armi d’epoca, antiche attrezzature, modellini di carrozze, quadri a tema, giocattoli antichi, accessori, preziose porcellane e quant’altro rappresenti l’ambiente ippotrainato.
Carico di un così importante patrimonio di valenza internazionale, il museo “Mostra permanente – Le Carrozze d’Epoca” intende rendere possibile la riscoperta delle antiche e affascinanti carrozze antesignane all’avvento delle autovetture, promuovendone la divulgazione storica, artistica, tecnica, culturale e didattica.

Un luogo dedicato agli esperti, che ricopre il luogo di centro di ricerca per gli studiosi del settore, ma anche spazio dedicato ai normali visitatori che intendono capire l’evoluzione di questo mezzo di trasporto.

Museo Civico delle Carrozze d'epoca

Si presenta come un viaggio nella Belle Epoque la visita al Museo Civico delle Carrozze d’Epoca a San Martino di Codroipo, un museo pubblico ed etnografico, situato a pochi passi da Villa Manin di Passariano, ubicato in una piccola frazione che si raccoglie attorno all’elegante complesso storico di Villa Kechler.

Il Civico Museo raccoglie ed espone la collezione Lauda – Antonio Lauda (Foggia 1925 – Codroipo 2000), un patrimonio di 44 carrozze dei secoli XIX e XX, con 9 cavalli realizzati a mano a grandezza naturale, in gesso e cartapesta, vari accessori da viaggio e finimenti per le diverse tipologie di attacco delle carrozze.

Il Museo espone carrozze a due ruote tra le quali un particolare modello per il rilascio della patente “a cocchieri presso famiglia”, alcuni modelli per il trasporto dei bambini, la carrozza del fattore o del veterinario, alcuni modelli per l’attività agreste ed una slitta “taxi” di fine Ottocento di origine bavarese.

La zona centrale dell’edificio accoglie ed espone all’ultimo piano, il piccolo museo del giocattolo d’epoca, un patrimonio di 350 esemplari di giocattoli, donazione di una collezionista veneziana.