Museo Francesco Baracca

Un mito italiano, la cui leggenda continua ancora oggi grazie alle vetture del “cavallino rampante”. La storia di Francesco Baracca continua ancora oggi grazie alla Ferrari, “scuderia” che ha adottato il logo che il famoso asso dell’aviazione italiana aveva scelto.

Per conoscere meglio tutti i risvolti della storia di questo personaggio occorre recarsi a Lugo, in Romagna, città natale di Baracca. L’esposizione a lui dedicata vanta una storia di 8 decenni: la sua prima apertura risale infatti al lontano 1926. Nel giugno del 1993 è stato inaugurato un nuovo museo che “racconta” i molteplici risvolti della personalità di Baracca.

Sede attuale del Museo è la casa natale dell’eroe, situata nella via che da lui ha preso il nome. Un palazzo riedificato in stile liberty dalla famiglia e che il padre Enrico lasciò al Comune affinché fosse destinato a conservare i cimeli e gli oggetti appartenuti all’eroe.

Il cimelio di maggior importanza, conservato a casa Baracca, è il caccia della Prima Guerra Mondiale lo Spad VII S 2489, di costruzione francese, restaurato nel 1993 dalla Sezione di Torino del Gruppo Amici dei Velivoli Storici (GAVS), con il contributo della Fiar di Milano, all’interno di un progetto denominato “Operazione Grifo”. Sul fianco sinistro della fusoliera dell’aereo compare l’emblema personale del maggiore Francesco Baracca, quel cavallino rampante divenuto noto in tutto il mondo per essere stato adottato da Enzo Ferrari quale stemma della vettura di Maranello.

Parco Tematico & Museo dell’Aviazione

ll Parco Tematico dell’Aviazione “G. Casolari”, inaugurato nel 1995, si estende su un’area collinare immersa  del verde di circa otto ettari, ed è uno dei maggiori in Europa.
All’interno comprende:
• Il Museo dell’Aviazione, che per l’esposizione esterna potrebbe essere definito il “museo aeronautico sulla Guerra Fredda”, con una quarantina di aerei di fabbricazione sovietica e occidentale, numerosi mezzi di servizio, sistemi missilistici e contraerei, motori di velivoli a pistoni e a reazione. Comprende anche un’esposizione di divise e tute da volo dei piloti italiani, dai primi dirigibilisti ai cosmonauti, oltre a documenti, fotografie, distintivi, onorificenze e medaglie conferite a Italo Balbo, il più grande organizzatore di famose trasvolate atlantiche.
• il Museo dell’Aeromodellismo Storico che si compone di due strutture principali: una pista omologata per i campionati mondiali di volo vincolato ed un edificio intitolato a Italo Balbo prospiciente la superstrada che porta a San Marino. Una replica 1:1 del famoso triplano del Barone Rosso spicca in veste di Gate Guardian a fianco dell’entrata della struttura dove sono esposti molti modelli per volo vincolato o radiocomandato.
• Il Centro Studi sulla Linea Gialla che documenta i combattimenti tenuti intorno a Rimini e sulla Linea Gialla, ultimo baluardo di difesa dei tedeschi dietro la Linea Gotica.
• l’Associazione Culturale Sulle Ali della Storia che propone la memoria ed il tessuto culturale dello sviluppo aeronautico.
• il Museo del 121 Rgt./2°Gr. Artiglieria Contraerea dell’Esercito Italiano che proviene dall’ex Caserma Giulio Cesare di Rimini.

Museo del Piave

Presentare questo Museo non è cosa semplice, anche il visitatore più accorto potrebbe, di primo acchito, non comprendere il criterio seguito dall’Associazione Museo del Piave “Vincenzo Colognese”, (presidente Perin Diotisalvi) nella scelta degli oggetti esposti. Infatti, i motivi che hanno dato avvio alla nascita del Museo non bisogna cercarli esclusivamente nella volontà di una ricostruzione storica, ma soprattutto nella voglia di condividere esperienze di vita vissuta, sogni e delusioni, che oltre a segnare i sassi del fiume Piave hanno segnato anche i cuori dei popoli di paesi in guerra e non.
Si potrebbe dire un museo “fatto col cuore”, dalla gente che ha vissuto realmente quegli anni, ed è questo che i responsabili della struttura sperano di far sentire a tutti coloro che entreranno a visitarlo: un’emozione, non un’asettica e ordinaria esposizione.
L’esposizione vuole essere quella un museo “aperto”, in continua crescita, che si sviluppa grazie all’apporto di oggetti e memorie provenienti non solo da chi è stato, direttamente o indirettamente, coinvolto nell’evento, ma da tutti coloro che si sentono vicini a questo frammento di storia, non solo italiana, ma anche e soprattutto europea e mondiale.
La struttura “protegge” trattori d’epoca, locomobili e vaporiere. L’aereo Spad XIII ora esposto per tre anni nel salone partenze dell’aeroporto di Venezia. E’ una fedele ricostruzione di quello utilizzato da Francesco Baracca che sulla fusoriera aveva impresso il marchio del cavallino rampante poi evoluto da Enzo Ferrari come marchio sulla Ferrari. Al suo posto, si trova esposto il trattore Mogul utilizzato per trainare cannoni durante la Prima Guerra Mondiale e usato nel 1918 per l’aratura di Stato. Questo veicolo è di proprietà del collezionista Diotisalvi Perin, appassionato che intende realizzare a breve in zona Quartier del Piave un museo nel quale esporre i suoi 150 trattori d’epoca, cimeli a partire dal periodo paleoveneto, e macchinari vari di archeologia industriale del secolo scorso.
Completano la mostra anche cinque simulatori di volo, con programmi nei quali si può provare di pilotare diversi aerei militari: dalla prima e seconda Guerra Mondiale fino ai Boeing. Queste sofisticate attrezzature sono state realizzate anche grazie ad un contribuito della Regione Veneto e comune di Vas.

Museo dell’Aria e dello Spazio

Da oltre 300 anni la famiglia dei Conti Zaborra abita il Castello di San Pelagio, ricco di memorie private e storiche. Da qui partì e qui tornò il poeta Gabriele d´Annunzio dal volo su Vienna del 9 agosto 1918, al comando della 87^ Squadriglia Aerea, con l’obiettivo di lanciare volantini tricolori Nelle sue stanze tutto è rimasto come allora. Inaugurato il 20 settembre 1980  questo museo è dedicato all’evoluzione del volo umano. Una storia che affonda le radici nel mito di Icaro e che ha prodotto un’incredibile serie di ingegnose macchine volanti prima di arrivare agli aerei moderni. Le tappe fondamentali di tale vicenda sono narrate all’interno del Museo dell’Aria e dello Spazio in ordine cronologico. La parte espositiva è divisa in due sezioni. Una esterna, con alcuni aeroplani ed elicotteri, un’altra interna con 38 sale espositive dedicate all’evoluzione del volo umano, dalla mongolfiera allo Space Shuttle.

Jonathan Collection Aerei Storici

Il fascino antico dei pionieri del cielo

La ‘Jonathan Collection’, presieduta da Giancarlo Zanardo, è un museo dinamico che fa rivivere -volando- le repliche di aerei costruiti nel periodo pionieristico dell’aviazione. La sede è presso il Campo di volo Francesco Baracca a Nervesa della Battaglia in provincia di Treviso. Com’è noto Baracca fu l’asso dell’aviazione italiana nella guerra mondiale 1915-1918 durante la quale gli vennero attribuiti trentaquattro abbattimenti di aerei nemici. Il suo Spad fu abbattuto da un aereo austro-ungarico nel giugno del 1918, cinque mesi prima della fine del conflitto. Insignito della medaglia d’oro al valor militare, Baracca è ricordato anche per lo stemma della sua famiglia, il Cavallino Rampante, che divenne il simbolo della Scuderia Ferrari. Il museo-aeroporto ‘Jonathan Collection’ è situato nella valle del Piave, ai piedi del Montello, territorio che fu teatro di sanguinose battaglie aeree durante la Prima Guerra Mondiale.  I vari velivoli, come Caproni, Bleriot, Sopwith Camel, sono visibili nei fine settimana, ma anche in altri giorni, per gruppi di almeno 15 persone. Notevole anche la grande area circostante, che ben si presta per l’organizzazione di raduni di veicoli storici, manifestazioni e meeting con possibili esibizioni in volo.

Centro Storico Fiat

PROVVISORIAMENTE CHIUSO

Inaugurato nel 1963, il Centro Storico Fiat ha sede a Torino, in un edificio liberty che fu il primo ampliamento (1907) delle officine di corso Dante dove nacque l’azienda.

Fin dall’inizio è stato teatro di momenti importanti nella storia di Fiat: il primo risale al 4 maggio 1966 quando, nel salone centrale, Vittorio Valletta, una delle figure chiave nella storia ultracentenaria dell’azienda fondata dal Senatore Giovanni Agnelli, firmò l’accordo con l’URSS che portò alla costruzione di Togliattigrad.

Ora il Centro Storico ospita una collezione di automobili, cimeli, modellini e manifesti pubblicitari di artisti che copre l’intera storia dell’azienda. Dalla prima vettura, la 3½ Hp, all’impressionante “Mefistofele”, che nel 1924 batté il record mondiale assoluto di velocità. E poi ci sono il primo trattore, il Fiat 702 del 1919; l’autocarro 18BL, che motorizzò le truppe italiane nella prima guerra mondiale, la Littorina, protagonista del trasporto ferroviario a partire dagli anni Trenta e l’affascinante caccia G91, il velivolo disegnato da Giuseppe Gabrielli e poi adottato dalla NATO.

Il percorso di visita, in cui è possibile imbattersi in motori per navi, biciclette, frigoriferi e lavatrici “targati” Fiat, si snoda attraverso la ricostruzione di alcuni stabilimenti simbolo della storia aziendale e dei cambiamenti nel modo di lavorare.

Nello stesso edificio è presente anche l’archivio aziendale, consultabile su appuntamento: più di 5.000 m.l. di documenti cartacei, 300.000 disegni tecnici, 5.000 tra volumi e riviste di automobilismo e storia industriale, più di 6 milioni di immagini (stampe, diacolor, lastre e negativi), 200 ore di filmati storici. Di particolare interesse il fondo del progettista Ing.Dante Giacosa, il “papà” delle utilitarie – la Topolino, la 600, la 500 – che hanno motorizzato l’Italia.

Parco e Museo del Volo di Volandia

L’avviso è per tutti gli appassionati di volo in transito per la Malpensa: non perdetevi la possibilità – magari prima di imbarcarvi sul quadrireattore Airbus A 380 da 853 posti (l’aereo passeggeri più capiente del mondo) – di scoprire la struggente storia del volo. Una vicenda fatta di “geniacci”, di incredibili imprese, di enormi sforzi tecnici e da tanti personaggi grazie ai quali, oggi, possiamo volare con grande sicurezza, sconfiggendo immense distanze.

Sui 60.000 metri quadrati di superficie (coperti e scoperti) allestiti nei vecchi hangar delle Officine Aeronautiche Caproni, fondate nel 1910, sono state allestite cinque sezioni tematiche:  le forme del volo, l’ala fissa, l’ala rotante, l’area modellismo e la sezione il futuro del volo. Gli oltre 30 velivoli ed un migliaio di modellini in esposizione permettono di conoscere l’affascinante mondo dell’aviazione, con un’attenzione particolare alle aziende che hanno segnato la storia aeronautica varesina e mondiale. La collezione ospita aerei ed elicotteri rappresentativi di tutta la storia, dal ‘900 a oggi. Imprese locali come la Caproni, la SIAI Marchetti, la Macchi o l’Agusta la fanno da padrone.

Pezzi forti della collezione sono il Caproni Ca.1, unico esemplare simbolo del volo pionieristico italiano.

Oltre ai velivoli ed elicotteri esposti ci sono anche le “chicche” delle mostre “Lombardia con le ali – 100 anni di industrie aeronautiche” e di tutti i personaggi importanti per il mondo dell’aviazione.

La sala finale non poteva non essere dedicata all’ultimo gioiello tecnologico prodotto dalla AgustaWestland : il convertiplano BA 609, perfetta “fusione” tra il volo verticale e orizzontale.

Il divertimento è anche per le nuove generazioni: il Parco e Museo del Volo è dotato di ampie zone coperte e scoperte dedicate ai bambini, con attrazione per ogni fascia d’età: pista di decollo con aerei cavalcabili, giochi interattivi, sala Lego ed aree attrezzate per attività ludiche e didattiche.

Museo Caproni

Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni si trova a Trento. Inaugurato nel 1992 con l’esposizione di diciassette velivoli storici su una superficie di oltre 1400 mq, l’attuale struttura origina dal museo  fondato nel 1929 da Gianni Caproni e da sua moglie, con il proposito di conservare la memoria della loro azienda e dell’aviazione italiana. Ora la struttura è una sede territoriale del MUSE (Museo delle scienze di Trento, www.museo.it).

Gianni Caproni compiuti gli studi d’ingegneria, si dedicò alla costruzione di velivoli, realizzando nel 1909 il suo primo aereo a motore; in seguito progettò un bombardiere trimotore biplano, che in due modelli, Ca. 33 e 36 fu adoperato durante la prima guerra mondiale. La sua attività fu così cospicua che divenne titolare di oltre 160 brevetti.

Caproni non limitò la sua attività al settore aeronautico, la estese infatti anche al motorismo acquistando la Isotta Fraschini e la Carraio.

Ben presto il museo affiancò agli aerei Caproni del periodo pionieristico le prime raccolte di documenti e volumi ed una pinacoteca sul volo secondo i pittori futuristi.

Negli Anni Trenta, in Italia, accantonata l’ipotesi di dar vita ad un Museo Nazionale Aeronautico, quello Caproni rimase l’unico a rispondere alla definizione di museo generale dell’aviazione e negli Anni Quaranta, in seguito all’abbondanza e all’importanza dei pezzi contenuti, si rese necessaria la realizzazione di un’area che li custodisse e valorizzasse.

La collezione subì dei danni a causa della Seconda Guerra Mondiale e, dopo la pausa imposta dal periodo postbellico, ritornò al suo splendore grazie anche alla dedizione della moglie di Caproni, la contessa Timina di Taliedo. Da qual momento in avanti il museo si è ampliato, acquisendo sempre maggiore visibilità, tanto che nel 1988, la famiglia Caproni stipulò un accordo con la Provincia autonoma di Trento, impegnandosi a restaurare la collezione e a realizzare una struttura museale nominata “Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni”.

Oggi il Museo rappresenta una delle maggiori istituzioni aeronautiche mondiali, svolgendo un ruolo anche nella ricerca storica sull’aviazione e sugli ambiti ad essa affini. Esso accoglie una nutrita selezione di velivoli Caproni, tra cui molti risalenti al periodo pionieristico, oltre a numerosi apparecchi realizzati da altre ditte italiane ed estere, in gran parte dei casi esemplari unici.

La struttura riserva un’attenzione particolare alla didattica per le scuole, sono infatti attivi diversi laboratori con percorsi studiati per diffondere e valorizzare l’importanza storica degli oggetti esposti nel museo.

La struttura dispone inoltre di una sala conferenze, situata all’ingresso, con una buona capienza e alcune attrezzature a disposizione.

Hangar Museum

Dal passato al futuro

Il Roma Tokyo Hangar Museum – “RTHM” è dedicato al raid compiuto nel 1920 dall’aviatore thienese Arturo Ferrarin su Ansaldo SVA 9. Giorgio Bonato, fondatore del museo, promuove insieme all’omonima associazione culturale che ha sede in RTHM, una realtà innovativa nel panorama dell’aviazione museale italiana, che coniuga l’esposizione permanente di oggetti e cimeli di assoluto valore con una collezione di velivoli di interesse storico e in perfette condizioni di volo. RTHM conserva e mantiene in efficienza velivoli originali restaurati oppure auto costruiti partendo dai progetti originali e rappresenta un punto di riferimento per avvicinare e approfondire le diverse tecniche costruttive e di restauro, anche attraverso specifici corsi di avviamento e perfezionamento. Nel soppalco dell’hangar c’è una ricca biblioteca con 2500 tra riviste e volumi, prevalentemente a carattere storico. In occasioni particolari, RTHM si trasforma, senza tradire la propria vocazione, in una location polivalente e di prestigio in grado di accogliere eventi e presentazioni. RTHM è visitabile prevalentemente nei week end, meglio tramite visite programmate.

Museo Aeronautica Militare Vigna di Valle

Il primo museo aeronautico sorse a Roma, in Castel S. Angelo nel 1913. In esso fu raccolto tutto il materiale storico inerente all’attività aeronautica in Italia dal 1884 in poi, cioè dalla costituzione, in Roma, della prima Sezione Aerostatica nell’ambito della Compagnia del Genio. Successivamente i reperti custoditi andarono incontro a vari spostamenti di sede, finché finalmente nel 1975, si decise per la località di Vigna di Valle, che grazie all’utilizzo di infrastrutture già esistenti, consentì di contenere le spese. Il Museo, realizzato piuttosto rapidamente, risponde a molteplici esigenze, come il restauro dei veicoli storici, grazie all’operosità di personale competente che li ricondiziona seguendo le medesime tecniche dell’epoca ed impiegando gli stessi materiali originali e la conservazione e valorizzazione di tutto quanto riveste interesse storico e documentario nel campo dell’aeronautica, sia sotto il profilo scientifico, sia sotto quello divulgativo, mediante conferenze, proiezione di filmati, congressi, visite guidate e raduni.

Il Museo è composto da quattro padiglioni, il primo dei quali, detto Troster, era un’aviorimessa di costruzione austriaca, ottenuta come pagamento danni di guerra al finire della Prima Guerra Mondiale. L’esposizione qui contenuta va dai Pionieri del Volo alla fine del primo conflitto mondiale, con un settore riservato agli idrocorsa dell’alta velocità e ai velivoli del periodo tra le due guerre. Gli altri padiglioni sono stati costruiti da ditte diverse in periodi altrettanto differenti.

Il Badoni, realizzato dall’omonima ditta nel 1930, con struttura interamente metallica, adoperato come hangar per il ricovero e la manutenzione degli idrovolanti di grandi dimensioni; il padiglione Skema, che consente un’esposizione su due livelli e il padiglione Velo che costituisce un collegamento tra il padiglione austriaco e l’hangar Badoni.

Fra i velivoli esposti citiamo i monoplani Bleriot XI, utilizzati per la guerra di Libia, uno SPAD VII, un bombardiere bimotore Caproni Ca. 33 e l’Ansaldo SVA-5 che prese parte al raid su Vienna nel 1918, tutti mezzi che hanno volato durante la Prima Guerra Mondiale.

È presente anche una sezione dedicata ai dirigibili ed al Generale Umberto Nobile, che sorvolò il Polo Nord tra i primi, a cui segue l’esposizione dei velivoli che negli anni Trenta fecero guadagnare all’Italia records e primati, come il Macchi MC 39 Idro, col quale Mario De Bernardi vinse la coppa Schneider del 1926; l’Idro Macchi MC72, detentore del record, imbattuto dal 1934, di velocità per idrovolanti a pistoni. Altri mezzi di prestigio arricchiscono la collezione, sono infatti conservati il bimotore  SIAI- Marchetti SM79, ritrovato in Libano e restaurato nella livrea della Regia Aeronautica del 1942; il caccia biplano FIAT CR32, che prese parte alla guerra civile spagnola e l’unico esemplare completo del Caproni-Campini CC2, che sperimentò nel 1938 il principio del monoreattore; i tre caccia Macchi Serie “2”, cioè MC 200 “Saetta”, con motore radiale, MC202 “Folgore” ed MC205 “Veltro” con motore tedesco Daimler-Benz DB601 e DB605.

Concludono la collezioneun Fiat F86K, e due FIAT G91, il primo in versione PAN, in dotazione alla Pattuglia Acrobatica “Frecce tricolori”, il secondo nella versione bimotore G91Y.