L’esposizione è inserita all’interno della Tenuta Calissoni Bulgari, nei pressi di Aprilia (LT) e raccoglie le collezioni private dei soci dell’Associazione The Factory 1944.
Fa da cornice la splendida tenuta di 64 ettari di terreno con 11.500 piante di olive, con percorsi storico-naturalisti.
Fu questo il teatro di una delle più cruente battaglie fra esercito americano e tedesco durante la seconda Guerra mondiale, denominata operazione “Fischfang” e combattuta il 16 febbraio 1944.
Ad arricchire l’esposizione, numerosi reperti rinvenuti dai soci, nei campi di battaglia, durante le loro ricerche oltre alle donazioni provenienti dai figli dei reduci che vengono in visita.
Aperta gratuitamente ogni sabato dalle ore 9 alle ore 13 questa galleria storica rappresenta una testimonianza eccezionale delle vicende vissute dal nostro Paese nel Novecento.
Galleria The Factory 1944
Museo Taruffi
Il Museo dell’ Associazione Piero Taruffi è nato nel 1998 quando la famiglia del pilota decise di mettere a disposizione dell’Associazione i cimeli e la documentazione in suo possesso in maniera che potessero essere esposti al pubblico; il Comune di Bagnoregio ed il Consorzio Teverina diedero la loro disponibilità sia per il reperimento dei locali che per quello di una parte dei fondi necessari per la catalogazione della documentazione e per l’allestimento museale e, così, anche la sede sociale venne trasferita da Bolsena e da allora è all’interno del Museo stesso. Dal 2002, grazie all’ Amministrazione Comunale, il Museo ha una sede assolutamente prestigiosa che occupa l’intero stabile dell’ex mattatoio restaurato proprio con questo scopo; recentemente, in seguito alla restituzione alla famiglia Taruffi di molto materiale destinato all’Autodromo di Vallelunga che ora porta il nome del suo progettista, è cambiata anche la filosofia espositiva trasformando il percorso di visita in un interessante itinerario che testimonia il progresso tecnico scientifico in campo motoristico nell’ ultimo secolo; le auto e le moto esposte sono di proprietà di soci e simpatizzanti e periodicamente vengono sostituite per dare sempre nuovi stimoli ai visitatori.
Particolarmente interessante la sezione dedicata alle “Microcar” che ospita la Isetta in tutte le sue declinazioni, la rarissima Volpe protagonista di una delle prime grandi truffe del dopoguerra e poi Messerschmidt, Volugrafo e tanti altri esemplari davvero notevoli.
Nel corso degli anni il Museo ha arricchito il suo patrimonio grazie ad una serie di donazioni ed anche alla collaborazione di artisti di chiara fama che hanno realizzato annualmente un’opera pittorica ispirata a Taruffi; altra preziosa acquisizione quella di circa cinquecento tavole tecniche relative alla costruzione del Bisiluro che sono già state catalogate ed in parte esposte in una mostra permanente dal titolo “ Il Bisiluro ai raggi X – Anatomia di un bolide “.
L’ attività museale è stata caratterizzata nel corso degli anni dall’ organizzazione di mostre tematiche e convegni di grande risonanza come le numerose iniziative realizzate in occasione del Centenario della nascita di Piero Taruffi che hanno spaziato da una mostra biografica itinerante a quella intitolata “Guglielmo Marconi e Piero Taruffi: due geni italiani tra valvole e motori” che, avvalendosi di prestigiose collaborazioni tecnico-scientifiche quali quella della Fondazione Marconi, ha offerto ai numerosi visitatori la possibilità di seguire l’evoluzione della radio dai primi esperimenti marconiani fino ai nostri giorni.
Ma questo non basta perché recentemente il Museo ha acquistato da un collezionista un bel numero di radio d’epoca che ora sono stabilmente esposte in una sala dedicata
Una particolare sezione espositiva è dedicata all’Ingegner Francesco De Virgilio che fu socio onorario dell’Associazione Taruffi, progettista del primo motore sei cilindri a V che equipaggiava le Lancia Aurelia; in mostra molta documentazione legata alla vita professionale dell’Ingegnere, progetti e fotografie ma anche oggetti ai quali era profondamente legato quali un violino, il suo compasso ed una radio auto costruita.
Molto interessante è anche una piccola sezione dedicata al cinema ed in particolare al film premio Oscar di Federico Fellini : “La Strada” girato a Bagnoregio nei primi anni cinquanta del secolo scorso che ospita una ricostruzione del motocarro che nel film era la casa viaggiante di Zampanò (Anthony Quinn) e Gelsomina (Giulietta Masina) e gli abiti degli sposi della scena rurale del film che sono quelli realmente indossati nelle loro vere nozze di due anni prima dal meccanico bagnorese Ugo Trucca, proprietario del motocarro originale e dalla moglie Nevina.
Museo Storico della Bicicletta
Nel paese del ciclismo“ dove le vie principali portano il nome dei ciclisti più famosi, si trova il Museo Storico della Bicicletta e qui tantissime biciclette d’epoca vi aspettano per raccontarvi la loro storia.
Il padre e oggi ovviamente direttore – del Museo Storico della Bicicletta è Sergio Sanvido, classe 1928 e cesiolino doc, che ha dedicato l’intera vita alla bicicletta: ha fatto il riparatore, il restauratore e il commerciante di biciclette, e per 3 anni, dal 1946 al 1949, ha anche partecipato a delle competizioni sportive.Vent’anni fa ha iniziato a raccogliere biciclette in tutto il mondo con l’intento di dare vita a un museo.
E’ nata così, il 29 giugno 1997, in casa Sanvido, la prima versione del Museo Storico della Bicicletta dedicato alla memoria del veneziano Toni Bevilacqua, campione del mondo dell’inseguimento nel 1950 e 1951.Successivamente Sanvido ha voluto regalare la sua collezione al comune di Cesiomaggiore che ha provveduto, con l’aiuto della Fondazione Cariverona e della Regione Veneto, alla collocazione di questa preziosa raccolta di biciclette, accessori e memorie del ciclismo nazionale e internazionale.
Finalmente, 170 pezzi della collezione Sanvido hanno trovato un degno contenitore, creato appositamente per loro, all’ultimo piano della scuola elementare di Cesiomaggiore e, il 31 marzo 2007, la nuova sede del Museo Storico della Bicicletta “Toni Bevilacqua” è stata inaugurata alla presenza di tanti campioni del ciclismo del passato e di numerosi appassionati.
Collezione molisana Fiat 500
Più che un museo, la collezione di Biagio Melone è uno scrigno con annessa macchina del tempo. Varcando la soglia si ritorna agli anni Settanta con una dozzina di Fiat 500 fuoriserie prodotte dal 1968 al 1975, fra cui Vignale Gamine, Moretti Minimax e coupè, 500 Giannini e Ferves Ranger che fanno bella mostra insieme a frigoriferi Fiat su licenza Westinghouse Electric, telefono a gettoni, modellini, poster, pompe di benzina, radio e televisioni dell’epoca, tutti pazientemente raccolti e restaurati. L’idea è di rievocare un periodo storico attraverso gli oggetti caratteristici di quella stagione. Nel soppalco sono raccolte e custodite una trentina fra ciclomotori, scooter e moto.
Collezione Ubaldo Elli
Una collezione unica al mondo, frutto della grande passione di Ubaldo Elli per la MV. Questo collezionista, famoso in tutto il mondo per questa sua bella “raccolta” è sicuramente uno dei “custodi” più competenti della famosa Casa motociclistica lombarda.
La particolarità più interessante di quest’insieme di splendide moto è la sua grande “mobiltà”: sono molti infatti gli eventi dedicati alle motociclette storiche ai quali partecipano queste motociclette. Un “museo mobile” e non statico, che permette a tutti di apprezzare queste opere dell’ingegno italiano.
Grazie alle cure certosine del loro proprietario tutte le 3 e le 4 cilindri portate al successo dal quindici volte campione del mondo sono visibili. Giacomo Agostini. Ma non sono le uniche: nel “gruppo” ci sono anche le MV Agusta 250 (monocilindriche e bicilindriche) con le quali hanno corso campioni come Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini. Non solo MV: nella collezione ci sono anche le Aermacchi e qualche Gilera. Elli e suo figlio racconteranno ai visitatori molti aneddoti relativi alle motociclette esposte.
Collezione "Garage61"
Un semplice rimessaggio? Un museo? Neppure. L’idea base che ha ispirato il “garage 61” è tanto semplice quanto geniale: creare uno spazio a disposizione degli appassionati che vogliono condividere con altri la passione per i loro veicoli storici. Così è diventato realtà il primo museo d’auto d’epoca della provincia di Bolzano. La struttura e frutto dell’idea di due imprenditori di Appiano, Jurgen e Oswald Planner. Un vecchio magazzino edile ospita ora una delle concentrazioni di vetture storiche più interessanti di tutto il Trentino Alto Adige. All’interno dei locali è anche prevista un’area nella quale i visitatori possono sedersi e rilassarsi. La raccolta comprende ben 50 vetture, motociclette e accessori avari. Da segnalare la presenza all’interno del Museo della collezione privata “White Collection” ,Citroen ID 19, Jaguar E-Type coupè, Alfa Spider Touring 2600, Mercdes SL 230 “Pagoda”, Porsche 911 S, Porsche 928 S e Fiat 600 D.
Museo del Sidecar
Quando si parla di motori si è avvezzi a considerare le due e le quattro ruote, spesso dimenticando che un pezzo di storia appartiene anche alle tre ruote dei sidecars, mezzi curiosi, asimmetrici, la cui storia si può suddividere in tre epoche, in base al materiale adoperato per la costruzione del carrozzino; legno, metallo e plastica. Il Museo Internazionale del Sidecar è sicuramente unico nel suo genere. In trent’anni Costantino Frontalini ha raccolto oltre cento esemplari di questo singolare mezzo di trasporto, creando una collezione che, data la qualità e la quantità dei mezzi esposti, è interessante non soltanto per l’appassionato del settore.
Il museo è organizzato in modo da illustrare la storia completa del sidecar, ripercorrendo oltre un secolo di evoluzione tecnica di questo mezzo: sono quindi ben distinti i vari periodi, preistoria, ventennio, pionieri, dopoguerra e futuro. Sono cinque le sezioni in cui si suddivide la collezione: turismo, commerciale, competizione, militare e bonsai.
La sezione turismo include i modelli più rappresentativi dalla fine del secolo scorso ai giorni nostri, oltre ad alcuni scooter e biciclette con sidecar e qualche motocicletta appartenuta a personaggi famosi o utilizzate in noti film.
I carrozzini costruiti a scopo utilitario per trasporto merci e per gli usi specifici più disparati sono esposti nella sezione commerciale, a cui segue quella da competizione, in cui viene dato spazio all’uso particolare dei sidecar nelle corse e ad un particolare tipo di motocarrozzetta snodata.
Nella sezione militare è possibile ammirare i mezzi usati durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Qui appositi diorami collocano i sidecar all’interno di scene belliche reali.
Infine la sezione bonsai raccoglie tutte le miniature inerenti ai sidecar. Molto curata anche la sezione “sidecars from Hollywood to Cinecittà” di cui si occupa personalmente Giacomo, il figlio di Costantino, e quella comprendente gli ultimissimi esemplari, costruiti dall’appassionato marchigiano. Tutte le sezioni sono arricchite da documenti originali, filmati e foto. Tra le curiosità, il sidecar più lungo del mondo: Bohmerland 1932, quello più largo: Indian Chief 1935, il più piccolo: Excelsior Corgi 1946 e il più grande: BMW R75 con tre rimorchi.
Museo del Carretto Siciliano
Al suo interno sono esposti alcuni carretti siciliani, tipici mezzi di trasporto locali, ad oggi opere d’arte e tesori dell’artigianato siciliano, in particolar modo della tradizione santantonese. Aci Sant’Antonio (Catania) viene infatti definita Città del Carretto Siciliano, poiché vanta i natali di alcuni dei più grandi maestri di quest’arte.
Mastri carradori, scultori, fabbri e pittori hanno lasciato in eredità al paese le loro storie e le loro opere, la cui diffusione è attestata anche a livello internazionale.
Il museo presenta inoltre una piccola sala dedicata alla pittura, ovvero il laboratorio del maestro Salvatore Nicolosi, che porta avanti la tradizione della pittura del carretto, dando la possibilità, di vedere in modo diretto in che cosa consista l’arte del pittore.
L’ingresso al museo è gratuito ed è possibile visitarlo accompagnati da una guida.
E’ il caso di ricordare che nel 1951 i fratelli Marzotto fondarono a Valdagno (Vicenza) la Scuderia Marzotto per partecipare a diverse competizioni automobilistiche, tra le quali la Mille Miglia ed il Giro di Sicilia, prevalentemente con vetture Ferrari. La Scuderia non si limitò all’acquisto delle vetture, ma operò anche alcune modifiche. Una di queste auto fu la versione Ferrari “Carretto Siciliano” che partecipò vittoriosamente al Giro di Sicilia del 1951. A Modena, pur compiaciuto dell’affermazione, il commendator Ferrari non apprezzò la disinvolta interpretazione di una delle sue vetture da parte dei “Conti correnti” come venivano ironicamente soprannominati i quattro fratelli Vittorio, Umberto, Giannino e Paolo, con evidente allusione al loro status sociale, alla notevole disponibilità economica e alla passione per le corse automobilistiche.
Museo Storico Piana delle Orme
Piana delle orme è il nome di uno dei musei a carattere storico – etnologico più importanti a livello internazionale, realizzato grazie ad una vastissima collezione privata di mezzi sia agricoli sia militari. Si tratta di un parco tematico dedicato al Novecento. Oltre 40 mila mq di esposizione (suddivisi in quindici padiglioni) per raccontare le tradizioni e la cultura della civiltà contadina, le grandi opere di bonifica delle Paludi Pontine, la Seconda Guerra Mondiale, ma anche per mostrare i mezzi agli albori della grande industrializzazione e i giocattoli con i quali si divertivano i bambini di una volta.
L’impostazione scenografica del museo, realizzata attraverso fedeli ricostruzioni in scala 1:1, offre ai visitatori la sensazione di entrare nella storia, di rivivere il passato.
Data la tipologia delle sue collezioni, il percorso di Piana delle orme è stato suddiviso in due percorsi principali: Percorso Agricolo e Percorso Bellico.
I padiglioni tematici del Percorso Agricolo comprendono: Giocattolo d’Epoca, Bonifica delle Paludi Pontine, Mezzi Agricoli d’Epoca, Vita nei Campi.
I padiglioni tematici del Percorso Bellico comprendono: Deportazioni ed Internamento, Mezzi Bellici d’Epoca, Da El Alamein a Messina, Sbarco di Anzio, Battaglia di Cassino, Mezzi Bellici riconvertiti ad Uso Civile.
Ogni padiglione è fornito di pannelli didattici e audio guide, anche in inglese e tedesco, che spiegano e illustrano il percorso.
La durata media della visita è di circa 4 ore.
I servizi di accoglienza offrono bar, self-service, area pic-nic, area manifestazioni, sala congressi e shop.
Collezione Comerio
Solo e sempre Ferrari
Enrico Comerio di Busto Arsizio, vicino a Varese, città soprannominata “Manchester d’Italia” per via dell’industria tessile che vi prosperava, è titolare di una grossa azienda che produce macchinari dall’Ottocento. Nel 1950 Rodolfo Comerio, padre di Enrico, ideò, insieme al fratello Dino, la FCB (Fratelli Comerio Busto), una piccola monoposto motorizzata dal motore Lambretta 125, destinata alle competizioni minori per scoprire nuovi talenti. La “passione di famiglia” ha spinto Enrico a collezionare Ferrari. La sua collezione è composta da Ferrari 275 GTB/4, Ferrari Daytona, Ferrari BB, Ferrari GTO 1984, Ferrari F40, Ferrari F50, Ferrari Enzo, Ferrari 360 Monza, Ferrari 312T3 1978 ex Gilles Villeneuve e Ferrari F.1 642 del 1991 ex Alain Prost. E’ una collezione numericamente contenuta ma decisamente significativa perché raccoglie vetture emblematiche del Cavallino. La più datata è la GTB/4, erede della GTO, ma non mancano modelli di pregio guidate dai campioni di Formula 1 come Gilles Villeneuve e Alain Prost. Quest’ultimo, quattro volte iridato, purtroppo mai con la Ferrari, guidò la 642 F1 che nel 1991 ebbe il difficile compito di rimpiazzare la 641, la quale, dopo anni di crisi tecnica, aveva riportato la Scuderia Ferrari ad alti livelli di competitività. Ma la 642 non mantenne le promesse e provocò la rottura del rapporto fra Prost e Ferrari. Comerio ha pilotato le monoposto della sua collezione in diversi circuiti europei.