Museo Morbidelli

Scrivere la storia di questo museo equivale a raccontare la storia di una vita spesa per i motori e le motociclette, quella di Giancarlo Morbidelli, a cui si deve la paternità della raccolta.

Non è semplice definire quest’uomo: collezionista di motociclette storiche, costruttore di moto da GP, ideatore e realizzatore di motori plurifunzionali per motociclette? Forse questo marchigiano è tutto questo insieme, ma ciò che è certo è che fu così abile da eccellere in qualunque attività a cui si dedicò e la conferma delle sue grandi capacità e della sua passione per le due ruote, è la realizzazione del museo, che si è meritato il titolo di più bel museo di motociclette storiche in Europa, dall’esperto Augusto Farneti.

La raccolta, ospitata nel suo vecchio stabilimento e inaugurata nel 2000, consente di ripercorrere l’evoluzione tecnica della motocicletta, come è possibile in poche altre strutture al mondo. Ma vediamo nel dettaglio quali elementi rendono questo museo uno dei primi al mondo.

Innanzi tutto, il modo in cui è ordinata la collezione permette al visitatore un approccio molteplice ed agevole grazie alla razionalità con cui sono state sistemate le motociclette, che insieme alla “classificazione” per epoche dei mezzi contribuisce a rendere piacevole la visita. Inoltre tutto è studiato per funzionare alla perfezione, luce, spazio, descrizione tecnica dei mezzi.

L’osservazione degli storici esemplari è facilitata sia dalla posizione rialzata, sia dall’ampio spazio che distanzia le pedane e da una speciale pellicola a specchio sui pavimenti, che permette di guardare anche la parte inferiore.

Il percorso è introdotto da un cartello che riporta le indicazioni relative al periodo di produzione delle motociclette esposte. Si comincia dai primi anni del secolo scorso con una motocicletta bicilindrica della Casa Svizzera Moto Reve del 1906 e una Stucchi sempre bicilindrica del 1915, che costituiscono solo un piccolo assaggio, perché sono più di 250 i modelli su cui posare gli occhi.

La parte del museo che più racchiude tutta la passione e la dedizione del suo proprietario per il motociclismo, è quella nella quale sono raccolte le motociclette che hanno partecipato al Campionato del Mondo, dalla tranquilla 50 cm3 alla potente 500 cm3, che riassumono lo sviluppo di questa piccola Casa, che è riuscita ad imporsi anche sulla concorrenza giapponese.

Museo della bici di Pesaro

Pesaro vanta la “Bicipolitana”: 100 chilometri di piste ciclabili, un progetto nato nel 2005 che ha fatto scuola in Europa. Da questa realtà è nato il Museo della Bicicletta, voluto dall’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Matteo Ricci insieme a Daniele Vimini vicesindaco e assessore alla Bellezza e Mila Della Dora assessore alla Rapidità. Curato da Dario Corsi, il museo è stato inaugurato lo scorso 11 giugno da Valentina Vezzali, Sottosegretario con delega allo Sport.

Il Museo della Bicicletta racconta, con 40 bici da corsa, le gesta di ciclisti entrati nell’immaginario collettivo. Il progetto prevede che in futuro il museo accoglierà motociclette straordinarie tra cui la collezione Morbidelli, recentemente salvata dall’ASI e provvisoriamente collocata presso il Museo Benelli.

Attualmente il settore principale è dedicato alla storia del Giro d’Italia. Le didascalie in rosa ci ricordano i momenti salienti dell’epica competizione ciclistica mentre scorriamo con lo sguardo le varie biciclette che ci raccontano l’evoluzione dei modelli da corsa.

La “maglia rosa” autografata da Marco Pantani ed una bellissima scultura in bronzo di Fausto Coppi vanno a toccare punti nevralgici della nostra emotività. Due campioni italiani tra i più amati di sempre. La documentazione fotografica e le immagini in movimento ci fanno immergere nel clima del “giro”, quando l’Italia si fermava e soffriva vicino alla radio o davanti al televisore.

Il ciclismo è un fenomeno sociale che ha attraversato la storia d’Italia degli ultimi due secoli. Secondo alcuni potrebbe perfino aver scongiurato una “guerra civile”. Il 14 luglio 1948 ci fu l’attentato a Palmiro Togliatti. Era in corso il Tour de France ed il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, telefonò a Gino Bartali chiedendogli di vincere il tour per scongiurare una sommossa popolare. Il giorno dopo Bartali dominò la tappa e alla fine, dopo aver recuperato più di 20 minuti all’idolo di casa Bobet, il 25 luglio trionfò a Parigi.

Ingresso gratuito.

 

Museo “Vite da Vespa”

Collezione privata “Vite da vespa” ospitata nel Museo Civico di Palazzo Cento

IL MITICO SCOOTER IN UN MUSEO UNICO

Smessi i panni di bomber di razza, Marco Romiti ha indossato quelli del collezionista e ha creato l’antro delle meraviglie nella cantina di un antico palazzo del centro storico di Pollenza.

Stupendi tutti e tre: il centro storico, il palazzo e l’antro delle meraviglie che altro non è che il museo della Vespa, il famoso scooter della Piaggio. Il museo comprende un archivio storico sulla Piaggio e sul prodotto più noto del gruppo di Pontedera: la Vespa.

Ci sono ovviamente tanti modelli in esposizione: tra i più rari la 98 cc prima serie del 1946, la Vespa Sei giorni (1951), Acma militare, la Vespa 400 (unica vettura prodotta dalla Piaggio).

L’unicità del museo di Romiti, tuttavia, deriva dalla raccolta di materiale del Vespa Club d’Italia e di tutto il materiale che lega la Vespa al cinema. Raccolti, così, fotografie, coppe, trofei, placche delle manifestazioni che raccontano la storia del nostro paese, ma anche locandine cinematografiche e calendari, rarissimi 8 mm sui raduni, gli oggetti che testimoniano come il merchandising non sia un’invenzione di adesso, persino i giochi dei bambini comunque legati all’immaginazione dello scooter.

Il collezionista, nel 1982 insieme alla moglie Mariella, ha iniziato a raccogliere il materiale acquistando la prima Vespa venduta nella Provincia di Macerata, una delle prime in assoluto in Italia stante il numero di telaio. Partire con un pezzo importante è stata una fortuna perché la passione è subito divampata, poi gradualmente hanno messo assieme tutto il materiale focalizzando l’attenzione sulle attività dei Vespa club d’Italia.

Il Vespa club è stato il club di marca con più iscritti del mondo e ha svolto un ruolo fondamentale nell’affermarsi del marchio. Uno dei più attivi, spinto dalla passione del conte Leopardi, era quello di Ancona ma tutti si prodigavano nella realizzazione delle imprese più stravaganti ma soprattutto, attorno al proprio oggetto d’amore, costruivano amicizie e rapporti a durare e a non lasciarsi intaccare dalle differenze. Ancora adesso, il Club ufficialmente si è sciolto negli anni settanta, è stata trovata in loro amicizia e cordialità tanto che molti hanno dato il materiale a titolo gratuito per il piacere di vedere crescere il museo.

La Vespa come religione: sono tanti gli aneddoti che il collezionista conosce. Nel 1952 i vespisti promisero di marciare tutti assieme allorquando Trieste sarebbe tornata italiana: e la promessa fu mantenuta nel 1954 (è esposta la placchetta che ricorda l’avvenimento). Nel 1957 oltre 500 donne facevano parte del Club ragazze in Vespa: segno di emancipazione in un mondo che stava cambiando ma che consentiva loro di votare da pochi anni. E così via, la storia della Vespa è legata al nostro tempo in maniera strettissima: basta guardare i calendari e le illustrazioni (e, per certi versi, la pubblicità) sui giornali dell’epoca.

Romiti, ora, oltre alla soddisfazione per il risultato conseguito, ha un rammarico: che tantissimo materiale stia prendendo la strada per l’Oriente dove la Vespa è un vero e proprio culto.

Si disperde così un patrimonio che difficilmente potrà essere riacquisito.

Il museo è aperto il sabato e la domenica nel periodo estivo. Comunque la prenotazione è consigliata, in ogni periodo, dell’anno chiamando direttamente il Servizio Cultura e Turismo del Comune (tel. 0733/548705).

Sulla Vespa, sul suo successo, sulla importanza che ha avuto nella costruzione di un immaginario collettivo nel nostro paese, sono stati scritti talmente tanti volumi da rendere improvvido il tentare di parlarne in poche righe. All’uscita del museo di Romiti, però, resta una sensazione che la Vespa trasmette: la libertà di progettare e costruire un futuro dove l’individuo ha come limite la propria fantasia. Forza Vespa, allora, abbiamo ancora tanti chilometri da fare.

Collezione Sandroni

Esposizione di numerose motociclette da corsa, alcune delle quali appartenute a grandi campioni quali Pasolini e Saarinen, le Ducati di Bayliss e Capirossi e la moto di Valentino Rossi, concittadino del titolare Giuseppe Sandroni, con cui il campione di Tavullia ha partecipato al campionato italiano ed europeo. Oltre alle moto da Gran Prix, la collezione comprende varie Benelli, la più importante casa motociclistica marchigiana che si trova a pochi chilometri dalla questa interessante realtà museale.

Poltrona Frau Museum

Tra le particolarità del Trofeo Scarfiotti svoltosi a metà 2014 un ruolo di spicco ha avuto anche la visita al museo di un’eccellenza produttiva delle Marche: la Poltrona Frau. Azienda che ha un ruolo molto significativo anche nel campo degli interni delle vetture. Dopo aver seguito un percorso museale dedicato alla storia di quest’azienda i partecipanti sono stati accolti nella parte riservata al mondo dell’auto. Una stanza quadrata dove sono stati evidenziate le tappe principali dell’impegno dell’azienda in questo settore: dai rivestimenti dei sedili e della plancia della Thema 8.32 fino alle recenti realizzazioni per Ferrari, Fiat, Maserati e Volkswagen.

Progettato da Michele De Lucchi e costruito a Tolentino all’interno degli stabilimenti di Poltrona Frau il museo sa raccontare dall’interno la realtà di Poltrona Frau, i suoi cento anni di artigianalità, design, qualità e cultura della pelle. Uno spazio aperto al pubblico, volutamente studiato per diventare luogo d’incontro, di scambio e di riflessione e per accogliere tutte le persone che ogni anno visitano gli stabilimenti. Designer, architetti, studenti, giornalisti e clienti di tutto il mondo. Un museo che per Poltrona Frau vuole rappresentare un omaggio al proprio territorio dove la lavorazione della pelle è una tradizione consolidata. Un’eccellenza del made in Italy che in questo distretto trova la sua origine ed è riconosciuta in tutto il mondo.

Museo BMW Tullo Pezzo

Un Museo con la BMW nel cuore

Vicino a Mantova auto e moto della Casa bavarese

La BMW come punto d’onore e come primo amore. E’ il filo conduttore del Museo BMW Tullo Pezzo di San Giorgio Bigarello di Mantova, dove la famiglia Pezzo porta avanti da lunghi anni la cura, il restauro, la conservazione e la vendita dei modelli firmati dalla casa tedesca. BMW è l’acronimo di Bayerische Motoren Werke (Fabbrica Bavarese di Motori) fondata a Monaco di Baviera nel 1917 per costruire motori aerei destinati all’impiego bellico nella Prima Guerra Mondiale. Appassionato ed esperto di aeronautica era anche Tullo Pezzo, che nel 1964 avviò la concessionaria BMW di San Giorgio Bigarello, una delle prime in Italia. Erano gli anni del cosiddetto “miracolo italiano”, della crescita verticale della nostra economia, con l’automobile destinata a diventare bene di massa e non a restare un privilegio per pochi. “Durante la Seconda Guerra Mondiale nostro padre aveva sviluppato una buona formazione tecnico-meccanica applicata ai motori aeronautici che si rivelerà preziosa negli anni a venire”, raccontano i figli Davide e Riccardo che insieme ai nipoti Nicolò e Edoardo, rappresentano la seconda e la terza generazione della famiglia. Piano piano, come spesso capita a chi ama il proprio lavoro, la memoria dei padri ha chiesto ai figli ed ai nipoti di essere rappresentata. Nel 2005 è nata così la bella collezione che annovera una ventina di auto e quindici moto, tutte restaurate con cura grazie a una squadra di sapienti artigiani. La prima auto riportata allo stato d’origine è stata una 326 del 1938, acquistata da Tullo Pezzo agli inizi degli anni Ottanta. Molto impegno ha richiesto anche la 335 cabrio del 1939 che ha sfilato al concorso di Villa d’Este nel 2012. “Siamo andati a caccia di molte auto vendute a clienti ed amici di papà, le abbiamo racquistate e sottoposte a meticolosi restauri. Molte hanno conquistato la Targa Oro dell’ASI”, raccontano i fratelli Pezzo. Fra le molte auto in esposizione ci sono la 3000CSI e la 2002TI del 1972, la M3 del 1987 e una rarissima Z8, costruita dal 1999 al 2002, e venduta in numero limitato. Altra auto particolare è la Isetta la famosa microvettura prodotta dalla casa italiana Iso di Bresso dal 1953 al 1956 e successivamente, su licenza, dalla BMW, dal 1955 al 1962. Ancor oggi è considerata la prima automobile al mondo prodotta in serie a basso consumo di carburante, costruita per favorire la mobilità di un mondo che voleva muoversi, conoscere, viaggiare.

Museo Mille Miglia

L’idea del Museo della Mille Miglia nasce da un duplice progetto, che coinvolge anche l’antico monastero nel quale è situato. Può sembrare una locazione insolita per un museo dedicato al mondo dei motori, tuttavia conserva un particolare valore simbolico. Il complesso monastico di Santa Eufemia della Fonte, la cui fondazione risale al 1008, sorge alle porte di Brescia, non lontano da Viale Venezia, lo storico punto di partenza e di arrivo della competizione.

I fondatori del Museo, in seguito ad accordi presi col Comune di Brescia, si sono incaricati di restaurare e di valorizzare, dal punto di vista storico, la struttura, per anni considerata degradata e di scarso interesse culturale.

La decisione di allestire il Museo in un edificio religioso, inoltre, è dettata dal fatto che il percorso Brescia-Roma-Brescia, scelto dai quattro ideatori della Mille Miglia – Aymo Maggi, Franco Mazzotti, Renzo Castagneto e Giovanni Canestrini – non includeva casualmente la Capitale. Raggiungere la Città Eterna, significava compiere una specie di “viaggio dell’anima”, un “buttare l’anima oltre l’ostacolo”.

Ecco dunque che la scelta di collocare un museo dedicato al mondo dei motori, all’interno del monastero appare meno insolita.

L’obiettivo dei fondatori del museo è creare un luogo culturale interattivo, coinvolgente e aperto al dialogo con i visitatori, i quali sono accompagnati virtualmente attraverso l’intero tragitto della Mille Miglia da una passerella rossa, che rinvia alla Freccia Rossa, emblema della corsa, la quale separa da una parte le vicende storiche della corsa, dall’altra il racconto del costume del Novecento. Il carattere dinamico del museo è confermato anche dalla volontà di allestire dei laboratori permanenti, veri e propri centri di studio per i visitatori, uno dedicato all’epoca medievale, alla nascita e all’origine della struttura del sito monastico di Santa Eufemia, uno al panorama culturale del Novecento, uno interamente alla Mille Miglia, infine un laboratorio sulla cultura dell’automobilismo storico, con l’indicazione di tutti i centri specializzati dove far riparare le vetture d’epoca e reperire eventuali pezzi di ricambio ed un altro sarà dedicato alla presenza dell’automobile nel cinema del Novecento.

Il museo offre al pubblico la possibilità di ammirare i preziosi cimeli selezionati dall’archivio storico composto da 130.000 documenti significativi, e distribuiti lungo tutto il percorso in modo tale da consentire al visitatore di giungere al cuore della memoria storica dell’evento. La Mille Miglia, infatti, va oltre l’aspetto competitivo. In oltre trent’anni, ha svolto una funzione insostituibile per l’evoluzione dell’automobile, trattando con dovuto anticipo i temi che, adeguatamente sviluppati, avrebbero condotto alla realizzazione delle attuali utilitarie e alle Gran Turismo popolari in tutto il mondo.

Il materiale esposto è stato scelto con il fine di far comprendere come l’odierna tecnologia presente sulle vetture che adoperiamo, sia frutto dell’intelligenza di uomini che costruivano con passione autentica e che svolgevano con affiatamento il lavoro di équipe.

Ne sono testimonianza le due OM del 1929 esposte, nate dall’esperienza di semplici meccanici. Oltre ad esse, la 665 SS Corsa “Superba” e la 665 “Superba”, ma tra i marchi presenti si contano anche Alfa Romeo, BMW, Fiat, Maserati, Ferrari, Mercedes- Benz.

Il museo contiene anche l’Archivio della corsa, che conserva circa centotrentamila documenti, preservati da Renzo Castagneto e dai suoi collaboratori, nel periodo compreso tra il 1927 e il 1957, nelle diverse sedi dell’Automobile Club di Brescia.

La consultazione dell’Archivio Storico è permessa a ricercatori e professionisti direttamente presso il Museo, gli appassionati e i proprietari di vetture d’epoca possono richiedere anche per corrispondenza ricerche specifiche; inoltre tutti i documenti sono stati informatizzati e sono quindi fruibili in formato digitale grazie ad un motore di ricerca.

Galleria Storica Cantiere Riva

Il fascino della raffinatezza

La visita allo storico Cantiere Riva di Sarnico (BG) è un’esperienza immersiva ed emozionante in un luogo che esprime una dualità unica e intrigante, tra l’eleganza delle celebri “signore in mogano” e la magnetica bellezza dei nuovi Riva che sembrano arrivare dal futuro. Si inizia con la suggestiva proiezione di molti dei film nei quali è presente una barca Riva, partendo con “Mambo” del 1954 e arrivando ai giorni nostri. Il percorso prosegue nella galleria storica dove sono esposti i motoscafi da corsa prodotti nella prima metà del Novecento da Serafino Riva nonché quelli da diporto in mogano, prodotti nella seconda metà del Novecento dal figlio Carlo, che hanno cambiato per sempre la storia della nautica entrando nella leggenda. Da qui si passa alle linee produttive, dove si realizzano i motoscafi dagli 8 ai 20 metri, e dove si possono apprezzare la maestria e l’artigianalità tipiche di Riva. Il gran finale, che rimane negli occhi e nel cuore, è la visita alla mitica ‘Plancia’ che fu per molti anni l’ufficio di Carlo Riva, capolavoro assoluto di architettura e di design sospeso sul lago d’Iseo come la prua di una nave. Visite su prenotazione per gruppi di non meno di 20 persone e fino a un massimo di 40.

Museo delle Industrie e del Lavoro

L’area espositiva è interamente dedicata al tema dei trasporti ferroviari rappresentati dai veicoli storici del parco delle Ferrovie Nord, che a Saronno, vicino a Varese, hanno lo snodo più importante della loro rete. Accoglie i visitatori una storica tettoia Liberty, posta in origine all’ingresso della stazione di Saronno, dove faceva capo la prima tratta ferroviaria che partiva da Milano, inaugurata il 22 Marzo1879. Evento questo fondamentale che contribuì in modo determinante ad accelerare lo sviluppo industriale locale. Una carrozza d’epoca di 1°e 2° classe con i rossi velluti antichi, posta sotto la tettoia, è destinata all’accoglienza delle scolaresche per l’introduzione alla visita guidata ed ai successivi momenti di approfondimento dei diversi spunti forniti dalla visita. Vi sono esposti oltre che alcuni carri merci e veicoli di servizio anche il primo locomotore elettrico (1928) e una delle prime elettromotrici che con l’adiacente carrozza pilota formavano i primi convogli bidirezionali (1929).

Museo Storico Militare Lombardia

Nato dalla passione di Silvano Bettineschi Adamo Marelli, la collezione di questo museo raccoglie principalmente mezzi militari della Seconda Guerra Mondiale, In mostra anche cimeli ed oggettistica dell’epoca. Negli ampi spazi del museo, dislocato su due piani, sono esposti camion ed auto militari, fra i quali alcuni esemplari unici in Europa . Attraverso i mezzi esposti e le descrizioni tecniche e di utilizzo, è possibile documentarsi sulla storia della guerra, non solo attraverso le grandi battaglie ma anche ricostruendo le dure condizioni di vita dei militari impegnati al fronte.