Galleria Storica Croce Verde

Ricerca, restauro e conservazione di autolettighe

L’istituzione della “Galleria Storica” nasce da un’idea di Francesco Aguggiaro, storico volontario della Croce Verde, che, per primo, ha promosso il recupero e restauro di autolettighe utilizzate in passato da Croce Verde. In considerazione del valore storico, culturale ed economico, Croce Verde ha successivamente costituito ufficialmente il Gruppo Galleria Storica, intitolandolo al fondatore. La Galleria Storica è divenuta negli ultimi anni un’importante realtà di Croce Verde e rappresenta a tutt’oggi una particolarità a livello nazionale, unica tra le Pubbliche Assistenze. Fra le finalità del gruppo, c’è la ricerca, il restauro e la conservazione di autoambulanze e mezzi di soccorso dismessi o comunque usciti dall’attività operativa e che presentino interesse storico, di qualsiasi provenienza e tipologia essi siano. Un altro obiettivo è l’organizzazione di una struttura permanente adibita a Museo Storico dinamico che funga da centro di promozione culturale aperto alla cittadinanza, alle scuole ed alle istituzioni di formazione. Non manca infine la partecipazione a raduni, rassegne storiche e rievocative, manifestazioni pubbliche. La Galleria è attualmente composta da quattordici mezzi, compresa l’antica “ciclobarella”.

Museo di Macchine “Enrico Bernardi”

Il Museo Bernardi riveste un eccezionale valore nella storia della tecnica: vi sono infatti conservati i cimeli progettati e costruiti dal fondatore dell’Istituto di Macchine, il prof. Enrico Bernardi (1841-1919), pioniere italiano dell’automobilismo. Il museo fu fondato dal prof. Mario Medici nel 1941 a seguito di un lascito da parte degli eredi Bernardi a favore dell’Istituto di Macchine dell’Università di Padova.

Tra gli esemplari più significativi ricordiamo alcuni motori monocilindrici a benzina del periodo 1882-94, utilizzati per l’azionamento di macchine in stabilimenti industriali ed un’autovettura a tre ruote del 1894, dotata di un motore monocilindrico ad asse orizzontale e caratterizzata da molte soluzioni meccaniche originali.

In questo museo sono conservati molti esemplari di macchine a fluido e di organi meccanici raccolti in parecchi decenni di attività. Si tratta, probabilmente, della più vasta raccolta esistente in Italia in questo settore; essa viene utilizzata soprattutto per scopi didattici. Nel museo esistono parecchi modelli o esemplari di pompe e turbine idrauliche, giunti e convertitori oleodinamici, motori a benzina e Diesel di svariate epoche e dimensioni, turbine a vapore, compressori, soffianti, ventilatori. In particolare si trovano esposti un turbogetto Junkers Jumo 109.004 mod BL, con compressore ad 8 stadi, 6 camere di combustione tubolari, turbina assiale monogirante, ugello di scarico a sezione regolabile, motore alternato di lancio a 4 cilindri e 2 tempi; una turbina a vapore da 15 MW per centrale termoelettrica, prevista per funzionare con vapore a 26,5 bar e 375°C; il primo stadio di un vettore balistico strategico “Alfa” a propellente solido con 4 ugelli di spinta orientabili mediante un circuito oleodinamico (spinta massima 24.000 Kg).

Collezione Fabio Tretti

Una raccolta ispirata e ben documentata
Padova

Fra le auto di questa collezione una Giulietta SS pre-serie del 1959 ritrovata nel 1986 presso l’abitazione di un Ingegnere di Autodelta. In esposizione anche il prototipo Siata 750 Sport Motto presentato al Salone della Carrozzeria di Milano nel 1948. Gli esemplari successivi furono allestiti su telaio tubolare Gilco. Acquistata nel 1948 dal pilota Massimo Ferrazzi, partecipò a molte corse delle quali Tretti conserva documentazione. Dalla Curia di Aragona proviene una Fiat 1500B 6C del 1938, il cui innovativo design ispirò molte Case. Aggressive e sinuose la Fiat Dino Spider 1967 Pininfarina e la verde Porsche 911S. Molto rara l’Auto Union DKW 1000 SP Cabrio 1964. Fra le auto inglesi, una Jaguar EType 3 1963 disegnata da Malcom Sayer, vera meteora rispetto agli stilemi dell’epoca. Suscita simpatia la biancorossa BMW Isetta 250 del 1960 concepita dalla ISO di Bresso nel 1953 su progetto di Ermenegildo Preti. Iconica l’Autozodiaco Damaca, per anni dimenticata in una rimessa di Trapani. Emblematico il furgone Fiat 615 del 1956 ed elegante la Fiat Cuopè Ellena del 1964,  frutto del genio creativo di Luciano Pollo ed Ezio Ellena nel 1954, con il contributo iniziale di Mario Felice Boano, suocero di Ellena. Fra le moto, Macchi 125 N “Cigno” 1952, Ducati 175 “Cruiser” 1953, Motom 98 TS 1956, Parilla 98 “Slughi” 1957, Laverda 200 1956 e Aermacchi “Chimera”1956.

Collezione Pietro Galtarossa

Le auto dei VIP del Novecento
Padova

Tutta colpa dei modellini Dinky, Corgi, Tekno, Solido e Mercury che gli regalavano in famiglia, dove tutti erano appassionati di automobili. Così nasce la passione di Pietro Galtarossa, padovano, classe 1954, che ha raccolto una sessantina di auto prestigiose, molte delle quali appartenute a personaggi famosi. C’è la Flaminia nera del comune di Venezia sulla quale viaggiava il patriarca Albino Luciani, salito al soglio pontificio nel 1978 col nome di Giovanni Paolo I, la Dodge Sport Suburban del 1956 appartenuta al principe Furstenberg, il padre di Ira, la Ford Thunderbird che guidava Adriano Celentano, la Maserati 3500 GT Touring della famosa attrice Miranda Martino. E tante auto di famiglia, mai vendute, e custodite in due rimesse, come Lancia, B24 Convertibile, Appia, Flavia, Fulvia. Fra le Alfa, una Giulia Sprint, acquistata dieci giorni dopo la nascita della figlia Giulia con l’idea di regalargliela quando avrebbe compiuto i 18 anni. Numerose le Fiat prima serie. Fra le auto americane, Ford Mustang Cabrio, Ford Fairlane, Chrysler Newyorker, Buick 1947 del corpo diplomatico americano e per lunghi anni dimenticata nei garages vaticani. Numerose anche le Mercedes e le Porsche. A rappresentare le inglesi ci sono Aston-Martin, Bentley, Humber, MG e Triumph. Curiosa la storia di una Jaguar EType coupè, sognata all’epoca degli esami di maturità, e fortunosamente ritrovata, proprio quella, trent’anni dopo.

Museo Trattori Bisson

Modelli Fordson dal 1917 al 1970

Il Museo nasce dalla passione per i trattori di Gianfranco Bisson che iniziò la collezione di trattori Ford dal 1971, tutti perfettamente funzionanti e rimessi a nuovo. Il collegamento con i trattori FordSon, inizia nel 1941 con Vittorino Bisson, che da riparatore con officina meccanica sita a Campedello, divenne rivenditore autorizzato dei trattori FordSon per quasi tutta la provincia di Vicenza. Nello stesso anno nasce anche Gianfranco Bisson. L’impegno imprenditoriale di Gianfranco Bisson comincia il 9 settembre 1965. Quel giorno, improvvisamente, morì il padre Vittorino fondatore dell’azienda. Per continuare il lavoro il figlio prende subito le redini dell’azienda e riformula il contratto con la Ford che intanto introduce la serie X, con trattori estremamente innovativi. Nel 1971 la sede dell’azienda era a Campedello ed aveva una ventina di collaboratori. Gianfranco Bisson ben presto si rese conto che la vecchia sede era insufficiente e così nel 1975 fu inaugurata la nuova sede di Vancimuglio sulla statale Vicenza-Padova. Con 20.000 mq di estensione totale per la showroom, ma anche ampio spazio ai servizi di officina e ricambi. Nel museo si possono trovare trattori FordSon dal 1917 fino 1970. È possibile visitare il museo solo su prenotazione. Dal lunedì al venerdì.

Museo Ferroviario di Primolano

Il sito museale sorge nella vecchi rimessa locomotive di Primolano (Vicenza), dove sono conservati un treno a vapore composto dalla locomotiva a vapore 880.051 (funzionante e in ordine di marcia) e un treno completo di carrozze e carri merci, oltre ad altri rotabili e locomotori presenti nel sito. La Rimessa Locomotive di Primolano è la sede operativa di questo Museo, ottenuta in comodato d’uso da Rete Ferroviaria Italiana nel 2009 dopo 25 anni di inattività: l’area comprende anche il fascio binari, l’edificio della Rimessa a due vie, la piattaforma girevole e il piano caricatore a nord dei binari di corsa. Pezzo forte è la vaporiera 880001 restaurata dall’Officina Lucato Termica di Castelletto Monferrato. Inviata in Piemonte nel novembre 2014, la centenaria locomotiva della Breda costruita nel 1916, è stata sottoposta alla completa revisione della caldaia e delle parti meccaniche  oltre alla ricostruzione e sostituzione di pezzi ammalorati e non più funzionanti. Per assicurare la piena godibilità turistica di questo treno, il convoglio dovrebbe essere immatricolato e messo in esercizio per collegare Valsugana e Valbrenta, da Primolano verso Bassano del Grappa e Pergine, con due carrozze d’epoca (anni Trenta e anni Cinquanta), già delle FS e la possibilità di agganciare uno o due carri merci atti al trasporto di bici per cicloturisti. Ma attualmente tale servizio non è disponibile perché manca un’impresa ferroviaria che possa immatricolare i mezzi per farli viaggiare sotto il proprio sistema di sicurezza. Al momento il tutto è visitabile come sede museale ed i mezzi, in alcune occasioni, percorrono brevi tratti all’interno dei binari del museo.

 

Museo Bonfanti-Vimar

Il Museo è stato fondato nel 1991 da alcuni tra i più rappresentativi soci del Circolo Veneto Auto Moto d’Epoca, un gruppo di amici legati dalla passione per le auto, che da vent’anni inseguivano il sogno di raccogliere i loro gioielli a quattro ruote in una struttura che fosse qualcosa di più che una statica autorimessa, che si potesse distinguere dalle altre, viva e in grado di comunicare emozioni. La singolarità di questo museo è accresciuta dall’edificio in cui è collocato, una struttura architettonica, disposta su due piani, che presenta soluzioni originali per forma e spazi interni. È l’unico museo europeo del settore ad allestire mostre monotematiche semestrali, che, in autunno e in primavera, rinnovano le tematiche contemplate e propongono argomenti sempre diversi e stimolanti, inerenti agli aspetti tecnici, sportivi, sociali. Le collezioni presentate al pubblico rendono questo museo piuttosto dinamico e versatile, in grado di andare incontro alle più svariate esigenze dei visitatori.

Tra le mostre di successo si ricorda quella intitolata “Spider: aspettando la primavera”, in onore dell’auto dei sogni per antonomasia, quella che fa desiderare appunto la primavera per potersi sentire liberi con la brezza tra i capelli. Il museo ospitò ben trenta esemplari di questa vettura sportiva, dalla mitica Alfa Romeo 1750 GS Zagato del 1931, resa famosa dalle vittorie di Tazio Nuvolari, all’intramontabile Fiat Balilla Coppa d’Oro del 1933, ripercorrendo la storia di queste grintose vetture fino ai giorni nostri.

Per le continue proposte culturali, al Museo dell’ Automobile “Bonfanti-Vimar” è stato assegnato il trofeo di miglior museo europeo della motorizzazione nel 1999, 2000, 2001 e 2004 e 2007. Un vanto per l’intera Regione.

Di grande successo anche la rassegna dedicata alla Touring, la carrozzeria milanese che per ben quarant’anni, nel periodo che va dal 1926 al 1966, rappresentò una delle più prestigiose firme del settore, a cui si deve la creazione di auto storiche come l’Alfa Romeo “Villa d’Este” del 1949 e la contemporanea Ferrari “Barchetta”.

Il polo museale è provvisto di un fornito archivio, al cui interno se ne trova uno unico, in via di ampliamento, definito “Archivio Veneto”, che raccoglie numerose informazioni in merito a pionieri, progettisti, aziende, priorità, piloti, manifestazioni svoltesi nella regione veneta dal 1880 circa e che vanta consultazioni illustri, che includono riviste specializzate, giornalisti e Case automobilistiche.

Usufruendo dei Fondi Europei, il museo ha organizzato una serie di Corsi per restauratori di auto d’epoca, gli unici sino ad ora svolti in Europa, e vanta, sin dalla sua fondazione, una proficua collaborazione con l’Università di Padova, grazie alla promozione di visite e lezioni.

Museo della bicicletta Loris Pasquale

Salcedo (VI), piccolo paese della pedemontana vicentina, in via Roma 5, si trova un’interessante collezione privata dedicata alla bicicletta. Questo museo è stato realizzato con pazienza, dedizione e grande competenza da Loris Pasquale, nato a Vicenza nel 1962, che fin da bambino fu affascinato dal collezionismo di vario tipo: figurine di calciatori, monete, francobolli, farfalle, minerali, fossili e altro.
Aveva vent’anni quando un amico di famiglia, un meccanico di biciclette di Breganze (VI), regalò a suo padre Francesco una vecchia bicicletta equipaggiata con motore a rullo, modello Mosquito 38. Loris fu subito affascinato da questo veicolo a due ruote che fece scattare in lui la passione di cercare e collezionare altri modelli di biciclette. In pochi anni la sua collezione di biciclette e accessori è cosi cresciuta fino a dar vita ad un vero museo visitabile dal pubblico.

Nella suggestiva esposizione figurano centinaia di biciclette storiche a partire dal biciclo Michaux datato 1861 (con pedali e sella regolabili) fino ai modelli dei nostri giorni, insieme ad accessori di vario tipo tutti relativi alla bicicletta e alla sua storia, quali magliette, vestiti d’epoca, riviste, cartelloni pubblicitari, manifesti, libri, cataloghi, medaglie, fanali.

Notevoli e numerosi i mezzi a pedali dell’Ottocento, fra i quali Howe del 1870,Turri del 1887, Singer del 1880, Rudge del 1878, il triciclo Peugeot del 1894 dotato di differenziale, la Metropole del 1898 con trasmissione e cardano,  Non mancano pregevoli esemplari del Novecento, i più antichi la Dursley Pedersen del 1903, la Sunbeam Two Speed del 1904, la Labor del 1905, la monoforcella Lefty che ha ispirato alcune moderne mountain-bike e la Terrot del 1907.

Molto rara la Levocyclette del 1905 a pedalata alternata, non circolare, grazie ad una tecnologia raffinata. Altrettanto pregiate la Magnat Debon del 1901 con cambi differenti e pedalata nei due sensi, avanti e indietro. Nella Flora del 1915 la canna si abbassa e la bici si trasforma in mezzo da uomo in bici da donna. Geniale la Humber Cycle del 1904 che veniva proposta in scatola di montaggio, come pezzi di ricambio, per sfuggire alle regole del dazio. Nella Hirondelle del 1915 -dotata di retropedalage– pedalando in avanti si affrontava la strada in pianura e all’indietro quella in salita. Curiose le “Ciclopalla”, specialità sportiva che permette di giocare al calcio in bicicletta. La palla, ad eccezione del portiere quando si trova all’interno della propria area di rigore, può essere giocata toccandola solamente con le ruote della bicicletta. Le squadre, a seconda della variante del gioco considerata, sono normalmente composte da due, cinque o sei giocatori per parte. L’invenzione del gioco della ciclopalla viene attribuita al ciclista statunitense, di origini tedesche, Nick Kaufmann. Kaufmann avrebbe avuto l’ispirazione imbattendosi in un cane di piccola taglia mentre era alla guida della bicicletta, scansandolo delicatamente a lato della strada con la ruota anteriore. Kaufmann ebbe così l’idea di sostituire il cane con una palla, dando vita nel 1893 a Rochester -sua città natia negli Stati Uniti- alla prima partita di ciclopalla. Molto ammirato anche il tandem con sedute parallele di Dei, che permetteva ai due ciclisti di conversare, viaggiando uno accanto all’atro e non uno dieto l’altro. Solo uno però guidava il mezzo con il manubrio. Il secondo manubrio era d’appoggio.

Collezione Marchiori

Oggi i moderni mezzi di trasporto e le autostrade permettono di accorciare le distanze raggiungendo in giornata città lontane fra loro diverse centinaia di chilometri.

Non era così nel Novecento quando i grandi trasporti venivano assicurati da imponenti camion che, già nel nome, rivelavano la forza e la potenza di cui erano capaci, come l’OM Titano del 1937 o il Fiat 634 80 HP dello stesso anno denominato ‘Carnera’, con chiaro riferimento al pugile friulano Primo Carnera, noto come ‘Gigante buono’, il primo italiano a conquistare un titolo mondiale di pugilato il 29 giugno 1933, quando si aggiudicò l’ambito trofeo dei pesi massimi.

Nella Collezione Marchiori questi ‘Giganti dell’Asfalto’ sono conservati e custoditi con grande cura per testimoniare, con l’imponenza della loro stazza, quanto fossero impegnativi i trasporti nel secolo scorso.

Dal lavoro di famiglia, ossia l’estrazione, la lavorazione e il commercio di ghiaia, pietrisco e sabbie da costruzione con proprie cave ed attività connesse ai trasporti, alla quale nel tempo si è affiancata l’attività di produzione di conglomerati bituminosi e la costruzione di opere stradali, idrauliche, fognarie ed affini, la famiglia Marchiori ha conservato alcuni veicoli come i citati OM Titano, nelle due versione autobotte e cassone, il Fiat 634, il Fiat 666 del 1942, il Fiat 666 N7 del 1952 ed altri ancora.

Dai camion è poi germogliata una raffinata collezione di auto fra le quali brillano due Alfa Romeo 6C 2500SS in condizioni da concorso, Alfa 1900 Sprint Superleggera, due Fiat 522, Fiat 501 e Fiat 519 del 1925. E molto altro ancora…

Museo Pompieri di Selva di Cadore

Inaugurato in occasione dei cent’anni di fondazione del corpo volontario dei pompieri, raccoglie ed espone attrezzature ed equipaggiamenti d’epoca che narrano il valore e il coraggio dei vigili del fuoco volontari, veri angeli custodi delle comunità montane. All’interno, veicoli di soccorso, manufatti, attrezzatura, divise storiche, ed equipaggiamenti  usati dai vigili del fuoco in caso di incendi o altri interventi. Nei mesi di luglio e agosto vengono organizzate delle guidate tutti i giovedì dalle 18.00 alle 20.00. Selva di Cadore è situata in val Fiorentina, nell’alto Agordino, e rappresenta un’importante stazione turistica estiva e invernale.