Collezione macchine a vapore Davide Lorenzone

Imponenti e di produzione italiana e straniera

La collezione di macchine a vapore di Davide Lorenzone, ingegnere torinese e conservatore del Museo dell’Automobile di Torino, è iniziata nel 1999 e vanta oggi una quindicina di spettacolari esemplari. Da una sua ricerca risultano oggi esistenti in Italia circa 400 macchine a vapore per uso agricolo e industriale. Solo qui sono visibili la carrozza a vapore Trinci del 1879, primo esempio di veicolo civile ad uso privato e la locomobile Giovanni Romei di Siena “N. 2”, del 1912, ad oggi l’unico modello superstite (n. 83 di matricola), in grado di sviluppare una potenza di 5 cavalli vapore a 240 giri. Queste macchine nascevano per piccoli poderi o zone collinari, ma venivano utilizzate anche in officine, frantoi e mulini. Notevoli la Breda di Milano del 1904, la Marshall del 1893, importata da Riva Monneret dall’Inghilterra, usata in un’officina meccanica a Varese e la bolognese De Morsier del 1885 costruita per il Ministero della Guerra Italiano. In collezione anche l’inglese Clayton & Shuttleworth recuperata in Uruguay, ed un trattore convertibile inglese della Aveling & Porter tipo XAC del 1907, trasformato in rullo compressore nel 1910. Suggestiva anche la raccolta di rarissimi giocattoli a vapore di fine Ottocento, prodotti da Plank, Falk e Schoenner.

 

Collezione Luigi Cenzi

La storia della bici inizia nel Settecento

E’ una casa-museo con 150 modelli di biciclette d’epoca quella creata da Luigi Cenzi che ripercorre la storia di tanti modelli dalla fine del ‘700 ai giorni nostri. Notevoli, fra le molte esposte, il “celerifero”, strano congegno realizzato dal conte Mede De Sivrac che, in un caldo pomeriggio del giugno 1791, in piena rivoluzione francese, si presentò nei giardini del Palais Royal di Parigi. Funzionava a spinta, stile monopattino, con due ruote da carrozza unite da un travetto di legno che si muoveva puntando i piedi per terra e spingendo forte, per la gioia dei muscoli. La possibilità di cambiare la direzione con il manubrio arrivò solo nel 1818 con la tedesca Draisina. I pedali arrivarono fra il 1860 e il 1865, come conferma la francese Michaudina, personalizzata con testa d’anatra. Ricca anche la documentazione storica, come l’editto dell’Ottocento, pubblicato dalla municipalità di Milano, che proibiva l’uso delle due ruote a spinta nelle ore notturne perché i malviventi le usavano per le loro ruberie e i gendarmi ne erano sprovvisti. Nel giro di vent’anni, Cenzi è diventato uno dei maggiori collezionisti italiani di bici storiche. La sua storia inizia con il ritrovamento in un mercatino della bici “Dei”, marca prestigiosa negli anni Venti del secolo scorso, usata dal padre.

Officina Museo Ruote Celeri

Un luogo ideale per ricordare il Novecento
Noventa Vicentina (VI)

Ai piedi dei colli Euganei e dei colli Berici, questa collezione ripercorre un secolo di motorismo. I fondatori sono dediti a manutenzione, restauro, preparazione e customizzazione di auto e moto d’epoca, con un’interessante parentesi sui mezzi agricoli che hanno segnato la storia di una famiglia. Non per questo hanno trascurato la storia. All’interno è infatti presente una vasta raccolta di auto e moto d’epoca di diversi periodi storici ed alcuni mezzi agricoli. Non manca uno spazio d’accoglienza per i visitatori, che possono soffermarsi, visitare la collezione, progettare eventi in una cornice davvero seducente ed esclusiva perché l’ordine espositivo non è solo orizzontale, ma anche verticale, con auto e moto schierate in bella vista per accendere emozioni. Fra queste, una vasta gamma di moto d’epoca del Novecento, dai marchi italiani come Piaggio e Lambretta fino alle case giapponesi, inglesi e tedesche. La lettura di riviste e cataloghi su poltrone in pelle naturale rende la visita ancora più piacevole. E per giocare c’è perfino un calcetto. All’interno dell’officina-museo sono presenti veicoli d’epoca popolari e utilitari come la Volkswagen Maggiolino ed esclusivi come Lancia Flaminia GT Superleggera firmata Touring, insieme a mezzi di trasporto militari come il sidecar Bmw e diversi esemplari di Vespa e Lambretta calessino.

Galleria Storica Croce Verde

Ricerca, restauro e conservazione di autolettighe

L’istituzione della “Galleria Storica” nasce da un’idea di Francesco Aguggiaro, storico volontario della Croce Verde, che, per primo, ha promosso il recupero e restauro di autolettighe utilizzate in passato da Croce Verde. In considerazione del valore storico, culturale ed economico, Croce Verde ha successivamente costituito ufficialmente il Gruppo Galleria Storica, intitolandolo al fondatore. La Galleria Storica è divenuta negli ultimi anni un’importante realtà di Croce Verde e rappresenta a tutt’oggi una particolarità a livello nazionale, unica tra le Pubbliche Assistenze. Fra le finalità del gruppo, c’è la ricerca, il restauro e la conservazione di autoambulanze e mezzi di soccorso dismessi o comunque usciti dall’attività operativa e che presentino interesse storico, di qualsiasi provenienza e tipologia essi siano. Un altro obiettivo è l’organizzazione di una struttura permanente adibita a Museo Storico dinamico che funga da centro di promozione culturale aperto alla cittadinanza, alle scuole ed alle istituzioni di formazione. Non manca infine la partecipazione a raduni, rassegne storiche e rievocative, manifestazioni pubbliche. La Galleria è attualmente composta da quattordici mezzi, compresa l’antica “ciclobarella”.

Museo di Macchine “Enrico Bernardi”

Il Museo Bernardi riveste un eccezionale valore nella storia della tecnica: vi sono infatti conservati i cimeli progettati e costruiti dal fondatore dell’Istituto di Macchine, il prof. Enrico Bernardi (1841-1919), pioniere italiano dell’automobilismo. Il museo fu fondato dal prof. Mario Medici nel 1941 a seguito di un lascito da parte degli eredi Bernardi a favore dell’Istituto di Macchine dell’Università di Padova.

Tra gli esemplari più significativi ricordiamo alcuni motori monocilindrici a benzina del periodo 1882-94, utilizzati per l’azionamento di macchine in stabilimenti industriali ed un’autovettura a tre ruote del 1894, dotata di un motore monocilindrico ad asse orizzontale e caratterizzata da molte soluzioni meccaniche originali.

In questo museo sono conservati molti esemplari di macchine a fluido e di organi meccanici raccolti in parecchi decenni di attività. Si tratta, probabilmente, della più vasta raccolta esistente in Italia in questo settore; essa viene utilizzata soprattutto per scopi didattici. Nel museo esistono parecchi modelli o esemplari di pompe e turbine idrauliche, giunti e convertitori oleodinamici, motori a benzina e Diesel di svariate epoche e dimensioni, turbine a vapore, compressori, soffianti, ventilatori. In particolare si trovano esposti un turbogetto Junkers Jumo 109.004 mod BL, con compressore ad 8 stadi, 6 camere di combustione tubolari, turbina assiale monogirante, ugello di scarico a sezione regolabile, motore alternato di lancio a 4 cilindri e 2 tempi; una turbina a vapore da 15 MW per centrale termoelettrica, prevista per funzionare con vapore a 26,5 bar e 375°C; il primo stadio di un vettore balistico strategico “Alfa” a propellente solido con 4 ugelli di spinta orientabili mediante un circuito oleodinamico (spinta massima 24.000 Kg).

Collezione Fabio Tretti

Una raccolta ispirata e ben documentata
Padova

Fra le auto di questa collezione una Giulietta SS pre-serie del 1959 ritrovata nel 1986 presso l’abitazione di un Ingegnere di Autodelta. In esposizione anche il prototipo Siata 750 Sport Motto presentato al Salone della Carrozzeria di Milano nel 1948. Gli esemplari successivi furono allestiti su telaio tubolare Gilco. Acquistata nel 1948 dal pilota Massimo Ferrazzi, partecipò a molte corse delle quali Tretti conserva documentazione. Dalla Curia di Aragona proviene una Fiat 1500B 6C del 1938, il cui innovativo design ispirò molte Case. Aggressive e sinuose la Fiat Dino Spider 1967 Pininfarina e la verde Porsche 911S. Molto rara l’Auto Union DKW 1000 SP Cabrio 1964. Fra le auto inglesi, una Jaguar EType 3 1963 disegnata da Malcom Sayer, vera meteora rispetto agli stilemi dell’epoca. Suscita simpatia la biancorossa BMW Isetta 250 del 1960 concepita dalla ISO di Bresso nel 1953 su progetto di Ermenegildo Preti. Iconica l’Autozodiaco Damaca, per anni dimenticata in una rimessa di Trapani. Emblematico il furgone Fiat 615 del 1956 ed elegante la Fiat Cuopè Ellena del 1964,  frutto del genio creativo di Luciano Pollo ed Ezio Ellena nel 1954, con il contributo iniziale di Mario Felice Boano, suocero di Ellena. Fra le moto, Macchi 125 N “Cigno” 1952, Ducati 175 “Cruiser” 1953, Motom 98 TS 1956, Parilla 98 “Slughi” 1957, Laverda 200 1956 e Aermacchi “Chimera”1956.

Collezione Pietro Galtarossa

Le auto dei VIP del Novecento
Padova

Tutta colpa dei modellini Dinky, Corgi, Tekno, Solido e Mercury che gli regalavano in famiglia, dove tutti erano appassionati di automobili. Così nasce la passione di Pietro Galtarossa, padovano, classe 1954, che ha raccolto una sessantina di auto prestigiose, molte delle quali appartenute a personaggi famosi. C’è la Flaminia nera del comune di Venezia sulla quale viaggiava il patriarca Albino Luciani, salito al soglio pontificio nel 1978 col nome di Giovanni Paolo I, la Dodge Sport Suburban del 1956 appartenuta al principe Furstenberg, il padre di Ira, la Ford Thunderbird che guidava Adriano Celentano, la Maserati 3500 GT Touring della famosa attrice Miranda Martino. E tante auto di famiglia, mai vendute, e custodite in due rimesse, come Lancia, B24 Convertibile, Appia, Flavia, Fulvia. Fra le Alfa, una Giulia Sprint, acquistata dieci giorni dopo la nascita della figlia Giulia con l’idea di regalargliela quando avrebbe compiuto i 18 anni. Numerose le Fiat prima serie. Fra le auto americane, Ford Mustang Cabrio, Ford Fairlane, Chrysler Newyorker, Buick 1947 del corpo diplomatico americano e per lunghi anni dimenticata nei garages vaticani. Numerose anche le Mercedes e le Porsche. A rappresentare le inglesi ci sono Aston-Martin, Bentley, Humber, MG e Triumph. Curiosa la storia di una Jaguar EType coupè, sognata all’epoca degli esami di maturità, e fortunosamente ritrovata, proprio quella, trent’anni dopo.

Museo Trattori Bisson

Modelli Fordson dal 1917 al 1970

Il Museo nasce dalla passione per i trattori di Gianfranco Bisson che iniziò la collezione di trattori Ford dal 1971, tutti perfettamente funzionanti e rimessi a nuovo. Il collegamento con i trattori FordSon, inizia nel 1941 con Vittorino Bisson, che da riparatore con officina meccanica sita a Campedello, divenne rivenditore autorizzato dei trattori FordSon per quasi tutta la provincia di Vicenza. Nello stesso anno nasce anche Gianfranco Bisson. L’impegno imprenditoriale di Gianfranco Bisson comincia il 9 settembre 1965. Quel giorno, improvvisamente, morì il padre Vittorino fondatore dell’azienda. Per continuare il lavoro il figlio prende subito le redini dell’azienda e riformula il contratto con la Ford che intanto introduce la serie X, con trattori estremamente innovativi. Nel 1971 la sede dell’azienda era a Campedello ed aveva una ventina di collaboratori. Gianfranco Bisson ben presto si rese conto che la vecchia sede era insufficiente e così nel 1975 fu inaugurata la nuova sede di Vancimuglio sulla statale Vicenza-Padova. Con 20.000 mq di estensione totale per la showroom, ma anche ampio spazio ai servizi di officina e ricambi. Nel museo si possono trovare trattori FordSon dal 1917 fino 1970. È possibile visitare il museo solo su prenotazione. Dal lunedì al venerdì.

Museo Ferroviario di Primolano

Il sito museale sorge nella vecchi rimessa locomotive di Primolano (Vicenza), dove sono conservati un treno a vapore composto dalla locomotiva a vapore 880.051 (funzionante e in ordine di marcia) e un treno completo di carrozze e carri merci, oltre ad altri rotabili e locomotori presenti nel sito. La Rimessa Locomotive di Primolano è la sede operativa di questo Museo, ottenuta in comodato d’uso da Rete Ferroviaria Italiana nel 2009 dopo 25 anni di inattività: l’area comprende anche il fascio binari, l’edificio della Rimessa a due vie, la piattaforma girevole e il piano caricatore a nord dei binari di corsa. Pezzo forte è la vaporiera 880001 restaurata dall’Officina Lucato Termica di Castelletto Monferrato. Inviata in Piemonte nel novembre 2014, la centenaria locomotiva della Breda costruita nel 1916, è stata sottoposta alla completa revisione della caldaia e delle parti meccaniche  oltre alla ricostruzione e sostituzione di pezzi ammalorati e non più funzionanti. Per assicurare la piena godibilità turistica di questo treno, il convoglio dovrebbe essere immatricolato e messo in esercizio per collegare Valsugana e Valbrenta, da Primolano verso Bassano del Grappa e Pergine, con due carrozze d’epoca (anni Trenta e anni Cinquanta), già delle FS e la possibilità di agganciare uno o due carri merci atti al trasporto di bici per cicloturisti. Ma attualmente tale servizio non è disponibile perché manca un’impresa ferroviaria che possa immatricolare i mezzi per farli viaggiare sotto il proprio sistema di sicurezza. Al momento il tutto è visitabile come sede museale ed i mezzi, in alcune occasioni, percorrono brevi tratti all’interno dei binari del museo.

 

Museo Bonfanti-Vimar

Il Museo è stato fondato nel 1991 da alcuni tra i più rappresentativi soci del Circolo Veneto Auto Moto d’Epoca, un gruppo di amici legati dalla passione per le auto, che da vent’anni inseguivano il sogno di raccogliere i loro gioielli a quattro ruote in una struttura che fosse qualcosa di più che una statica autorimessa, che si potesse distinguere dalle altre, viva e in grado di comunicare emozioni. La singolarità di questo museo è accresciuta dall’edificio in cui è collocato, una struttura architettonica, disposta su due piani, che presenta soluzioni originali per forma e spazi interni. È l’unico museo europeo del settore ad allestire mostre monotematiche semestrali, che, in autunno e in primavera, rinnovano le tematiche contemplate e propongono argomenti sempre diversi e stimolanti, inerenti agli aspetti tecnici, sportivi, sociali. Le collezioni presentate al pubblico rendono questo museo piuttosto dinamico e versatile, in grado di andare incontro alle più svariate esigenze dei visitatori.

Tra le mostre di successo si ricorda quella intitolata “Spider: aspettando la primavera”, in onore dell’auto dei sogni per antonomasia, quella che fa desiderare appunto la primavera per potersi sentire liberi con la brezza tra i capelli. Il museo ospitò ben trenta esemplari di questa vettura sportiva, dalla mitica Alfa Romeo 1750 GS Zagato del 1931, resa famosa dalle vittorie di Tazio Nuvolari, all’intramontabile Fiat Balilla Coppa d’Oro del 1933, ripercorrendo la storia di queste grintose vetture fino ai giorni nostri.

Per le continue proposte culturali, al Museo dell’ Automobile “Bonfanti-Vimar” è stato assegnato il trofeo di miglior museo europeo della motorizzazione nel 1999, 2000, 2001 e 2004 e 2007. Un vanto per l’intera Regione.

Di grande successo anche la rassegna dedicata alla Touring, la carrozzeria milanese che per ben quarant’anni, nel periodo che va dal 1926 al 1966, rappresentò una delle più prestigiose firme del settore, a cui si deve la creazione di auto storiche come l’Alfa Romeo “Villa d’Este” del 1949 e la contemporanea Ferrari “Barchetta”.

Il polo museale è provvisto di un fornito archivio, al cui interno se ne trova uno unico, in via di ampliamento, definito “Archivio Veneto”, che raccoglie numerose informazioni in merito a pionieri, progettisti, aziende, priorità, piloti, manifestazioni svoltesi nella regione veneta dal 1880 circa e che vanta consultazioni illustri, che includono riviste specializzate, giornalisti e Case automobilistiche.

Usufruendo dei Fondi Europei, il museo ha organizzato una serie di Corsi per restauratori di auto d’epoca, gli unici sino ad ora svolti in Europa, e vanta, sin dalla sua fondazione, una proficua collaborazione con l’Università di Padova, grazie alla promozione di visite e lezioni.