Il museo è frutto dell’appassionata ricerca di Alfio Gottardo, grande studioso di meccanica e di tecnologia. La raccolta dei mezzi esposti è il frutto di questa sua attività. Centinaia di mezzi, attrezzature, macchine di tutte le epoche e di tutti i paesi del mondo sono esposti nel museo. La sua struttura, in parte all’aperto e in parte al chiuso, garantisce una visita in grado di appagare anche il visitatore più esigente. Vetture e motociclette, esposte al coperto, rappresentano uno dei punti forti della collezione. Visitare il Museo Gottardo Park è come accedere ad un’enorme enciclopedia della tecnologia e della meccanica in grado di appassionare adulti e bambini. Un’opportunità unica per imparare e capire dal vivo tante cose che sono descritte solo sui libri. Un’occasione per passare una giornata all’insegna della cultura e dell’istruzione. Aerei e elicotteri, armi, autocarri e camion, automobili, locomotive, mezzi agricoli, moto, nautica, veicoli vari. Tra le particolarità anche il motore sezionato di un carro armato Sherman, un trattore ferroviario, spazzaneve a doppia cabina, un mezzo sminatore e un distributore di benzina del 1900.
Museo Eugenio Molinari
Pura velocità sull’acqua
Situato presso la storica sede dei Cantieri Molinari dal 1950, il museo racchiude numerosi scafi in mogano e vetroresina frutto della ricerca tecnica, dell’ingegno e della passione di Eugenio Molinari, inventore, costruttore, pilota vincitore di innumerevoli competizioni a bordo di scafi da lui progettati, il primatista assoluto della motonautica, colui che ha aperto un nuovo capitolo nella storia dell’alta velocità sull’acqua, l’uomo più titolato al mondo in motonautica inboard, campione del mondo, campione d’Europa, campione d’Italia e detentore di 72 record mondiali come pilota e di ben 136 come costruttore in varie classi, distanziando di decenni tutte le precedenti concezioni tecniche, ha vinto 8 volte la Pavia-Venezia e 10 volte il giro del Lario, in quest’ultima si è aggiudicato il titolo di uomo più veloce al mondo in acque libere alla navigazione, trionfando ad una velocità di punta di oltre 240 km/h, primato ancora insuperato. Numerosi i riconoscimenti e tra questi la laurea hc in ingegneria navale e meccanica, grazie all’invenzione di una carena costituita da scanalature longitudinali che segnano lo scafo per rendere la barca più stabile e aumentando la velocità del 16%. Nel museo viene illustrata la storia di un mito che ad oggi continua e appassiona.
Museo Tecnico Navale della Spezia
Il Museo Tecnico Navale della Spezia è il maggiore museo navale d’Italia, uno tra i più antichi al mondo.
Conserva decine di migliaia di cimeli appartenuti alle Marine preunitarie, alla Regia Marina e all’attuale Marina Militare, e testimonia lo stretto legame esistente con la città della Spezia e il suo Arsenale Militare Marittimo.
Il Percorso espositivo si sviluppa attraverso quattro temi: le Origini; le Maestranze; Uomini, Imprese ed, Eroi; Tecnica ed Eccellenze.
Nelle Origini si ripercorrono, attraverso documentazione dell’epoca, gli eventi che portarono all’idea di Camillo Benso Conte di Cavour, e alla realizzazione da parte di Domenico Chiodo, dell’Arsenale proprio alla Spezia.
Il Tema delle Maestranze ci propone l’evoluzione dell’arte marinaresca tramandatasi nei secoli. I modelli esposti ne sono fiera testimonianza, a partire dall’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo.
L’area Uomini, Imprese ed Eroi rappresenta il doveroso tributo verso tutti quegli uomini di Marina che in pace e in guerra hanno contribuito a rendere grande l’Italia. Ne sono mirabile esempio i cimeli delle esplorazioni compiute al Polo Nord e quelli relativi ai mezzi d’assalto navali, iniziata nella Grande Guerra con la Torpedine Semovente Rossetti detta “Mignatta”, per proseguire nel secondo conflitto mondiale con il Siluro a Lenta Corsa o “Maiale”, gli uomini gamma, i barchini esplosivi, il sommergibile Scirè.
La sezione Tecnica ed Eccellenze testimonia come la Marineria italiana si ponga da oltre due millenni quale eccellenza a livello mondiale. Si possono, così, ammirare modelli di imbarcazioni, dall’antichità fino ai nostri giorni; strumenti e ausili alla navigazione; siluri, scafandri e attrezzature usate dai palombari; l’evoluzione di armi e artiglierie navali succedutesi nei secoli sui mari di tutto il pianeta.
La Sala Marconi e la Sala delle Polene, uniche al mondo, inaugurate nel 2017, impreziosiscono il Museo e lo rendono unico al mondo.
Nella Sala Marconi si possono ammirare numerosi apparati realizzati e utilizzati dal genio bolognese e in particolare la strumentazione con la quale egli realizzò proprio alla Spezia nel luglio del 1897 la prima trasmissione radiotelegrafica da una stazione a terra con una nave in navigazione, la corazzata della Regia Marina San Martino.
Nella Sala delle Polene riviviamo il Risorgimento italiano con oltre trenta opere lignee che ornavano i vascelli delle marine preunitarie, molte delle quali successivamente entrate a far parte della Regia Marina e della Marina Austro-Ungarica nell’800. Le Polene sono tutte raggruppate in un unico ambiente, su travi ricurvi che ricordano le prore dei vascelli ottocenteschi, e lasceranno sicuramente stupefatto il visitatore che vivrà momenti ed emozioni unici.
Museo Aeronautica Militare Vigna di Valle
Il primo museo aeronautico sorse a Roma, in Castel S. Angelo nel 1913. In esso fu raccolto tutto il materiale storico inerente all’attività aeronautica in Italia dal 1884 in poi, cioè dalla costituzione, in Roma, della prima Sezione Aerostatica nell’ambito della Compagnia del Genio. Successivamente i reperti custoditi andarono incontro a vari spostamenti di sede, finché finalmente nel 1975, si decise per la località di Vigna di Valle, che grazie all’utilizzo di infrastrutture già esistenti, consentì di contenere le spese. Il Museo, realizzato piuttosto rapidamente, risponde a molteplici esigenze, come il restauro dei veicoli storici, grazie all’operosità di personale competente che li ricondiziona seguendo le medesime tecniche dell’epoca ed impiegando gli stessi materiali originali e la conservazione e valorizzazione di tutto quanto riveste interesse storico e documentario nel campo dell’aeronautica, sia sotto il profilo scientifico, sia sotto quello divulgativo, mediante conferenze, proiezione di filmati, congressi, visite guidate e raduni.
Il Museo è composto da quattro padiglioni, il primo dei quali, detto Troster, era un’aviorimessa di costruzione austriaca, ottenuta come pagamento danni di guerra al finire della Prima Guerra Mondiale. L’esposizione qui contenuta va dai Pionieri del Volo alla fine del primo conflitto mondiale, con un settore riservato agli idrocorsa dell’alta velocità e ai velivoli del periodo tra le due guerre. Gli altri padiglioni sono stati costruiti da ditte diverse in periodi altrettanto differenti.
Il Badoni, realizzato dall’omonima ditta nel 1930, con struttura interamente metallica, adoperato come hangar per il ricovero e la manutenzione degli idrovolanti di grandi dimensioni; il padiglione Skema, che consente un’esposizione su due livelli e il padiglione Velo che costituisce un collegamento tra il padiglione austriaco e l’hangar Badoni.
Fra i velivoli esposti citiamo i monoplani Bleriot XI, utilizzati per la guerra di Libia, uno SPAD VII, un bombardiere bimotore Caproni Ca. 33 e l’Ansaldo SVA-5 che prese parte al raid su Vienna nel 1918, tutti mezzi che hanno volato durante la Prima Guerra Mondiale.
È presente anche una sezione dedicata ai dirigibili ed al Generale Umberto Nobile, che sorvolò il Polo Nord tra i primi, a cui segue l’esposizione dei velivoli che negli anni Trenta fecero guadagnare all’Italia records e primati, come il Macchi MC 39 Idro, col quale Mario De Bernardi vinse la coppa Schneider del 1926; l’Idro Macchi MC72, detentore del record, imbattuto dal 1934, di velocità per idrovolanti a pistoni. Altri mezzi di prestigio arricchiscono la collezione, sono infatti conservati il bimotore SIAI- Marchetti SM79, ritrovato in Libano e restaurato nella livrea della Regia Aeronautica del 1942; il caccia biplano FIAT CR32, che prese parte alla guerra civile spagnola e l’unico esemplare completo del Caproni-Campini CC2, che sperimentò nel 1938 il principio del monoreattore; i tre caccia Macchi Serie “2”, cioè MC 200 “Saetta”, con motore radiale, MC202 “Folgore” ed MC205 “Veltro” con motore tedesco Daimler-Benz DB601 e DB605.
Concludono la collezioneun Fiat F86K, e due FIAT G91, il primo in versione PAN, in dotazione alla Pattuglia Acrobatica “Frecce tricolori”, il secondo nella versione bimotore G91Y.
Museo Giannini
Museo Giannini, la Scuderia dell’emozione
Giannini Automobili ha inaugurato una collezione-museo presso la storica sede della Magliana. Si tratta di una raccolta delle auto più amate e conosciute firmate dal noto preparatore e costruttore romano.
Grazie ad uno spazio espositivo ben studiato, gli appassionati possono ripercorrere la storia di questa Casa tra modelli di serie, speciali e prototipi.
Studiato in ogni minimo dettaglio, il museo raccoglie ed espone stampe, video, descrizioni e storia di ogni modello, tra cui Giannini 590 Corsa Replica, Giannini 650 NP, Giannini Sirio, Giannini Uno Torino, Giannini Punto Drago, Windsurf, Concept car del 1996 su base Bravo e Brava ed altri modelli del famoso marchio.
L’ingresso è gratuito con prenotazione telefonica o via mail.
Museo della Guerra
La collezione di veicoli e oggettistica militare della seconda guerra mondiale che si trova all’interno di questo capannone nasce dalla passione di Renzo Menoni (classe 1925) che avendo vissuto nel ventennio e essendo reduce della X Mas, negli anni successivi alla fine della guerra pensò di recuperare testimonianze del periodo. Con l’aiuto del figlio Adriano sono state collezionate moto, auto e militaria in genere.
La collezione è visitabile dietro appuntamento.
Collezione Mario Pedrali
Amante dell’unicità e della rarità dell’oggetto, nell’esclusivo contesto del centro storico di Palazzolo sull’Oglio, Mario Pedrali presenta la sua straordinaria collezione privata di macchine per scrivere provenienti da tutto il mondo e moto storiche Sterzi.
“La storia non giudica ai blocchi di partenza, bensì all’arrivo”. Così, parafrasando un’azzeccatissima sentenza del celeberrimo segretario di Stato americano Henry Kissinger, intendiamo aprire questa breve presentazione di un autentico mito motociclistico che conserva a tutt’oggi un fascino per certi versi ineguagliabile nemmeno da parte delle grandi case produttrici ancora in vita.
La “Moto Sterzi” affonda le sue radici negli anni Quaranta. Per l’esattezza, è il 1947 quando l’azienda bresciana (con sede a Cologne) si affaccia al Salone di Milano. In quell’anno venne presentata alla rassegna la 125, poco più di un prototipo, accolto tuttavia dalla stampa già come “modello classico” grazie alle soluzioni tecniche proposte. Per la verità, il lavoro promosso dalla famiglia Sterzi ha radici ancora più antiche, poiché già negli anni Trenta, con a capo Vittorio Sterzi coadiuvato dai figli Aldo, Rodolfo e Giuseppe, aveva avviato un’azienda a Palazzolo sull’Oglio con l’intento di commercializzare biciclette e moto in rappresentanza dei marchi “Dei” e “Bianchi”.
Sul sito sono presenti le schede di tutti i modelli di moto sterzi presenti e una bella brochure scaricabile con i modelli della Moto Sterzi. Non manca una completa fotogallery che comprende anche immagine d’epoca. Molto interessante e ben allestita la storia delle macchine da scrivere, altra “anima” della Collezione Pedrali.
Museo Targa Florio
Per Giuseppe Valenza, conservatore del Museo Targa Florio di Collesano, “la memoria e la storia vanno raccontate attraverso documenti, cimeli, foto, caschi, tute, scarpette, ed è proprio attraverso l’esposizione di tali reperti che il Museo perpetua la leggenda di uomini ed assolve anche una funzione didattica, divulgativa e di promozione dei luoghi perché la Targa Florio merita di tramandare il suo mito”. Collesano è infatti il crocevia dei tre Circuiti delle Madonie, ossia il Grande, il Medio ed il Piccolo.
Il forte legame affettivo che si stabiliva di anno in anno tra i piloti e Collesano, dove si si respirava una passione profonda, cresciuta insieme a piloti come von Trips, Pucci, Baghetti, Giunti, Moss, Elford, Redman, Maglioli, Vaccarella e tanti altri ancora (molti di loro, durante le prove, si soffermavano proprio qui) è testimoniato dalle belle ceramiche che punteggiamo il paese, dedicate ad alcune edizioni della Targa, o ancora dalle scritte che inneggiano a Nino, idolo locale. Queste preziose testimonianze sono inserite nell’arredo urbano del centro storico con gusto e rispetto della memoria sportiva.
Nel 1997, per festeggiare il 50° anniversario della sua fondazione, la Ferrari chiamò proprio qui collezionisti provenienti da tutto il mondo, presente Piero Ferrari. Qualche anno dopo, il 27 giugno 2004, venne inaugurato il Museo dedicato alla Targa Florio, per la cui nascita fu determinante la tenacia del primo curatore, Giacinto Gargano, scomparso lo scorso anno e recentemente ricordato con un cerimonia alla quale hanno partecipato anche Nino Vaccarella, Mauro Forghieri, Totò Riolo e Giosuè Rizzuto. Dalla sua inaugurazione ad oggi, il Museo Targa Florio, che vanta una ricca collezione fotografica su un’area espositiva di 200 mq in un edificio del Comune, ha ospitato piloti del calibro di Vaccarella, Elford, Redman, Herrmann, Merzario, Ickx, Galli, Attwood, De Cadenet, Tieman, Pucci, Munari, Abate, Glemser. Numerosi anche gli eventi ospitati ed organizzati dai Club di veicoli storici, come il Bugatti Club Italia e dal settore classico delle più prestigiose case automobilistiche, come Mercedes e Ferrari. L’intensità dell’atmosfera che si respira al suo interno non è sfuggita a riviste internazionali come Motorsport, Motorklassik e Car Graphic. Infine, il Museo Targa Florio è stato prescelto come set cinematografico del docu-film “A sicilian dream” ispirato alla corsa siciliana e promosso da sir David Biggins possessore della Nazzaro che nel 2014 ha celebrato il 100° anniversario della sua vittoria in Targa Florio.
Spazio Museo Vespa
Nel cuore di Roma, a pochi passi dai Fori Imperiali e dal Colosseo, Bici&Baci ha voluto dedicare uno spazio al mito della Vespa e della Lambretta in Italia. Inaugurato in occasione del 60° anniversario di Vacanze Romane, questo spazio ospita alcuni leggendari modelli di Vespa, inclusa la prima scocca prodotta dalla Piaggio. Questa esposizione permanente di esemplari originali, nata da un’idea di Claudio Sarra, fondatore e Amministratore Delegato di Bici&Baci, è un atto d’amore per Roma e per la Vespa, uno spazio in cui scoprire la rivoluzione Vespa dal 1946 ad oggi e quanto questo scooter abbia influenzato la cultura italiana negli ultimi 70 anni. Visitando il Museo, sarà possibile comprendere i molteplici usi di questo mito intramontabile. Dalla Vespa nel mito del cinema americano con la celeberrima Vespa Faro basso di ‘Vacanze Romane’ a quelle utilizzate per gareggiare, come il modello del mitico pilota Roberto Leardi che ha donato al Museo insieme alla sua tuta da gara. Oppure la Vespa donata da Andy Leeano al Museo che ha utilizzato per raggiungere Roma dall’Indonesia, un viaggio attraverso due continenti a bordo della mitica due-ruote. Esposizione permanente di esemplari originali che hanno fatto la storia delle due ruote in tutto il mondo con lo spirito volto alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale motoristico italiano e della testimonianza dell’evolversi della vita sociale nel tempo. L’ingresso allo Spazio Museo Vespa è gratuito ogni giorno dalle 9 alle 18.
Collezione Graziano
Un piccolo oliatore in stagno chiuso in una teca di vetro. Giuseppe Graziano, classe 1946, non ha dubbi. E’ quello l’oggetto più vecchio di tutta la sua collezione, definita anche “Museo del progresso”. Una raccolta che narra la storia della più grande industria italiana senza includere al suo interno nessuna vettura.
L’impostazione che questo vivace imprenditore nel campo metalmeccanico ha voluto dare al suo interessantissimo museo permette al visitatore di “vivere” gli aspetti meno conosciuti della Fabbrica Italiana Automobili Torino. Un mondo fatto di colonie estive per i figli dei dipendenti, di penne, orologi, lavatrici, frigoriferi, scatole metalliche di cioccolatini, tazze, bottiglie, spille, lettere e molti altri oggetti accumunati dall’avere impresso il logo della Fiat. Pezzo assolutamente unico è anche la taglierina utilizzata per tagliare i pezzi di legni necessari per fare i modelli, che ha impressa sulla sua base la scritta Juventus, oggetto che evidenzia il legame tra l’azienda e la squadra di calcio.
Piccole cose dietro alle quali si cela in molti casi la vita di migliaia di persone che hanno trascorso la loro vita lavorativa nella grande fabbrica torinese. La chiave d’accesso per questo mondo è Giuseppe Graziano, imprenditore di successo nel campo dei tiranti dei cambi per veicoli commerciali e agricoli.