Oltre 70 veicoli dal 1948 ai nostri giorni: collezione Vespa e Lambretta e una vasta serie di fotografie storiche, tabelle, insegne pubblicitarie e gadgets.
Museo Fratelli Cozzi
Un legame tra il passato e il presente. Un modo per dare un significato pratico ad una celebre frase di Orazio Satta Puliga, progettista Alfa Romeo che con poche parole ha definito perfettamente cosa significa essere “alfisti”.
La collezione di vetture storiche Alfa Romeo della concessionaria Fratelli Cozzi di Legnano riesce perfettamente a far percepire quali sono i “dogmi” del celebre marchio italiano. E lo fa in modo elegante, preciso e definito. La strategia con la quale Pietro Cozzi ha raccolto 60 vetture realizzate dal 1950 ad oggi è stata scientifica. Una procedura iniziata nel 1960, quando l’imprenditore lombardo ritira una Giulietta TI gialla di proprietà di un cliente. A questa segue una malridotta 1900 super che era stata di Vittorio Gassman, poi barattata con un modello uguale. Un’iniziativa poi resa più efficace dal reperimento delle vetture che sono andata a colmare le “caselle vuote” di questa bella collezione. Una metodologia che ha portato alla realizzazione di una delle più belle collezioni di vetture Alfa Romeo esistenti al mondo.
Ad aver spinto Pietro Cozzi a dare vita a questa realtà è la sua passione per il lavoro. “Le vetture che ho raccolto – dice – rappresentavano la storia della mia vita e del mio lavoro. Ho deciso di raccontarla attraverso le loro linee”.
La dedizione per il marchio è testimoniata dalla data nella quale la concessionaria ha incominciato a commercializzare vetture Alfa Romeo: 1955. In quell’anno viene infatti inaugurato il “Garage Castello”, un’officina d’assistenza situata nell’omonima via a Legnano (è stata la prima nella provincia di Milano).
Ecco la brochure del Museo Fratelli Cozzi per ….. lasciarsi guidare.
Museo della Lambretta Carlo Miniero
Questa bella raccolta dedicata al marchio Innocenti Lambretta propone un’interessante retrospettiva di scooter prodotti a Lambrate, partendo dal rarissimo modello A del 1948 fino ad arrivare dall’elegante e sinuoso ‘Lui’ disegnato da Bertone e così attraversando l’intera storia della Lambretta, lo scooter per antonomasia insieme alla Vespa che nella seconda metà del Novecento contribuì a motorizzare il nostro Paese. La collezione Miniero annovera anche una ricca dote di pubblicazione tematiche, riviste, libri, cataloghi, foto.
Museo Vincenzo Florio
Antonino Catanzaro, l’ideatore e il curatore del museo di Cerda, esprime in ogni parola la passione genuina per la Targa Florio della sua adorata Sicilia. Ospitato in un vecchio garage che era il quartier generale della Squadra Corse Alfa Romeo, questo piccolo ma intenso museo espone un’impressionante raccolta di foto, perlopiù in bianconero, oltre a rari cimeli, trofei, automobilia, libri, depliant, tute di celebri piloti, cataloghi, registri e oggettistica legata alla corsa. Per 34 anni anni operaio alla Fiat di Termini Imerese, una volta conquistata la pensione, Catanzaro ha potuto occuparsi della passione giovanile per la corsa su strada siciliana. Non gli è bastato raccogliere. Ha voluto riprodurre. Così, grazie a grandi plastici colorati realizzati da abili artigiani nel museo di Cerda si possono ammirare scene memorabili di alcune edizioni della Targa Florio, come la celeberrima toccatina agli alti marciapiedi di Collesano che costò la vittoria a Nino Vaccarella su Ferrari P4 nell’edizione 1967. Fra i molti oggetti esposti spicca la Targa del 1926, l’unica ad essere stata consegnata da Vincenzo Florio ad una casa costruttrice, la Bugatti, che proprio quell’anno portò a casa un risultato eccezionale: primo, secondo e terzo posto. Meta di molti raduni di auto storiche, il museo di Cerda non è distante da Floriopoli, luogo magico per gli appassionati, con le vestigia delle vecchie tribune e dei box. “Ogni volta che passò di lì”, racconta Catanzaro, “sento una fitta al cuore per la rovina e l’abbandono, per tacere delle condizioni del percorso, spesso impercorribile per smottamenti, buche profonde sul manto asfaltato e pericolosi gradini dovuti all’incuria e alla pessima manutenzione”. Poi spiega il lento e inesorabile declino: “Il 15 maggio 1977 il marchigiano Gabriele Ciuti su Osella sbandò sul rettilineo di Buonfornello provocando la morte di due spettatori. L’Automobile Club Palermo fu costretto a mettere in vendita le tribune, i box e la palazzina della Direzione Gara, ossia il “quartier generale” della corsa, per fronteggiare i danni conseguenti all’incidente. Il guaio è che nessuno si è fatto avanti nelle numerose aste che si sono succedute negli anni. Per giunta il progetto di restauro prevede una spesa consistente, superiore ai 60 milioni di euro, difficili da trovare in questi tempi di crisi senza il generoso intervento di qualche grosso sponsor”. Nell’attesa, bisogna accontentarsi dei plastici di Floriopoli.
Collezione Mariano Lucca
Passione di famiglia
La Collezione Lucca nasce da una passione di famiglia. Perché il padre Aldo e i figli Paolo e Mariano hanno sempre respirato pane e motori. Con officine, assistenze, restauri, vendite, acquisti, competizioni, noleggi, insomma con tutto quello che ha a che fare con le due o le quattro ruote.
“Ricordo che mi avvicinai alla raccolta e alla cura delle auto dopo l’alluvione del 1966, quando ero ancora poco più che un ragazzo e insieme a mio fratello rilevai una mezza dozzina di Alfa Giulia travolte dalla piena del fiume Adige, negli stessi giorni in cui Firenze veniva travolta dal fiume Arno”.
I due fratelli, seguendo scrupolosamente le direttive del padre e lavorando di notte riescono a ridare vita alle Alfa alluvionate. Col tempo all’officina si affianca un autosalone, il giro di auto aumenta ma non tutte vengono vendute perché la passione è forte. Così, mese dopo mese, anno dopo anno, la collezione aumenta e arriva a superare quota 50, con esemplari di rilievo, come Lancia Stratos, Ferrari Testarossa, Ferrari Dino 246, Ferrari 308, Fiat Abarth 131, Lancia Aurelia B20, un ricco ventaglio di Porsche, Jaguar, Alfa. Lucca ama la storia, la ricerca, la divulgazione. Negli anni Ottanta diventa giornalista e collaboratore di Luca Grandori, anima di Auto Capital, la rivista che intuisce le potenzialità del settore.
Nel 1996 arriva anche l’impegno agonistico su Chevron B23 e Osella, che oggi riposano al calduccio in questa bella collezione capace di testimoniare le emozioni dei giovani nati del dopoguerra, quando bastavano quattro cerchi in lega, un volante in legno e l’assetto ribassato per sentirsi campioni su una Cinquecento.
“Purtroppo”, sorride Mariano Lucca, “oggi tutto è cambiato e a volte mi sembra che i giovani abbiano perduto la capacità di sognare. Io conservo ancora l’emozione di certi acquisti, la prima moto, i restauri in officina rubando le ore al sonno, la gioia di veder rinascere un’auto destinata al macero. Se dovevo acquistare una moto, non dormivo per una settimana. Anche se poi mi faceva disperare e arrivai a contrarre un mutuo per comperare una Stratos”.
Murgia Museum
Il Murgia Museum “Proscia & Bruno” nasce dalla grande passione di Vito Proscia per le auto d’epoca, mezzi che lo hanno portato a realizzare il suo sogno mettendo insieme tutte le vetture e dando vita all’unico museo in Puglia di veicoli storici.
La struttura è ubicata nella zona industriale e artigianale di Cassano delle Murge in provincia di Bari ed è divisa su due piani di circa 500 mq cadauno, con un ampio spazio espositivo e una grande area esterna adiacente di circa 2.500 mq destinata ai visitatori e collezionisti. Il piano terra è riservato alle auto da restaurare o in fase di ripristino e all’esposizione di ricambi, accumulati in tanti anni, delle diverse case automobilistiche. Al primo piano c’è invece lo spazio espositivo, in cui ammirare le auto. Tra le vetture esposte nel Murgia Museum “Proscia & Bruno” vi sono: Fort T Roadster anno del 1928, Ford T coupé del 1926, Rolls-Royce 20/25 del 1935, Fiat Topolino “balestra corta” del 1937, Bentley MK6 del 1951, Kadison Kelsen del 1970 e tante altre. C’è anche un sidecar, il KMZ K 750 M del 1967.
Il museo è dotato di un ascensore con il quale le auto entrate al piano terra vengono trasportate a quello superiore. Le vetrine espositive mostrano vari ricambi usati dell’epoca e accessori come antiche autoradio. All’interno vi sono testimonianze fotografiche dei vari restauri effettuati e vi è una grande libreria dove si possono trovare molti manuali d’officina, libretti uso e manutenzione, enciclopedie, fascicoli, documenti e notizie storiche . Non mancano anche pezzi antichi come : flipper, juke-box, una delle prime tv, una radio e un grammofono. L’amore per le cose antiche di Proscia si sta estendo anche in altri settori collezionistici, atteggiamento utile per far respirare aria che riporti indietro nel tempo, agli anni in cui le auto esposte circolavano per le strade di tutto il mondo.
Collezione “Il Selvatico”
Unire l’utile al dilettevole è cosa assai rara. Un bella opportunità per farlo è, per coloro che amano i veicoli storici, fermarsi per una cena nei pressi di Caniparola di Fosdinovo, in provincia di Massa. La collezione creata dal collezionista Alberto Stagnari in quello che era negli anni Sessanta un dancing molto conosciuto nella zona vale la pena di essere visitata. Oltre 180 motociclette e scooter sono ospitati nei locali collegati al ristorante. Nel museo sono presenti moto dagli anni ‘20 agli anni ’70 di sole marche italiane. Molte di queste sono della Moto Guzzi.
Una “chicca” è il propulsore ideato da Innocente Stagnari e realizzato da Fausto Garau di Castelnuovo Magra: un motore boxer di 130 cm3 a due tempi ricavato da due “guzzini”, funzionante con un unico spinterogeno. Molte dei motocicli esposti nel museo sono omologati ASI.
La raccolta della prima sala comprende alcuni sidecar e mezzi come il motocarro Gilera di 150 cm3 e quello su base MV. La visita prosegue nella sala intermedia, dove sono raccolti numerosi esemplari di micromotori applicati anche a telai di bicicletta.
Museo Storico della Guerra
Più di 50 fra autoveicoli, mezzi blindati, aerei, moto, biciclette, e grandi modelli navali, formano la collezione di mezzi militari del XX secolo del Museo Storico Italiano della Guerra.
Alcuni di essi sono collocati nelle sale espositive del castello di Rovereto come il biplano Nieuport-Macchi Ni. 10 del Regio Esercito oppure la berlina di servizio del parco carrozze della Reggia Imperiale austro-ungarica di Schönbrunn.
La parte più consistente è però conservata nei depositi ed è composta da veicoli a motore utilizzati da vari eserciti durante la Seconda guerra mondiale; fra questi ricordiamo l’Autocarro Chrevolet WB30 del Long Range Desert Group britannico e il carro armato italiano Fiat- Ansaldo M15/42. Questi mezzi sono visionabili da studiosi o ricercatori su appuntamento.
Della collezione fanno parte non solo mezzi a motore ma anche biciclette, come la famosa Bianchi mod. 1912 impiegata dai bersaglieri durante la Grande Guerra; slitte, come la Toboga americana che equipaggiava al 10a Divisione da Montagna USA fra il 1941 e il 1945 sul fronte italiano, e foto-elettriche come la 100 cm M.15 Scheinwerfer austro-ungarica che si affaccia sul cortile del castello.
Un singolare quanto interessante nucleo, infine, è composto da alcuni grandi modelli di corazzate che possono navigare in quanto fornite di motore e timone navigabile. Le riproduzioni in grande scala, del tutto fedeli all’originale, riproducono solo navi da battaglia affondate come l’ammiraglia della flotta austro-ungarica Viribus Unitis e la supercorazzata della marina nipponica Yamato che rappresenta, con i suoi 14 metri di lunghezza, il modello più grande.
Collezione Le nostre Vespe
Quando si è “punti” dalla Vespa è finita. Si finisce per esserne ossessionati, fino ad arrivare a dedicarle anche un piccolo museo. Non ci riferiamo ovviamente al piccolo insetto ma allo scooter italiano conosciuto in tutto il mondo. Ovunque, in Italia, ci sono collezioni e musei dove appassionati custodiscono le loro amate Vespa. L’ultima struttura ad essere stata inaugurata è stata quella fondata da Gianni Spagnolo, un imprenditore di Carmagnola, paese in provincia di Torino.
Sono ben 36 gli esemplari raccolti dal 2002 da quest’appassionato piemontese. Una collezione iniziata con una Vespa 125 del 1964, poi fatta crescere con l’acquisto di molti esemplari che hanno fatto la storia di quest’eccezionale prodotto italiano. “Attualmente – dice Spagnolo – ne ho 53. Ho deciso di esporne solo una parte”. Nei locali situati nel centro storico della cittadina piemontese ci sono anche un’Ape “calessino” (primo modello del famoso mezzo commerciale a tre ruote che ancora oggi riscuote grande successo) e una Vespa 400, vettura utilitaria prodotta dalla Piaggio a Fourchambault (in Francia) dalla ACMA (Ateliers de Construction de Motocycles et Automobiles), consociata transalpina della Piaggio dove venivano costruite le Vespa destinate al mercato francese. In questo spazio sono custodite tutte le Vespa più significative. Per recuperare spazio è stato allestito una sorta di “ mensola-soppalco”: di fatto i veicoli sono su due livelli. Faro basso del1949, 150 “ Struzzo” del 1955, GL del 1963, Sprint Veloce 150 del 1970, 90 SS del 1970, Rally 180 del 1971, Rally 200 del 1973, P 125 X del 1978 e Vespa T5 del 1985 sono solo alcune di quelle esposte. Una sfilza di Vespa che permette di apprezzare l’evoluzione tecnica ed estetica di questo straordinario mezzo, visibile soprattutto grazie ai differenti telai adottati. L’allestimento del museo ha permesso anche di riportare alla luce delle colonne facenti parti di una chiesa ormai non più esistente.
Museo Etnografico 'Cascina Smiraglia'
L’evoluzione della meccanica in agricoltura
Nel contesto di un agriturismo situato ai piedi della Rocca di Cavour, cittadina ricca di storia e famosa per il nome del conte Camillo Benso e per lo statista Giovanni Giolitti, un’importante raccolta di attrezzature e mezzi agricoli testimonia le tecniche impiegate nella coltivazione della campagna piemontese dai primi del novecento sino agli anni settanta.
Il museo è organizzato in varie sezioni legate ai processi di lavorazione (aratura, semina, falciatura, trebbiatura e sgranatura, vinificazione, coltivazione del baco da seta, ecc…) e testimonia l’evoluzione della meccanizzazione in agricoltura, dai primi aratri a trazione animale sino all’introduzione dei trattori e delle trebbiatrici, corredata da una ricca documentazione di fotografie d’epoca, inoltre, a contorno della raccolta una collezione di trattori d’epoca, marchi italiani e stranioeri, conservati nel loro aspetto originario.
La visita è possibile previo appuntamento in ogni giorno della settimana, escluso il mercoledì.