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Descrizione

Collezione privata “Vite da vespa” ospitata nel Museo Civico di Palazzo Cento

IL MITICO SCOOTER IN UN MUSEO UNICO

Smessi i panni di bomber di razza, Marco Romiti ha indossato quelli del collezionista e ha creato l’antro delle meraviglie nella cantina di un antico palazzo del centro storico di Pollenza.

Stupendi tutti e tre: il centro storico, il palazzo e l’antro delle meraviglie che altro non è che il museo della Vespa, il famoso scooter della Piaggio. Il museo comprende un archivio storico sulla Piaggio e sul prodotto più noto del gruppo di Pontedera: la Vespa.

Ci sono ovviamente tanti modelli in esposizione: tra i più rari la 98 cc prima serie del 1946, la Vespa Sei giorni (1951), Acma militare, la Vespa 400 (unica vettura prodotta dalla Piaggio).

L’unicità del museo di Romiti, tuttavia, deriva dalla raccolta di materiale del Vespa Club d’Italia e di tutto il materiale che lega la Vespa al cinema. Raccolti, così, fotografie, coppe, trofei, placche delle manifestazioni che raccontano la storia del nostro paese, ma anche locandine cinematografiche e calendari, rarissimi 8 mm sui raduni, gli oggetti che testimoniano come il merchandising non sia un’invenzione di adesso, persino i giochi dei bambini comunque legati all’immaginazione dello scooter.

Il collezionista, nel 1982 insieme alla moglie Mariella, ha iniziato a raccogliere il materiale acquistando la prima Vespa venduta nella Provincia di Macerata, una delle prime in assoluto in Italia stante il numero di telaio. Partire con un pezzo importante è stata una fortuna perché la passione è subito divampata, poi gradualmente hanno messo assieme tutto il materiale focalizzando l’attenzione sulle attività dei Vespa club d’Italia.

Il Vespa club è stato il club di marca con più iscritti del mondo e ha svolto un ruolo fondamentale nell’affermarsi del marchio. Uno dei più attivi, spinto dalla passione del conte Leopardi, era quello di Ancona ma tutti si prodigavano nella realizzazione delle imprese più stravaganti ma soprattutto, attorno al proprio oggetto d’amore, costruivano amicizie e rapporti a durare e a non lasciarsi intaccare dalle differenze. Ancora adesso, il Club ufficialmente si è sciolto negli anni settanta, è stata trovata in loro amicizia e cordialità tanto che molti hanno dato il materiale a titolo gratuito per il piacere di vedere crescere il museo.

La Vespa come religione: sono tanti gli aneddoti che il collezionista conosce. Nel 1952 i vespisti promisero di marciare tutti assieme allorquando Trieste sarebbe tornata italiana: e la promessa fu mantenuta nel 1954 (è esposta la placchetta che ricorda l’avvenimento). Nel 1957 oltre 500 donne facevano parte del Club ragazze in Vespa: segno di emancipazione in un mondo che stava cambiando ma che consentiva loro di votare da pochi anni. E così via, la storia della Vespa è legata al nostro tempo in maniera strettissima: basta guardare i calendari e le illustrazioni (e, per certi versi, la pubblicità) sui giornali dell’epoca.

Romiti, ora, oltre alla soddisfazione per il risultato conseguito, ha un rammarico: che tantissimo materiale stia prendendo la strada per l’Oriente dove la Vespa è un vero e proprio culto.

Si disperde così un patrimonio che difficilmente potrà essere riacquisito.

Il museo è aperto il sabato e la domenica nel periodo estivo. Comunque la prenotazione è consigliata, in ogni periodo, dell’anno chiamando direttamente il Servizio Cultura e Turismo del Comune (tel. 0733/548705).

Sulla Vespa, sul suo successo, sulla importanza che ha avuto nella costruzione di un immaginario collettivo nel nostro paese, sono stati scritti talmente tanti volumi da rendere improvvido il tentare di parlarne in poche righe. All’uscita del museo di Romiti, però, resta una sensazione che la Vespa trasmette: la libertà di progettare e costruire un futuro dove l’individuo ha come limite la propria fantasia. Forza Vespa, allora, abbiamo ancora tanti chilometri da fare.

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