Descrizione
Voluto da Umberto Todero, un tempo disegnatore meccanico del reparto progettazione, il museo occupa il primo e il secondo piano dello stabilimento di Mandello del Lario, in passato rispettivamente magazzino e sede del reparto corse e montaggio motori delle motociclette di serie.
Compiere una visita del museo equivale a ripercorrere ottant’anni di storia di una delle case più rappresentative dell’evoluzione tecnica della motocicletta. L’area espositiva riservata alle moto di serie è costituita da una raccolta di oltre ottanta veicoli, che insieme alla storia della produzione della fabbrica, forniscono una testimonianza dell’evoluzione sociale ed economica italiana.
Il primo modello esposto è un prototipo del 1920, una Moto Guzzi equipaggiata con un propulsore monocilindrico a quattro valvole in testa di circa 12 CV di potenza, in grado di raggiungere i 100 Km/h di velocità massima. A seguire, all’ingresso, s’incontrano i due modelli più significativi della storia dell’“Aquila di Mandello”: la “Normale” del 1921 e la “8V” del 1957. La visita prosegue al piano superiore, suddiviso in quattro saloni, nei quali sono ospitate le creazioni più originali della Casa di Mandello, che l’hanno resa nota sul mercato internazionale e nel settore delle competizioni.
Per chi non fosse esperto di distribuzione a quattro valvole con asse a camme in testa, baricentro basso, ecc… gli esemplari di motocicli esposti costituiscono delle vere e proprie testimonianze del design delle epoche passate da ammirare anche semplicemente dal punto di vista estetico. Gli esperti, dal canto loro, non resteranno delusi, data la varietà dei modelli a disposizione. Infatti, accanto al percorso dedicato ai veicoli che hanno contraddistinto la mobilità degli italiani nel dopoguerra, come la Motoleggera 65 “Guzzino” e il Galletto, se ne snoda un altro che espone le moto da corsa che hanno decretato il mito sportivo dell’Aquila di Mandello. Fra queste la Guzzi 4V del 1924, che si aggiudicò l’oro europeo sul circuito di Monza, la Bicilindrica 500 del 1946 di Omobono Tenni, la Guzzi 350 “Campione del mondo” nel 1955 e la V7 record, derivata dalla V7 di serie, che stabilì 19 primati di velocità all’autodromo di Monza.