Collezione Nino Balestra

Storia, passione e genio veneto

Storico, divulgatore scientifico, giornalista, collezionista e pilota. E’ tutto questo e molto altro ancora Nino Balestra, anima del Museo Bonfanti-Vimar di Romano Ezzelino, vicino a Bassano del Grappa, dove ha riunito la sua collezione composta da un’Aurea Torpedo del 1923, una Cisitalia  202  cabriolet  del  1948, una Lancia  Appia  coupè  II  serie  del  1958, una Ferrari  365  GT4  2+2  del  1973 e ancora Mini Minor del 1966, OSI 1200 e la gloriosa Merzario  F.1 con motore Alfa Romeo 8V tre litri, che lui stesso ha guidato per  quasi 15  anni sulle piste europee. Della collezione fanno parte anche la Junior 500 autocostruita, che con omologazione CSAI n° 1, dalla quale sono derivate poi centinaia e centinaia di Formula Monza, una  carrozza  “Duc  des  Dames”  del  1880  della  carrozzeria  Fontana, che si dedicò poi alle auto, firmando esemplari notevoli. Ci sono anche una decina di vetrine con un migliaio di modellini di sole auto italiane, divise per marca. E ancora vecchi distributori di benzina, una rassegna di affascinanti radiatori di case costruttrici dai nomi carichi di storia come SPA, Chiribiri, Fiat, Lancia, Bianchi e molti altri. Balestra ha ordinato con pazienza anche un invidiabile archivio ricco di oltre duecento fascicoli e libri su varie marche italiane.

Collezione Luciano & C.

Una mentalità ben precisa. La forza per farla esprimere. Un luogo adeguato. Fiat e Lancia degli anni Venti e Trenta, in grado di esprimere con grande efficacia lo stile e la tecnica di un periodo storico molto significativo per la storia dell’automobile. Anni in cui, lasciati alle spalle gli esordi in “società”, la motorizzazione estendeva la sua influenza anche in settori della società non aristocratici. Vetture “ambientate” in un garage nel quale è stata ricostruita una tipica officina degli anni Trenta. Ma a colpire, prima ancora di giungere nello scrigno dov’è custodita la collezione, è la struttura nella quale è contenuta. Una vecchia fabbrica la cui costruzione è iniziata alla fine dell’Ottocento, edificio la cui realizzazione è proseguita fino agli anni Venti. Al suo interno è stata realizzata per prima una distilleria d’alcolici e poi una fabbrica di tessuti.

Ora, i muri di quest’edificio “raccontano” l’arte dell’ospitalità: la famiglia Luciano, proprietaria dell’omonima collezione, ha infatti trasformato l’antica fabbrica in un albergo, l’Alter Hotel, dove il buono gusto e l’accoglienza perfetta la fanno da padroni.

Ad essere protagonista è infatti il racconto di Marco Luciano, il giovane ed appassionato “custode” di questo patrimonio nel quale sono incluse esclusivamente vetture Fiat e Lancia.

E così ecco narrate con grande precisione le vicende di una Fiat 508 II serie del 1935, la celebre “Balilla”. Un modello capace far diffondere l’automobile in Italia. “Quest’esemplare – racconta Luciano – era di proprietà di Monsignor Egidio Luigi Lanzo, Vescovo della Diocesi di Saluzzo dal 1943 al 1967”. Le pagine di storia dell’auto si mischiano così a quelle delle persone che hanno utilizzato le vetture. Un’altra incredibile vicenda è quella che riguarda la bellissima Lancia Dilambda del 1935 carrozzata da Pininfarina. “E’ una vettura – continua il collezionista cuneese – creata da Vincenzo Lancia per la clientela più facoltosa. L’esemplare esposto è stato utilizzato da Filippo Andrea VI Doria Pamphili, nobile e politico italiano che è stato Sindaco di Roma durante il periodo della liberazione”.

Collezione L’Atelier della Topolino

Una passione nata quasi per gioco nel 1982, restaurando una vecchia Fiat Topolino C belvedere metallica regalata da amici. Nonostante la rinuncia del restauro per via delle condizioni della vettura Erminio Forti, il creatore di quest’incredibile collezione, non si è scoraggiato e ha incominciato a raccogliere le versioni A,B, C, sportive, commerciali, da trasporto.

Topolino che sono state modificate all’epoca da carrozzieri come Montescani, Garavini, Zagato, Chiabra e Bartolino e anche Siata. Al giorno d’oggi la collezione comprende 59 esemplari di cui 6 Simca e due “spaccati” utilizzati per la scuola guida. Non mancano oggetti di memorabilia, in grado di rendere questa “tana” di Topolino ancora più accogliente.

La vettura che arriva da più lontano arriva dal Sud Africa, quella più anziana ha il telaio numero 850 ed è del 1936 (la Simca più datata ha il telaio 1111 ed è dello stesso anno).

Museo ferroviario Feralp Team di Bussoleno (TO)

Il “Museo del Trasporto Ferroviario Attraverso le Alpi” occupa l’area dell’ex deposito locomotive e dell’officina delle Ferrovie dello Stato ed ha tra i suoi scopi quella di documentare i diversi momenti dell´evoluzione del sistema dei trasporti ferroviari. Per questo motivo, oltre ad ammirare alcuni mezzi storici, il visitatore può addirittura assistere al loro restauro e alla manutenzione ordinaria realizzata nelle officine stesse. Il museo dispone inoltre di un centro di documentazione tematica e di una sezione dedicata ai plastici e ai modellini ferroviari. Tra i mezzi ricoverati a Bussoleno, le locomotive a vapore 940.041, 743.283, 640.143; le locomotive a corrente continua E 424.075, E 428.058, E 626.287 e un carro spartineve Vnx 806.

Museo Alfa Romeo Arese

L’idea di un museo dedicato si attribuisce a Orazio Satta Puliga, capo della progettazione negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. La proposta è accolta dal presidente Giuseppe Luraghi, al quale si deve la realizzazione della sede ad Arese, adiacente il centro direzionale Alfa Romeo. Intanto, Luigi Fusi, progettista dai tempi di Jano, inizia a raccogliere, riordinare ed organizzare i frammenti di storia, restaurare le vetture e scrivere la storia dei modelli. Il progetto di esposizione prende vita concretamente e viene inaugurato nel 1976, visitabile solo su prenotazione. Successivamente, in seguito alla dismissione del sito produttivo e alla conseguente perdita della funzione direzionale del Centro, viene chiuso nel 2009. Per riaprire nel giugno 2015. Il Centro Documentazione Alfa Romeo è nato negli anni Sessanta con l’obiettivo di preservare e valorizzare la storia del Marchio. Oggi raccoglie e ospita un ampio archivio storico contenente immagini digitalizzate e consultabili, pubblicazioni tecniche, disegni, filmati e documentazione che ripercorre l’intera storia aziendale, sportiva e dei suoi prodotti. A partire dall’atto originale dei fondazione dell’A.L.F.A., firmato il 24 giugno 1910, fino alla documentazione sulle vetture più recenti. Dopo aver ammirato le più belle Alfa del Novecento, di cui molte protagoniste della leggenda delle competizioni, si raccomanda una sosta nella sala cinema dove vengono proiettate a ciclo continuo famose pellicole con protagonista l’Alfa Romeo.

Collezione Crippa - Registro Storico Rumi

La bella collezione dedicata alle moto e agli scooter Rumi (ma non solo) a Treviolo di Bergamo è stata realizzata dall’imprenditore edile Riccardo Crippa che, negli anni Ottanta, rilevò la vecchia fabbrica di via Moroni.

Con un paziente lavoro di ricerca, il collezionista bergamasco, ben supportato dai figli Simone e Nicola Mattia, che condividono la sua stessa passione, ha raccolto una prestigiosa collezione dedicata alla fabbrica di moto che chiuse i battenti nel 1962.

Va infatti ricordato che negli anni Cinquanta, accanto a marchi già famosi come Guzzi e Gilera, prosperavano in Italia numerose case costruttrici come Piaggio, Innocenti, MV Agusta, Benelli, Motobi e Morini. Insieme a loro, un posto di primo piano venne conquistato dalla Moto Rumi. Fin dal suo primo apparire, il marchio di Bergamo si distinse per la raffinatezza e la qualità delle proprie realizzazioni.

Nella categoria delle moto leggere da 125 cc, la Moto Rumi raggiunse vertici assoluti, sia nella produzione di serie, con modelli quali le 125 Turismo e Sport, il “Gobbetto”, lo “Scoiattolo” o la “Junior”, per la partecipazione alle competizioni “su strada”, nelle quali colse importanti vittorie. Anche per le gare “fuori strada” progettò, per prima, nel 1952, un modello specifico per la categoria che allora era la Regolarità.

Riccardo Crippa, promotore del Registro Storico Rumi e fondatore della raccolta dedicata alla Moto Rumi ha ripercorso la lunga e articolata storia della casa bergamasca nel volume “Rumi, la moto dell’artista” (Nada editore 1992).

Nel libro è ben descritta la figura di Donnino Rumi (19061980), industriale bergamasco, figlio del fondatore dell’azienda, che nell’immediato dopoguerra, cessate le forniture militari, decise di ampliare la produzione della sua industria con la costruzione di motociclette leggere, affidando il progetto del propulsore all’ing. Pietro Vassena nel 1948.

L’anno successivo, in joint-venture con la casa motociclistica milanese AMISA, produttrice di telai e chassis, venne posta in vendita e fu presentata al 27° Salone di Milano come AMISA-Rumi 125cc.

Visto il successo ottenuto al Salone e la scarsa capacità produttiva della AMISA, la Rumi decise di costruire anche il telaio in proprio. Nel 1950 iniziò la produzione industrializzata del modello Turismo e del modello Sport, sempre della stessa cilindratama con caratteristiche più performanti rispetto al precedente; fu questo probabilmente il modello di maggior successo della casa, la cui produzione continuò fino al 1958.

Le Moto Rumi si sono sempre distinte per la loro originalità, tanto stilistica quanto tecnica, tanto da essere definite le moto dell’artista anche per il fatto che il loro “padre”, Donnino Rumi, fu un valente pittore e scultore e dedicò all’arte anche tutto il suo tempo libero e, una volta ritiratosi dall’attività industriale, a tempo pieno.

Nel 1951 la Rumi volle cimentarsi anche nel settore degli scooter, all’epoca dominato dai due colossi Vespa e Lambretta, presentando due veicoli molto originali lo Scoiattolo, rimasto in produzione sino al 1957, seguito nel 1954 dal Formichino, con una particolare carrozzeria in fusione di alluminio, che rimase in produzione sino alla chiusura dell’azienda (1962). Questo modello restò l’icona più famosa e rappresentativa della casa bergamasca. Un’altra tipologia di moto che furono particolarmente sviluppate sono le Moto Rumi regolarità, molto in voga ai tempi e paragonabili alle attuali enduro.

Noti furono anche i primi ‘Go Kart’ motorizzati con l’ormai rinomato motore 125cc. L’azienda bergamasca, dopo aver raggiunto l’imponente traguardo con 1.500 occupati  nella seconda metà degli anni Cinquanta, venne coinvolta in un dissesto finanziario causato in parte da sconvolgimenti politici in Argentina, primario Cliente estero, che causarono il mancato pagamento dei crediti per ingenti forniture di motociclette e macchine tessili, pure prodotte dalla Rumi.

Da questi eventi, purtroppo, non riuscì a risollevarsi e cessò la produzione nel pieno del miracolo economico italiano, i cosiddetti “anni del boom”. La Collezione è ben inserita in una razionale struttura a due piani, specificatamente realizzata con chiari riferimenti stilistici alle autorimesse dei primi anni del novecento. Il pianoterra è dedicato alla raccolta delle moto da regolarità, le stesse che hanno partecipato alle famose gare di fuori strada, indette da sempre nella bergamasca – Valli Bergamasche, “6 giorni Internazionale”, fra le quali Benelli, Laverda, Gilera, Moto Guzzi, Parilla, Morini. Particolarmente interessanti sono le moto provenienti dall’Est europeo degli anni 70-80, e tante altre ancora. Il primo piano, oltre alle Collezioni di Moto Rumi, è collocato un interessantissimo archivio storico fotografico, ricco di documentazioni provenienti da varie famose raccolte (Valerio Moretti, GP Ottone, Fondo Egon R.Hanus, Federico Caprilli, Bulgari Nicola, Santovetti, Emanuele e Alberto Carli, Dasso, Fondo Nestola, Revelli de Beaumont, Canestrini, Evandro Tosti, Archivio Revelli, Sandro Mazzoni) sullo sviluppo della motorizzazione in generale dal 1900, sono documentati i vari modelli di auto e moto costruiti dal primo novecento ad oggi.

Museo del Sidecar

Quando si parla di motori si è avvezzi a considerare le due e le quattro ruote, spesso dimenticando che un pezzo di storia appartiene anche alle tre ruote dei sidecars, mezzi curiosi, asimmetrici, la cui storia si può suddividere in tre epoche, in base al materiale adoperato per la costruzione del carrozzino; legno, metallo e plastica. Il Museo Internazionale del Sidecar è sicuramente unico nel suo genere. In trent’anni Costantino Frontalini ha raccolto oltre cento esemplari di questo singolare mezzo di trasporto, creando una collezione che, data la qualità e la quantità dei mezzi esposti, è interessante non soltanto per l’appassionato del settore.

Il museo è organizzato in modo da illustrare la storia completa del sidecar, ripercorrendo oltre un secolo di evoluzione tecnica di questo mezzo: sono quindi ben distinti i vari periodi, preistoria, ventennio, pionieri, dopoguerra e futuro. Sono cinque le sezioni in cui si suddivide la collezione: turismo, commerciale, competizione, militare e bonsai.

La sezione turismo include i modelli più rappresentativi dalla fine del secolo scorso ai giorni nostri, oltre ad alcuni scooter e biciclette con sidecar e qualche motocicletta appartenuta a personaggi famosi o utilizzate in noti film.

I carrozzini costruiti a scopo utilitario per trasporto merci e per gli usi specifici più disparati sono esposti nella sezione commerciale, a cui segue quella da competizione, in cui viene dato spazio all’uso particolare dei sidecar nelle corse e ad un particolare tipo di motocarrozzetta snodata.

Nella sezione militare è possibile ammirare i mezzi usati durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Qui appositi diorami collocano i sidecar all’interno di scene belliche reali.

Infine la sezione bonsai raccoglie tutte le miniature inerenti ai sidecar. Molto curata anche la sezione “sidecars from Hollywood to Cinecittà” di cui si occupa personalmente Giacomo, il figlio di Costantino, e quella comprendente gli ultimissimi esemplari, costruiti dall’appassionato marchigiano. Tutte le sezioni sono arricchite da documenti originali, filmati e foto. Tra le curiosità, il sidecar più lungo del mondo: Bohmerland 1932, quello più largo: Indian Chief 1935, il più piccolo: Excelsior Corgi 1946 e il più grande: BMW R75 con tre rimorchi.

Museo Trattori Lucenti

Collezione Antonio Bugugnoli

Passione, dedizione, fatica e cuore sono stati i motori trainanti per Antonio Bugugnoli nel ridare vita a circa una trentina di pezzi unici, per la maggior parte cingolati, molti dei quali di elevata potenza e notevoli dimensioni. Ex-agricoltore, il fondatore di questa originale Collezione ha eseguito da solo tutti i restauri. Il marchio che spicca è il milanese Vender (poi acquisito dalla Allis-Chalmers). Fra i cingolati presenti anche mezzi della International Harvester e un David Brown, nome ben noto agli appassionati di automobilismo. Nel 1947, dopo essere stato un leader nella costruzione di trattori, sir Brown acquistò la Aston Martin e la Lagonda.  Nella Collezione Trattori Lucenti presenti anche Fiat, Lamborghini, Landini, Fordson e Balilla. In esposizione anche Motomeccanica oltre ad un’interessante trebbia della Imas, una mietilega Laverda ML 5 BR e un carioca Balilla. La “Carioca” fu il mezzo agricolo che aiutò molti contadini. Utilizzavano motori di auto, moto o camion ed alleviavano la dura fatica dei campi. Le statistiche dell’associazione Utenti Macchine Agricole, l’ente preposto a distribuire il carburante a prezzo agevolato, certificò che nel 1947 le Carioche erano 6959 in tutto il Paese.

Collezione Ubaldo Elli

Una collezione unica al mondo, frutto della grande passione di Ubaldo Elli per la MV. Questo collezionista, famoso in tutto il mondo per questa sua bella “raccolta” è sicuramente uno dei “custodi” più competenti della famosa Casa motociclistica lombarda.

La particolarità più interessante di quest’insieme di splendide moto è la sua grande “mobiltà”: sono molti infatti gli eventi dedicati alle motociclette storiche ai quali partecipano queste motociclette. Un “museo mobile” e non statico, che permette a tutti di apprezzare queste opere dell’ingegno italiano.

Grazie alle cure certosine del loro proprietario tutte le 3 e le 4 cilindri portate al successo dal quindici volte campione del mondo sono visibili. Giacomo Agostini. Ma non sono le uniche: nel “gruppo” ci sono anche le MV Agusta 250 (monocilindriche e bicilindriche) con le quali hanno corso campioni come Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini. Non solo MV: nella collezione ci sono anche le Aermacchi e qualche Gilera. Elli e suo figlio racconteranno ai visitatori molti aneddoti relativi alle motociclette esposte.

FPA Collection

Onore alla Vespa
Acireale (Catania)

Tutto iniziò con una Vespa 125 del 1951 ritrovata in un limoneto alle pendici dell’Etna. Superate le prime perplessità, Vincenzo Carbonaro, presidente del Club La Manovella di Acireale (CT), medico innamorato di motorismo storico, affronta il difficile restauro. Da quella sfida, la collezione cresce di anno in anno fino a meritare uno spazio appositamente dedicato e il nome ‘FPA Collection’, acronimo delle iniziali dei figli Filippo, Paolo e Anna. Oggi sono circa una trentina le Vespe di tutte le epoche, partendo dal primo amore, la Vespa del 1951, fino ad arrivare alla ‘Cosa’ (scooter prodotto dal 1988 al 1995 con scarso successo commerciale) e comprende tutte le versioni più importanti e performanti, come le GS 150, la GS 160, la 180 Super Sport e la 200 Rally.

Arricchisce la raccolta un bell’esemplare di Ape Calessino del 1955, ancora con la sua targa originale, anch’esso sottoposto ad un impegnativo restauro.

Pur restando le Vespe le principali protagoniste, completano la raccolta alcune moto d’epoca dal 1947 agli anni Settanta, una Lancia Flaminia GT Touring, una Alfa Romeo Montreal e diverse altre vetture italiane e straniere, oltre ad una sezione interamente dedicata ai giocattoli e ai modelli d’epoca in scala 1/43 e 1/18.