Museo del Patrimonio Industriale

Il Museo del Patrimonio Industriale – collocato nella suggestiva sede di una fornace da laterizi della seconda metà del secolo XIX ristrutturata – studia, documenta, visualizza e divulga la storia economico produttiva di Bologna e del suo territorio dall’Età Moderna a quella Contemporanea.

In questi anni ha organizzato diverse mostre e conferenze aventi come tema la storia dei motori, molte delle quali organizzate dall’ASI.

Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni. Significativa è per gli appassionati di motori l’esposizione permanente, Spazio dedicato alla produzione di motocicli (moto e componentistica) e alle auto dei Fratelli Maserati (Maserati e O.S.C.A.) con pannellografia, filmati (proiezione e a video), apparati dimostrativi (modello di galleria del vento), schermi con immagini storiche, banca dati informatizzata.

L’elenco dei motocicli esposti è molto corposo: G.D Stella, 1923; G.D CM 175 Turismo;

Motore ausiliario Grillo (Fratelli Marzocchi), 1949;  Idroflex 105 Turismo (produzione Fratelli Marzocchi per Fratelli Ducati), 1950; -F.B.M. Gabbiano 125, 1956; 4 Motori F.B.M. e Minarelli, anni 1950-1970; Minarelli 175 Record (pilota Arteno Venturi, 5 Record Mondiali Velocità), 1971; Minarelli 125 Grand Prix (pilota Angel Nieto, Campione del mondo), 1979; Ducati 999 (con parti sezionate); Telai Verlicchi; Pompa benzina Marzocchi; Forcelle Marzocchi; Candele Maserati, anni 1920-1930; O.S.C.A. 1600 SP, 1963 (presenza temporanea); Motori, fusioni e componenti O.S.C.A.-Maserati, anni 1950-1960; Minardi M195B F. 1 (piloti Giancarlo Fisichella e Giovanni Lavaggi), 1996. L’ASI, tramite la sua commissione culturale, ha organizzato presso il museo due convegni: uno il 30 settembre 2011 (L’evoluzione degli autoveicoli e dei motocicli nel periodo degli anni precedenti la seconda Guerra Mondiale, 1938-’39, fino agli anni successivi, 1950-’51) e l’altro il 5 ottobre 2012, sulla “Storia del motorismo dalle lontane origini al 1914”.

Museo-Teatro della Mobilità

L’originale proposta del Veteran Car Team di Bolzano

Il Museo-Teatro della Mobilità di Bolzano nasce da un nuovo concetto di museo dove arte, musica e teatralità s’incontrano per dare vita ai ricordi del passato con lo sguardo puntato sul futuro in chiave reale o virtuale. Il percorso inizia con una culla in vimini di fine ‘800, prima tappa della nostra mobilità, per proseguire con una slitta da passeggio e una carrozzella, in stile pusterese. Una Chevrolet serie V limousine del 1926 inizia il percorso automobilistico, che prosegue con Fiat 503 Sport 1926, Bentley MKVI del 1951, Fiat 508C Cabriolet Viotti 1938, Ford A coupe’ del 1929, Lancia Appia II serie 1957, Fiat 1100 103H 1959, Innocenti IM 3 1966 ed altre ancora. Le quinte ricordano l’interno di un teatro, con le biciclette che portano verso il futuro grazie ai prototipi delle prime versioni elettriche della Frisbee, azienda Italiana leader dei velocipedi moderni. E ancora insegne, pompe di benzina e giocattoli ci fanno ritornare bambini insieme a numerosi libri e riviste. A conclusione della visita, una sala cinema con tanto di poltroncine in legno per i secondi posti ed in stoffa per i primi posti, dal curioso nome “Teatro Concordia” per ricordare al visitatore il profondo legame che può scaturire dall’armonia, l’amicizia, la comune passione.

 

Volkswagen Expo

Volkswagen Expo nasce dalla passione di uno dei sessanta fondatori del Registro Italiano Volkswagen, costituito nel 1996 e federato ASI nel 1998.
Interessato ai progetti di Ferdinand Porsche, ma impossibilitato, per ragioni economiche, ad arrivare ai veicoli del brand di Stoccarda, la passione ha trovato soddisfazione rivolgendosi a quello che è stato uno dei primi progetti di Porsche: il Maggiolino.
Così, al primo acquisto di un ‘Maggiolino’ nel novembre 1993 ne sono seguiti molti altri, fra i quali un Maggiolino “ovalino” cabriolet nero del 1957 “frecce a bacchetta”, la berlina del 1963 pearl white, la prima versione del Maggiolino con 12 volts (la Elm Grun del 1969), il cabriolet bianco del 1978  e il raro Cabriolet del 1961 motorizzato O.K.R.A.S.A., un’elaborazione originale messa a punto dal preparatore tedesco Oettinger. La passione del proprietario si è poi orientata verso le varianti su meccanica boxer, come le typ 3, allineando la Familcar 1600 iniezione meccanica del 1972, la 1600 TL del 1970 in un raro colore clementine (arancione) e, recentemente, la 1500 notchback (tre volumi); oltre alla Pescaccia 1600 con 50.000 km dall’origine. Non mancano le coupé della gamma: le rarissime Karmann (typ 34) che sono esposte sia nella versione mono-carburatore del 1963, sia nella versione S con doppio carburatore insieme alla più conosciuta Typ 14 1500, del 1969. La Collezione è stata completata con i modelli raffreddati ad acqua: la Golf, nelle tre versioni più iconiche (la swallowtail paraurti in ferro del 1975 in allestimento L; la cabriolet del 1980; la GTI 5 marce del 1981); la rara Polo 1976 (era l’Audi 50 con marchio VW); la Scirocco GT; la primissima Passat (è una 1975 con rara targa quadrata), prima Volkswagen raffreddata ad aria in assoluto; la K70, come noto, vettura NSU, ereditata dalla Volkswagen, quando, fallita la casa di Neckarsulm, fu messa sul mercato con marchio VW anche per testare la risposta dei clienti, abituati al “tutto dietro” raffreddato ad aria. E’ infine presente la VW Derby, Polo a tre volumi, in allestimento LS, con 70.000 km da nuova. La collezione comprende anche un Maggiolino “Ovalino” del 1957, un Maggiolone cabriolet 1302 del 1972 e una rarissima New Bettle Sport Edition allestita con il motore 2.300 5 cilindri a V con paraurti progettati in Porsche ed appositamente studiati per aumentare la deportanza e spoilerino automatico (che sale oltre i 160 km/h) sopra al lunotto posteriore. C’è anche il Pullmino: un T25 in allestimento Hannover Edition del 1990 con il raro motore 1.900 a benzina. Fra le youngtimer, la Lupo GTI e la già citata New Beetle Sport Edition. Una particolarità della collezione è la rigorosa ricerca di esemplari conservati con targa e libretto originali e bassi chilometraggi. Spiccano, fra gli altri, i 67.000 km della Polo e della Passat, i 73.000 (all’acquisto) della Golf Cabriolet, i 37.000 della typ 34 1500 S verde, i 50.000 della Pescaccia, i 32.000 della Lupo GTI. Alcune delle auto sono state pubblicate sulle testate di settore. L’esposizione è completata da ampia letteratura sulle auto d’epoca in generale e sulle Volkswagen in particolare (consultabile in un angolo vintage appositamente dedicato) e dalla possibilità, per chi dovesse visitarla, di avere info sulla collezione e sui singoli modelli ed esemplari attraverso la scansione di un QRcode che consente di scaricare sui devices degli ospiti ogni notizia utile. La collezione è visitabile su appuntamento. E’ possibile organizzare eventi su richiesta e visite guidate con spiegazione della storia del Marchio e dei singoli modelli della gamma, oltre che le storie, in alcuni casi, davvero curiose e particolari, di ogni singolo esemplare. Eventi, raduni e visite possono essere combinati con splendidi tour del lago di Bracciano e con la visita al Museo dell’Aeronautica Militare presso la vicina Vigna di Valle.

Collezione bici Carabinieri Reali

Nel 1930 il capitano veterinario Guido Antoniazzi avviò una prima raccolta di cimeli riferiti ai Carabinieri Reali, che costituì il nucleo originario di una rilevante collezione, iniziativa accolta in seguito dal figlio Carlo che, per trovare un’idonea collocazione al posseduto, decise di ampliare la residenza di famiglia.
Una passione e un patrimonio spirituale e materiale ereditati dal nipote Guido, che ha perpetrato la tradizione familiare integrando la raccolta con rilevanti acquisizioni, curando il riordinamento dell’intera collezione e consentendole di assurgere a dignità di esposizione permanente.
Nasce così il Museo dei Carabinieri Reali, oggi custodito in una porzione di Villa Rossi, costruzione ottocentesca immersa nel verde delle colline coneglianesi, dichiarate patrimonio dell’umanità Unesco.
Il percorso espositivo attraversa la sala delle daghe sino a giungere alla sala dei moschetti: uniformi e copricapi, armi, cimeli, documenti, medaglie e vario materiale iconografico narrano, attraverso itinerari individuali di sacrificio e di valore, la storia dei Carabinieri Reali, dall’istituzione del corpo nel 1814 – ripercorrendo le campagne risorgimentali, l’avventura coloniale, la prima Guerra mondiale, la proclamazione del Regno d’Italia e il secondo conflitto mondiale – sino a giungere alla nascita della Repubblica italiana
Oltre alle collezioni di uniformi, medaglie ed armi, molto interessante è quella di biciclette perfettamente funzionanti. Sono esposti tutti i modelli utilizzati dai Carabinieri Reali dalla fondazione al 1945 partendo dal biciclo, passando al modello Costa risalente al 1896 fino ad arrivare alla Bianchi 1912 (utilizzata durante il primo conflitto mondiale 1915-1918) e una del successivo modello 1923, utilizzata dall’Arma sino al primo dopoguerra.

Collezione L’Atelier della Topolino

Una passione nata quasi per gioco nel 1982, restaurando una vecchia Fiat Topolino C belvedere metallica regalata da amici. Nonostante la rinuncia del restauro per via delle condizioni della vettura Erminio Forti, il creatore di quest’incredibile collezione, non si è scoraggiato e ha incominciato a raccogliere le versioni A,B, C, sportive, commerciali, da trasporto.

Topolino che sono state modificate all’epoca da carrozzieri come Montescani, Garavini, Zagato, Chiabra e Bartolino e anche Siata. Al giorno d’oggi la collezione comprende 59 esemplari di cui 6 Simca e due “spaccati” utilizzati per la scuola guida. Non mancano oggetti di memorabilia, in grado di rendere questa “tana” di Topolino ancora più accogliente.

La vettura che arriva da più lontano arriva dal Sud Africa, quella più anziana ha il telaio numero 850 ed è del 1936 (la Simca più datata ha il telaio 1111 ed è dello stesso anno).

Museo ferroviario Feralp Team di Bussoleno (TO)

Il “Museo del Trasporto Ferroviario Attraverso le Alpi” occupa l’area dell’ex deposito locomotive e dell’officina delle Ferrovie dello Stato ed ha tra i suoi scopi quella di documentare i diversi momenti dell´evoluzione del sistema dei trasporti ferroviari. Per questo motivo, oltre ad ammirare alcuni mezzi storici, il visitatore può addirittura assistere al loro restauro e alla manutenzione ordinaria realizzata nelle officine stesse. Il museo dispone inoltre di un centro di documentazione tematica e di una sezione dedicata ai plastici e ai modellini ferroviari. Tra i mezzi ricoverati a Bussoleno, le locomotive a vapore 940.041, 743.283, 640.143; le locomotive a corrente continua E 424.075, E 428.058, E 626.287 e un carro spartineve Vnx 806.

Collezione Pininfarina

La Pininfarina nasce a Torino nel lontano 1930, col nome di Società anonima Carrozzeria Pinin Farina. Il suo fondatore, Battista “Pinin” Farina, realizzava vetture speciali per clienti altrettanto unici.
Iniziata come attività artigianale, il passaggio alla dimensione industriale si concretizza negli anni Cinquanta, contemporaneamente alla motorizzazione di massa, dando anche il via alle collaborazioni con i maggiori costruttori automobilistici italiani e internazionali.
La collezione raccoglie tutti i mezzi più significativi a testimonianza della storia e dell’evoluzione della Società, con il fine di realizzare una continuità tra le vetture del passato e l’innovazione tecnologica, rispecchiando appieno le peculiarità innovative e creative della Pininfarina.
Attualmente la collezione si avvale di circa una cinquantina di modelli, dal 1936 ad oggi, che vengono esposti a rotazione, per conferirle dinamicità. Sono frutto di una selezione di vetture storiche, uniche o prodotte in piccola serie, modelli di stile e prototipi di ricerca, ciascuna emblema di creatività, tecnica e sviluppo industriale.
Ad esempio la Lancia Astura Bocca Cabriolet del 1936 incarna l’eleganza e l’attenzione per la qualità, tipiche del primo periodo della Società. Un capolavoro del design, celebrato nel Museo di Arte Moderna di New York, è la Cisitalia 202 Berlinetta del 1947, la prima vettura al mondo ad essere ospitata dal MOMA.
In occasione dell’80° anniversario della fondazione il Gruppo ha messo a punto un restyling completo della Collezione Pininfarina.
Il risultato è un nuovo spazio espositivo, elegante e raccolto, che riflette l’evoluzione dell’azienda dalla fondazione a oggi, avvenuta nel segno di una continuità consapevole delle proprie radici e attenta alla cultura del prodotto.

Museo Ondarossa

Il Museo Ondarossa, come spiega il fondatore Pierantonio Giussani, avvocato di professione e grande appassionato di automobili, non è solo un luogo in cui vengono esposte automobili meravigliose, ma uno spazio magico in cui il visitatore può ritrovare i valori di un tempo, oggi più attuali che mai. Fin dai primi passi in questa suggestiva collezione si catturano i valori portanti, che subito appaiono anche nel sito ondarossa.eu quasi a ricordare al visitatore i principi ispiratori della collezione: storia e tradizione, tecnica e passione, cultura e bellezza, emozione e divertimento. Appare subito l’omaggio all’italianità, che già trasmette il nome, Ondarossa, quasi a ricordare il colore del nostro paese, e dunque di Ferrari e Alfa Romeo, nelle corse di tutto il mondo. Fra queste, una ventina di Alfa di vari modelli ed annate, una quindicina di Ferrari, e ancora Lancia, Maserati, Fiat e Abarth.
Ondarossa, i cui arredi sono stati curati con gradevoli installazioni e sculture aeree, è anche laboratorio di idee e artigianalità. Da questi capisaldi è nata Dydo, una vettura totalmente artigianale, costruita anche con materiali fino ad oggi pressoché sconosciuti e con un sistema di propulsione elettrica e ad idrogeno.

APERTO LA PRIMA DOMENICA DEL MESE
dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15 alle 18
ALTRI GIORNI SU PRENOTAZIONE

Museo Agusta

Il Museo è una delle espressioni della storia  industriale di quest’azienda, concepito per essere una struttura viva, continuamente aggiornata ed estesa, ha tra i suoi propositi quello di rappresentare un polo culturale industriale di richiamo per studenti, appassionati, ricercatori, operatori economici e culturali. Inaugurato nel 2002 per iniziativa del Gruppo Lavoratori Anziani dell’Azienda, è fortemente sostenuto dalla stessa, poiché rappresenta la prima raccolta completa e organizzata dei più significativi mezzi prodotti.

Esso raccoglie centinaia di cimeli, documenti, disegni, fotografie di personaggi, eventi e prodotti, prototipi, modelli e riproduzioni in scala ridotta di aerei, elicotteri, moto e componenti, che ripercorrono quasi un secolo di storia dell’Agusta.

Nella prima sala, appena oltre la biglietteria, viene ripercorsa la storia della Società, tramite dieci pannelli e numerose immagini. È così possibile documentarsi sul primo volo dell’AG1, nel 1907, sulla fondazione della Società MV Agusta, nel 1945 e sul suo debutto nel mondo motociclistico meccanico, fino all’accordo con la Bell Aircraft Corporation per la licenza per la realizzazione dell’elicottero AB47 nelle officine di Cascina Costa e all’acquisizione di SIAI, Marchetti e Caproni Vizzola.

La sezione tecnologica espone l’elicottero monoposto A103, interamente composto di pezzi italiani e alcuni motori, sia aeronautici, sia motociclistici, appartenenti a diverse epoche, che testimoniano i progressi compiuti in questo settore.

Si prosegue nell’ala riservata alle aziende Caproni Vizzola e SIAI Marchetti, che hanno dato un contributo allo sviluppo dell’aeronautica italiana e di cui è possibile ammirare eliche in legno, filmati d’epoca, modelli e varie visualizzazioni grafiche degli aerei fabbricati da entrambe le Società durante la loro attività.

Infine, l’ultima sala espone un simulatore, che consente, a chi vuole provare, di pilotare un elicottero, mentre nella parte inferiore dell’ala nuova sarà possibile sperimentare l’emozione del volo, grazie ad alcuni effetti speciali, e conoscere l’attuale produzione dell’Agusta.

A seguire la sezione dedicata alle moto MV Agusta, dove in una teca è contenuta la prima coppa aggiudicata da una motocicletta  MV Agusta. Tra i modelli esposti, anche la gloriosa 350 tre cilindri, costruita su misura per Giacomo Agostini, che conquistò ben 23 titoli mondiali e 11 Tourist Trophy, e varie versioni delle quattro e sei cilindri.

Museo Trattori Lucenti

Collezione Antonio Bugugnoli

Passione, dedizione, fatica e cuore sono stati i motori trainanti per Antonio Bugugnoli nel ridare vita a circa una trentina di pezzi unici, per la maggior parte cingolati, molti dei quali di elevata potenza e notevoli dimensioni. Ex-agricoltore, il fondatore di questa originale Collezione ha eseguito da solo tutti i restauri. Il marchio che spicca è il milanese Vender (poi acquisito dalla Allis-Chalmers). Fra i cingolati presenti anche mezzi della International Harvester e un David Brown, nome ben noto agli appassionati di automobilismo. Nel 1947, dopo essere stato un leader nella costruzione di trattori, sir Brown acquistò la Aston Martin e la Lagonda.  Nella Collezione Trattori Lucenti presenti anche Fiat, Lamborghini, Landini, Fordson e Balilla. In esposizione anche Motomeccanica oltre ad un’interessante trebbia della Imas, una mietilega Laverda ML 5 BR e un carioca Balilla. La “Carioca” fu il mezzo agricolo che aiutò molti contadini. Utilizzavano motori di auto, moto o camion ed alleviavano la dura fatica dei campi. Le statistiche dell’associazione Utenti Macchine Agricole, l’ente preposto a distribuire il carburante a prezzo agevolato, certificò che nel 1947 le Carioche erano 6959 in tutto il Paese.