Collezione Castelli

Gioielli restaurati ed esposti…
È una raccolta sita in un vecchio stabilimento della Coca-Cola che celebra i miti italiani delle 2 e delle 4 ruote in 150 veicoli messi insieme abilmente da Pier Giorgio Castelli, che ha recuperato, restaurato ed esposto i suoi gioielli, valorizzando in particolare i due miti italiani Vespa e Moto Guzzi. L’esposizione racconta la nascita, l’evoluzione e la definitiva
affermazione dello scooter Piaggio attraverso 50 modelli, tra cui la 98 cc del 1946-47, le 125 “faro basso” e numerosi altre Vespe fino agli anni ’80. Sono poi esposte le principali Moto Guzzi prodotte dagli anni ’20 agli anni ’50 che raccontano dell’Italia che ha saputo essere all’altezza dei principali paesi europei anche nel settore moto. Il tipico motore Guzzi monocilindrico orizzontale frontemarcia fornì una risposta concreta e inedita al problema del raffreddamento del
gruppo termico. Come la Piaggio, anche la casa di Mandello restò fedele per decenni alla stessa tipologia di motore, pur con gli inevitabili aggiornamenti. Le quattro ruote sono ben rappresentate da Fiat e Alfa Romeo, due marchi che non hanno bisogno di presentazioni. Tutti i veicoli sono restaurati e sapientemente illustrati da Castelli che provvede personalmente a compiere tutte le fasi del restauro.

Museo del Motorismo Ternano

E’ dedicato a Mario Umberto Borzacchini e Libero Liberati, rispettivamente grandi campioni nell’automobilismo e nel motociclismo. Entrambi nativi di Terni, hanno caratterizzato con le loro imprese un periodo di queste due discipline. La struttura è stata organizzata dal club federato Borzacchini Historic.

Vi sono esposte foto, trofei e documenti riguardanti la storia delle loro vittorie tra gli anni venti e cinquanta del Novecento. Un ottimo modo per ricordare gare ormai scomparse, come quella del Circuito dell’Acciaio e tanta memorabilia. Una sezione è anche dedicata a Paolo Pileri, campione del Mondo con la Morbidelli 125 nel 1975.

Museo Caproni

Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni si trova a Trento. Inaugurato nel 1992 con l’esposizione di diciassette velivoli storici su una superficie di oltre 1400 mq, l’attuale struttura origina dal museo  fondato nel 1929 da Gianni Caproni e da sua moglie, con il proposito di conservare la memoria della loro azienda e dell’aviazione italiana. Ora la struttura è una sede territoriale del MUSE (Museo delle scienze di Trento, www.museo.it).

Gianni Caproni compiuti gli studi d’ingegneria, si dedicò alla costruzione di velivoli, realizzando nel 1909 il suo primo aereo a motore; in seguito progettò un bombardiere trimotore biplano, che in due modelli, Ca. 33 e 36 fu adoperato durante la prima guerra mondiale. La sua attività fu così cospicua che divenne titolare di oltre 160 brevetti.

Caproni non limitò la sua attività al settore aeronautico, la estese infatti anche al motorismo acquistando la Isotta Fraschini e la Carraio.

Ben presto il museo affiancò agli aerei Caproni del periodo pionieristico le prime raccolte di documenti e volumi ed una pinacoteca sul volo secondo i pittori futuristi.

Negli Anni Trenta, in Italia, accantonata l’ipotesi di dar vita ad un Museo Nazionale Aeronautico, quello Caproni rimase l’unico a rispondere alla definizione di museo generale dell’aviazione e negli Anni Quaranta, in seguito all’abbondanza e all’importanza dei pezzi contenuti, si rese necessaria la realizzazione di un’area che li custodisse e valorizzasse.

La collezione subì dei danni a causa della Seconda Guerra Mondiale e, dopo la pausa imposta dal periodo postbellico, ritornò al suo splendore grazie anche alla dedizione della moglie di Caproni, la contessa Timina di Taliedo. Da qual momento in avanti il museo si è ampliato, acquisendo sempre maggiore visibilità, tanto che nel 1988, la famiglia Caproni stipulò un accordo con la Provincia autonoma di Trento, impegnandosi a restaurare la collezione e a realizzare una struttura museale nominata “Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni”.

Oggi il Museo rappresenta una delle maggiori istituzioni aeronautiche mondiali, svolgendo un ruolo anche nella ricerca storica sull’aviazione e sugli ambiti ad essa affini. Esso accoglie una nutrita selezione di velivoli Caproni, tra cui molti risalenti al periodo pionieristico, oltre a numerosi apparecchi realizzati da altre ditte italiane ed estere, in gran parte dei casi esemplari unici.

La struttura riserva un’attenzione particolare alla didattica per le scuole, sono infatti attivi diversi laboratori con percorsi studiati per diffondere e valorizzare l’importanza storica degli oggetti esposti nel museo.

La struttura dispone inoltre di una sala conferenze, situata all’ingresso, con una buona capienza e alcune attrezzature a disposizione.

Collezione Rinaldo Detassis

La collezione trentina Rinaldo Detassis, CRD,  ha uno slogan che parla chiaro “1945 l’Italia si mette in moto”  e riporta agli anni difficili del dopoguerra quando, piano piano, auto, moto e sidecar iniziarono ad abbattere distanze che prima sembravano insuperabili favorendo incontri, conoscenze, opportunità e dialogo. CRD propone circa 160 tra auto e moto, con molti esemplari Guzzi.

Museo TtrAM

Il museo è ospitato nella sede di Trentino Trasporti e  racconta dello sviluppo delle ferrovie locali nell’area del Trentino, con particolare riferimento alla ferrovia Trento-Malè, aperta nel 1909. Nel museo sono ospitati cimeli autentici della ferrovia e anche alcuni rotabili originali, all’esterno. Inoltre sono conservati alcuni pregevoli autobus d’epoca.

Museo Trattori Porsche

La Fondazione d’Appiano ha realizzato una Struttura in legno, costruita a scopo museale nel territorio di Fucecchio, fedele a quello occupato a suo tempo dallo studio Porsche a Gumd, in Austria, durante la II Guerra Mondiale. Sono qui riuniti una trrentina di trattori Porsche raccolti da Giuseppe Beconcini, grande estimatore di queste macchine. Il Museo è gestito dalla Fondazione D’Appiano, costituita non a scopo di lucro, ma con la finalità di preservare e valorizzare questi autentici gioielli della meccanica, che rappresentano la produzione Porsche dal 1950 al 1963. Il proprietario di questa collezione ha iniziato a ricercare e studiare questi veicoli fin dal 2000. Tali veicoli sono stati prodotti in oltre 100.000 unità, ad 1-2-3-4 cilindri, tutti diesel tranne che un modello, il P312, particolare a benzina realizzato nel 1954 esclusivamente per le piantagioni di caffè in Brasile, realizzato in solo 220 esemplari. Due di questi esemplari, il n.14 e il n.200, sono stati recuperati personalmente in Brasile dopo una lunga ricerca.

Collezione Triolo

“Una passione per le moto innata, legata particolarmente alle “moto a raggi” sinonimo di due ruote “nude e crude”, anche perché coprire con carene la tecnologia di quei tempi sarebbe stato uno scempio. Sulle moto a raggi si basa quindi la mia collezione, vi invito a vederla”. Ecco quali sono le parole con le quali Angelo Triolo introduce la sua collezione.
Una raccolta iniziata con la prima moto comprata da uno sfascia carrozze (le sue risorse economiche di allora non permettevano altro e mi sono dovuto arrangiare): una NSU SuperMax rimasta alluvionata a Firenze dallo straripamento dell’Arno nel 1966. Il ricordo dell’avviamento di questa moto è rimasto impresso nella mente di Triolo. Da allora non è cambiato niente e la passione per le “moto a raggi” è rimasta, anzi è cresciuta ancora. Tale passione lo ha spinto a creare una collezione visitabile da tutti gli appassionati. Sul sito sono visibili le schede di tutte le moto della collezione.

Museo ferroviario Galileo Nesti

L’Associazione Ferrovieri ”Galileo Nesti” nasce a Signa per realizzare e gestire un originale esposizione di oggetti, foto e documenti d’epoca provenienti dal “vecchio mondo ferroviario”, con annessa biblioteca che tratta ampiamente gli argomenti in parola. L’esposizione di oggettistica dedicata a Galileo Nesti, primo presidente dell’associazione, raccoglie vecchi oggetti delle Ferrovie dello Stato riguardanti il periodo che va dall’800 a tutto il ‘900. Si trova a Signa nei locali ubicati sul primo marciapiede dell’ex stazione e concessi in comodato al Comune dopo la trasformazione in fermata dell’impianto. Raccoglie autentici reperti ed apparati di sicurezza dismessi, veri cimeli di forte interesse storico e tecnico-industriale, retaggio di quella preziosa ed affascinante storia dei treni e delle ferrovie in oltre 150 anni di attività. Particolare nel suo genere, l’esposizione è stata realizzata grazie all’interesse delle istituzioni locali ed all’esperienza e conoscenza del mondo ferroviario di persone che si sono dedicate con passione al paziente lavoro di raccolta e custodia del materiale in disuso, altrimenti destinato alla distruzione, in buona parte ripristinato nelle primitive forme e restituito alle sue antiche funzioni con il fine di valorizzare e divulgare quel patrimonio tecnologico-culturale insito nella storia delle ferrovie.

Museo Barsanti e Matteucci

Alle origini del motore a scoppio
Lucca

Sono illustrati e documentati gli studi e le invenzioni dei due studiosi di origine lucchese Eugenio Barsanti e Felice Matteucci a partire dal 1843 fino al 1864, quando fu messo in moto il motore Bauer nella sede della Società John Cockeril di Seraing, in Belgio. Barsanti e Mateucci il 5 giugno 1863 presentarono all’Accademia dei Georgofili di Firenze un motore a scoppio per utensili, successivamente brevettato in molti paesi europei. Giova ricordare che l’Italia dell’epoca non era ancora unita e dunque non in grado di offrire sufficienti garanzie per la tutela internazionale. Al piano terra sono esposti modelli in grandezza naturale che riproducono in movimento i motori progettati dai due inventori. Un video ne illustra il funzionamento. L’accessibilità alle persone con disabilità motoria è limitata al piano terra. Pur tuttavia, la visione dei contenuti cartacei e audiovisivi posti al primo piano è assicurata alle persone con disabilità sia motorie che auditive in una postazione appositamente allestita al piano terra. Al primo piano si può assistere alla proiezione di filmati che illustrano la vita e le opere dei due scienziati. Esposti i modelli degli apparecchi utilizzati per i primi esperimenti e le riproduzioni dei principali documenti che attestano le loro attività connesse con il motore a scoppio. Il museo è visitabile su prenotazione.

Museo Storico delle Aviotruppe

Il Museo nasce come “Sala Ricordi”, il 24 Ottobre del 1971, dislocato all’interno della
Caserma “Vannucci” a Livorno. Nel 1992 venne trasferito, sempre in Livorno, in alcuni
locali appositamente allestiti all’interno del “Palazzo del Picchetto” rinominato Caserma
“Bagna”, sede iniziale del Comando Presidio e, successivamente, di alcuni uffici del Comando Brigata Paracadutisti “Folgore”. All’inizio la raccolta e la catalogazione dei materiali si dovette alla viva passione del Mar. Magg. “A” par. Carmelo Napolitano, del 185° Gr. Art. Par. “Viterbo”, che proseguì questa attività anche in pensione. Dopo varie vicissitudini, grazie all’interessamento dei vari Comandanti della Brigata che si sono succeduti, si arriva ad un importante trasferimento del Museo presso la casa madre del paracadutismo militare italiano, cioè presso il Centro Addestramento Paracadutismo in Pisa. Dal 2002 inizia un notevolissimo incremento del materiale, merito di una con-tinua raccolta, ed un sensibile ampliamento di tutta la parte documentale e storiografica.

Attualmente il Museo è sviluppato in 15 sale espositive disposte in ordine cronologico. Nel suo insieme il Museo occupa una superficie di oltre 702 mq e raccoglie ben oltre 3000 pezzi delle più diverse tipologie di materiale: uniformi, armamenti, stemmi, distintivi, oggetti comuni del soldato e documenti autentici raccontano la nostra storia. Solo negli ultimi anni il molto materiale dislocato per le varie Caserme della Brigata “Folgore” è stato accentrato al Museo che ha cominciato ad assumere l’attuale consistenza.

Numerosi dei pezzi custoditi all’interno del Museo sono anche frutto di donazioni di
reduci, di paracadutisti di ogni epoca e dei loro familiari che hanno così voluto lasciare ai
posteri un ricordo loro o dei loro cari. Nel 2002 subentra, come responsabile, il 1° Maresciallo Luogotenente Giuseppe Gado, al quale si deve il merito di aver proseguito con costanza la raccolta di materiali. È inoltre doveroso ricordare il fattivo apporto dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, concretizzatosi nella promozione di sottoscrizioni a favore del Museo e nella ricerca tra i suoi soci di materiali e cimeli d’epoca. L’inaugurazione ufficiale avviene il 26 Aprile 2002, alla presenza del Presidente Emerito della Repubblica Sen. Francesco Cossiga, del Ministro della Difesa On. Antonio Martino, del Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. C.A. Rolando Mosca Moschini, del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. C.A. Gianfranco Ottogalli, del Comandante della Brigata paracadutisti “Folgore” Gen. B. Pierluigi Torelli, del Vice Comandante Gen. B. Marco Bertolini e del Comandante del Centro Col. Maurizio Fioravanti. Nel Febbraio del 2009 è subentrato al Luogotenente Gado il Luogotenente Bruno Dinelli, proveniente dal 9° Reggimento d’Assalto “Col. Moschin”.

Scarica il depliant del Museo: https://asimusei.it/wp-content/uploads/2015/01/Museo-Storico-delle-Aviotruppe.pdf