Museo della Biciletta Comberlato

La storia del ciclismo dei tempi eroici

Vinicio Comberlato ha ereditato la passione dal padre Arduino, corridore negli anni d’oro del ciclismo nazionale, quelli delle epiche sfide fra Gino Bartali e Fausto Coppi, dal 1948 al 1951. La raccolta propone un centinaio di biciclette italiane e francesi dai primi del 1900 fino al 1980, oltre a bici da bambino, bici militari, bici da turismo e bici dei vecchi mestieri. In collezione anche maglie autografate da professionisti. Ricordano un’epoca lontana le biciclette attrezzate da commercianti, artisti ed artigiani del Novecento. C’è la robusta bici con grossi contenitori in legno utilizzata dai garzoni per consegnare il pane, gli alimenti e la spesa quotidiana. C’è la bicicletta del musicista che raggiungeva le sagre di paese e si esibiva con gli strumenti che si era portato appresso. C’è quella del calzolaio che, dalle strade, a squarciagola, annunciava il suo arrivo per sistemare tacchi, aggiustare tomaie e risuolare vecchie scarpe che, all’epoca, si cambiavano molto raramente. E anche quella dell’arrotino che pedalava per raggiungeva pedalando frazioni e sperdute località per offrire i suoi servigi ai contadini e affilare le falci, ai barbieri i rasoi, ai sarti le forbici. Una carrellata di simboli ed emozioni che ricordano la storia del Paese.

Collezione Filippetti

Questa esposizione permanente è dedicata alla memoria di Goliardo Filippetti che aprì la sua prima officina nel 1946, negli anni duri del Dopoguerra. Questo grande appassionato diventerà poi concessionario Benelli e Motobi nella zona di Narni. Per lunghi anni nella sua officina sono state preparate molte moto da competizione che si cimentavano nel Campionato Italiano di Velocità sui circuiti stradali di Camerino, Senigallia, Terni. La frequentazione  di campioni del calibro di Liberati, Masetti, Provini, Venturi e Mendogni, unitamente alla sua grande passione e competenza specifica, ha permesso a Filippetti di mettere insieme una bella raccolta  all’interno della quali gli esemplari più significativi sono, relativamente al periodo 1900-1920, Moto Revè, Moto Sacoche, Frera, BSA, Triumph, per il successivo periodo compreso dal 1920 al 1930 Mas, Aja e Zundap, per il periodo dal 1930 al 1945 Moto Sertum, Benelli, Guzzi, Nsu, Gilera, Bsa, Astra, Simplex e infine per il periodo dal Dopoguerra fino agli Sessanta, Motobi, Demm, Laverda, Parilla. Complessivamente le moto raccolte da Goliardo Filippetti sono una sessantina, alle quali vanno aggiunti diversi ciclomotori degli anni Settanta.

Museo dello Scooter

Il museo nasce all’ inizio degli anni ’80 dalla passione di Sergio Sciarpetti per gli scooter. La collezione ora conta circa 85 mezzi di cui 20 che vanno dal 1906 con l’Autofauteuil al 1923 con il Monet Goyon super velauto. Tra questi vi sono 3 Unibus scooter inglesi molto evoluti e costosi per quel periodo. Si prosegue poi con i primi scooter americani della seconda meta’ degli anni ’30, al primo scooter italiano prodotto in serie, il volugrafo, tra l’ altro primo scooter al modo a carrozzeria portante, non poteva mancare una serie dei modelli piu’ importanti degli scooter piu’ famosi al mondo Vespa e Lambretta. Vari scooter italiani anni 40-50′. memorabilia di ogni genere. Il museo si puo’ vedere solo su appuntamento chiamando al 339 2156705.

Collezione Castelli

Gioielli restaurati ed esposti…
È una raccolta sita in un vecchio stabilimento della Coca-Cola che celebra i miti italiani delle 2 e delle 4 ruote in 150 veicoli messi insieme abilmente da Pier Giorgio Castelli, che ha recuperato, restaurato ed esposto i suoi gioielli, valorizzando in particolare i due miti italiani Vespa e Moto Guzzi. L’esposizione racconta la nascita, l’evoluzione e la definitiva
affermazione dello scooter Piaggio attraverso 50 modelli, tra cui la 98 cc del 1946-47, le 125 “faro basso” e numerosi altre Vespe fino agli anni ’80. Sono poi esposte le principali Moto Guzzi prodotte dagli anni ’20 agli anni ’50 che raccontano dell’Italia che ha saputo essere all’altezza dei principali paesi europei anche nel settore moto. Il tipico motore Guzzi monocilindrico orizzontale frontemarcia fornì una risposta concreta e inedita al problema del raffreddamento del
gruppo termico. Come la Piaggio, anche la casa di Mandello restò fedele per decenni alla stessa tipologia di motore, pur con gli inevitabili aggiornamenti. Le quattro ruote sono ben rappresentate da Fiat e Alfa Romeo, due marchi che non hanno bisogno di presentazioni. Tutti i veicoli sono restaurati e sapientemente illustrati da Castelli che provvede personalmente a compiere tutte le fasi del restauro.

Museo del Motorismo Ternano

E’ dedicato a Mario Umberto Borzacchini e Libero Liberati, rispettivamente grandi campioni nell’automobilismo e nel motociclismo. Entrambi nativi di Terni, hanno caratterizzato con le loro imprese un periodo di queste due discipline. La struttura è stata organizzata dal club federato Borzacchini Historic.

Vi sono esposte foto, trofei e documenti riguardanti la storia delle loro vittorie tra gli anni venti e cinquanta del Novecento. Un ottimo modo per ricordare gare ormai scomparse, come quella del Circuito dell’Acciaio e tanta memorabilia. Una sezione è anche dedicata a Paolo Pileri, campione del Mondo con la Morbidelli 125 nel 1975.

Museo Caproni

Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni si trova a Trento. Inaugurato nel 1992 con l’esposizione di diciassette velivoli storici su una superficie di oltre 1400 mq, l’attuale struttura origina dal museo  fondato nel 1929 da Gianni Caproni e da sua moglie, con il proposito di conservare la memoria della loro azienda e dell’aviazione italiana. Ora la struttura è una sede territoriale del MUSE (Museo delle scienze di Trento, www.museo.it).

Gianni Caproni compiuti gli studi d’ingegneria, si dedicò alla costruzione di velivoli, realizzando nel 1909 il suo primo aereo a motore; in seguito progettò un bombardiere trimotore biplano, che in due modelli, Ca. 33 e 36 fu adoperato durante la prima guerra mondiale. La sua attività fu così cospicua che divenne titolare di oltre 160 brevetti.

Caproni non limitò la sua attività al settore aeronautico, la estese infatti anche al motorismo acquistando la Isotta Fraschini e la Carraio.

Ben presto il museo affiancò agli aerei Caproni del periodo pionieristico le prime raccolte di documenti e volumi ed una pinacoteca sul volo secondo i pittori futuristi.

Negli Anni Trenta, in Italia, accantonata l’ipotesi di dar vita ad un Museo Nazionale Aeronautico, quello Caproni rimase l’unico a rispondere alla definizione di museo generale dell’aviazione e negli Anni Quaranta, in seguito all’abbondanza e all’importanza dei pezzi contenuti, si rese necessaria la realizzazione di un’area che li custodisse e valorizzasse.

La collezione subì dei danni a causa della Seconda Guerra Mondiale e, dopo la pausa imposta dal periodo postbellico, ritornò al suo splendore grazie anche alla dedizione della moglie di Caproni, la contessa Timina di Taliedo. Da qual momento in avanti il museo si è ampliato, acquisendo sempre maggiore visibilità, tanto che nel 1988, la famiglia Caproni stipulò un accordo con la Provincia autonoma di Trento, impegnandosi a restaurare la collezione e a realizzare una struttura museale nominata “Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni”.

Oggi il Museo rappresenta una delle maggiori istituzioni aeronautiche mondiali, svolgendo un ruolo anche nella ricerca storica sull’aviazione e sugli ambiti ad essa affini. Esso accoglie una nutrita selezione di velivoli Caproni, tra cui molti risalenti al periodo pionieristico, oltre a numerosi apparecchi realizzati da altre ditte italiane ed estere, in gran parte dei casi esemplari unici.

La struttura riserva un’attenzione particolare alla didattica per le scuole, sono infatti attivi diversi laboratori con percorsi studiati per diffondere e valorizzare l’importanza storica degli oggetti esposti nel museo.

La struttura dispone inoltre di una sala conferenze, situata all’ingresso, con una buona capienza e alcune attrezzature a disposizione.

Collezione Rinaldo Detassis

La collezione trentina Rinaldo Detassis, CRD,  ha uno slogan che parla chiaro “1945 l’Italia si mette in moto”  e riporta agli anni difficili del dopoguerra quando, piano piano, auto, moto e sidecar iniziarono ad abbattere distanze che prima sembravano insuperabili favorendo incontri, conoscenze, opportunità e dialogo. CRD propone circa 160 tra auto e moto, con molti esemplari Guzzi.

Museo TtrAM

Il museo è ospitato nella sede di Trentino Trasporti e  racconta dello sviluppo delle ferrovie locali nell’area del Trentino, con particolare riferimento alla ferrovia Trento-Malè, aperta nel 1909. Nel museo sono ospitati cimeli autentici della ferrovia e anche alcuni rotabili originali, all’esterno. Inoltre sono conservati alcuni pregevoli autobus d’epoca.

Museo Trattori Porsche

La Fondazione d’Appiano ha realizzato una Struttura in legno, costruita a scopo museale nel territorio di Fucecchio, fedele a quello occupato a suo tempo dallo studio Porsche a Gumd, in Austria, durante la II Guerra Mondiale. Sono qui riuniti una trrentina di trattori Porsche raccolti da Giuseppe Beconcini, grande estimatore di queste macchine. Il Museo è gestito dalla Fondazione D’Appiano, costituita non a scopo di lucro, ma con la finalità di preservare e valorizzare questi autentici gioielli della meccanica, che rappresentano la produzione Porsche dal 1950 al 1963. Il proprietario di questa collezione ha iniziato a ricercare e studiare questi veicoli fin dal 2000. Tali veicoli sono stati prodotti in oltre 100.000 unità, ad 1-2-3-4 cilindri, tutti diesel tranne che un modello, il P312, particolare a benzina realizzato nel 1954 esclusivamente per le piantagioni di caffè in Brasile, realizzato in solo 220 esemplari. Due di questi esemplari, il n.14 e il n.200, sono stati recuperati personalmente in Brasile dopo una lunga ricerca.

Collezione Triolo

“Una passione per le moto innata, legata particolarmente alle “moto a raggi” sinonimo di due ruote “nude e crude”, anche perché coprire con carene la tecnologia di quei tempi sarebbe stato uno scempio. Sulle moto a raggi si basa quindi la mia collezione, vi invito a vederla”. Ecco quali sono le parole con le quali Angelo Triolo introduce la sua collezione.
Una raccolta iniziata con la prima moto comprata da uno sfascia carrozze (le sue risorse economiche di allora non permettevano altro e mi sono dovuto arrangiare): una NSU SuperMax rimasta alluvionata a Firenze dallo straripamento dell’Arno nel 1966. Il ricordo dell’avviamento di questa moto è rimasto impresso nella mente di Triolo. Da allora non è cambiato niente e la passione per le “moto a raggi” è rimasta, anzi è cresciuta ancora. Tale passione lo ha spinto a creare una collezione visitabile da tutti gli appassionati. Sul sito sono visibili le schede di tutte le moto della collezione.