Museo Aeronautica Militare Vigna di Valle

Il primo museo aeronautico sorse a Roma, in Castel S. Angelo nel 1913. In esso fu raccolto tutto il materiale storico inerente all’attività aeronautica in Italia dal 1884 in poi, cioè dalla costituzione, in Roma, della prima Sezione Aerostatica nell’ambito della Compagnia del Genio. Successivamente i reperti custoditi andarono incontro a vari spostamenti di sede, finché finalmente nel 1975, si decise per la località di Vigna di Valle, che grazie all’utilizzo di infrastrutture già esistenti, consentì di contenere le spese. Il Museo, realizzato piuttosto rapidamente, risponde a molteplici esigenze, come il restauro dei veicoli storici, grazie all’operosità di personale competente che li ricondiziona seguendo le medesime tecniche dell’epoca ed impiegando gli stessi materiali originali e la conservazione e valorizzazione di tutto quanto riveste interesse storico e documentario nel campo dell’aeronautica, sia sotto il profilo scientifico, sia sotto quello divulgativo, mediante conferenze, proiezione di filmati, congressi, visite guidate e raduni.

Il Museo è composto da quattro padiglioni, il primo dei quali, detto Troster, era un’aviorimessa di costruzione austriaca, ottenuta come pagamento danni di guerra al finire della Prima Guerra Mondiale. L’esposizione qui contenuta va dai Pionieri del Volo alla fine del primo conflitto mondiale, con un settore riservato agli idrocorsa dell’alta velocità e ai velivoli del periodo tra le due guerre. Gli altri padiglioni sono stati costruiti da ditte diverse in periodi altrettanto differenti.

Il Badoni, realizzato dall’omonima ditta nel 1930, con struttura interamente metallica, adoperato come hangar per il ricovero e la manutenzione degli idrovolanti di grandi dimensioni; il padiglione Skema, che consente un’esposizione su due livelli e il padiglione Velo che costituisce un collegamento tra il padiglione austriaco e l’hangar Badoni.

Fra i velivoli esposti citiamo i monoplani Bleriot XI, utilizzati per la guerra di Libia, uno SPAD VII, un bombardiere bimotore Caproni Ca. 33 e l’Ansaldo SVA-5 che prese parte al raid su Vienna nel 1918, tutti mezzi che hanno volato durante la Prima Guerra Mondiale.

È presente anche una sezione dedicata ai dirigibili ed al Generale Umberto Nobile, che sorvolò il Polo Nord tra i primi, a cui segue l’esposizione dei velivoli che negli anni Trenta fecero guadagnare all’Italia records e primati, come il Macchi MC 39 Idro, col quale Mario De Bernardi vinse la coppa Schneider del 1926; l’Idro Macchi MC72, detentore del record, imbattuto dal 1934, di velocità per idrovolanti a pistoni. Altri mezzi di prestigio arricchiscono la collezione, sono infatti conservati il bimotore  SIAI- Marchetti SM79, ritrovato in Libano e restaurato nella livrea della Regia Aeronautica del 1942; il caccia biplano FIAT CR32, che prese parte alla guerra civile spagnola e l’unico esemplare completo del Caproni-Campini CC2, che sperimentò nel 1938 il principio del monoreattore; i tre caccia Macchi Serie “2”, cioè MC 200 “Saetta”, con motore radiale, MC202 “Folgore” ed MC205 “Veltro” con motore tedesco Daimler-Benz DB601 e DB605.

Concludono la collezioneun Fiat F86K, e due FIAT G91, il primo in versione PAN, in dotazione alla Pattuglia Acrobatica “Frecce tricolori”, il secondo nella versione bimotore G91Y.

Museo Giannini

Museo Giannini, la Scuderia dell’emozione 

Giannini Automobili ha inaugurato una collezione-museo presso la storica sede della Magliana. Si tratta di una raccolta delle auto più amate e conosciute firmate dal noto preparatore e costruttore romano.
Grazie ad uno spazio espositivo ben studiato, gli appassionati possono ripercorrere la storia di questa Casa tra modelli di serie, speciali e prototipi.
Studiato in ogni minimo dettaglio, il museo raccoglie ed espone stampe, video, descrizioni e storia di ogni modello, tra cui Giannini 590 Corsa ReplicaGiannini 650 NP, Giannini Sirio, Giannini Uno Torino, Giannini Punto Drago, Windsurf, Concept car del 1996 su base Bravo e Brava  ed altri modelli del famoso marchio.
L’ingresso è gratuito con prenotazione telefonica o via mail.

 

 

Museo della Guerra

La collezione di veicoli e oggettistica militare della seconda guerra mondiale che si trova all’interno di questo capannone nasce dalla passione di Renzo Menoni (classe 1925) che avendo vissuto nel ventennio e essendo reduce della X Mas, negli anni successivi alla fine della guerra pensò di recuperare testimonianze del periodo. Con l’aiuto del figlio Adriano sono state collezionate moto, auto e militaria in genere.
La collezione è visitabile dietro appuntamento.

Museo Moto Guzzi

Voluto da Umberto Todero, un tempo disegnatore meccanico del reparto progettazione, il museo occupa il primo e il secondo piano dello stabilimento di Mandello del Lario, in passato rispettivamente magazzino e sede del reparto corse e montaggio motori delle motociclette di serie.

Compiere una visita del museo equivale a ripercorrere ottant’anni di storia di una delle case più rappresentative dell’evoluzione tecnica della motocicletta. L’area espositiva riservata alle moto di serie è costituita da una raccolta di oltre ottanta veicoli, che insieme alla storia della produzione della fabbrica, forniscono una testimonianza dell’evoluzione sociale ed economica italiana.

Il primo modello esposto è un prototipo del 1920, una Moto Guzzi equipaggiata con un propulsore monocilindrico a quattro valvole in testa di circa 12 CV di potenza, in grado di raggiungere i 100 Km/h di velocità massima. A seguire, all’ingresso, s’incontrano i due modelli più significativi della storia dell’“Aquila di Mandello”: la “Normale” del 1921 e la “8V” del 1957. La visita prosegue al piano superiore, suddiviso in quattro saloni, nei quali sono ospitate le creazioni più originali della Casa di Mandello, che l’hanno resa nota sul mercato internazionale e nel settore delle competizioni.

Per chi non fosse esperto di distribuzione a quattro valvole con asse a camme in testa, baricentro basso, ecc… gli esemplari di motocicli esposti costituiscono delle vere e proprie testimonianze del design delle epoche passate da ammirare anche semplicemente dal punto di vista estetico. Gli esperti, dal canto loro, non resteranno delusi, data la varietà dei modelli a disposizione. Infatti, accanto al percorso dedicato ai veicoli che hanno contraddistinto la mobilità degli italiani nel dopoguerra, come la Motoleggera 65 “Guzzino” e il Galletto, se ne snoda un altro che espone le moto da corsa che hanno decretato il mito sportivo dell’Aquila di Mandello. Fra queste la Guzzi 4V del 1924, che si aggiudicò l’oro europeo sul circuito di Monza, la Bicilindrica 500 del 1946 di Omobono Tenni, la Guzzi 350 “Campione del mondo” nel 1955 e la V7 record, derivata dalla V7 di serie, che stabilì 19 primati di velocità all’autodromo di Monza.

Museo Targa Florio

Per Giuseppe Valenza, conservatore del Museo Targa Florio di Collesano, “la memoria e la storia vanno raccontate attraverso documenti, cimeli, foto, caschi, tute, scarpette, ed è proprio attraverso l’esposizione di tali reperti che il Museo perpetua la leggenda di uomini ed assolve anche una funzione didattica, divulgativa e di promozione dei luoghi perché la Targa Florio merita di tramandare il suo mito”. Collesano è infatti il crocevia dei tre Circuiti delle Madonie, ossia il Grande, il Medio ed il Piccolo.

Il forte legame affettivo che si stabiliva di anno in anno tra i piloti e Collesano, dove si si respirava una passione profonda, cresciuta insieme a piloti come von Trips, Pucci, Baghetti, Giunti, Moss, Elford, Redman,  Maglioli, Vaccarella e tanti altri ancora (molti di loro, durante le prove, si soffermavano  proprio qui) è testimoniato dalle belle ceramiche che punteggiamo il paese, dedicate ad alcune edizioni della Targa, o ancora dalle scritte che inneggiano a Nino, idolo locale. Queste preziose testimonianze sono inserite nell’arredo urbano del centro storico con gusto e rispetto della memoria sportiva.

Nel 1997,  per festeggiare il 50° anniversario della sua fondazione, la Ferrari chiamò proprio qui collezionisti provenienti da tutto il mondo, presente Piero Ferrari. Qualche anno dopo, il 27 giugno 2004, venne inaugurato il Museo dedicato alla Targa Florio, per la cui nascita fu determinante la tenacia del primo curatore, Giacinto Gargano, scomparso lo scorso anno e recentemente ricordato con un cerimonia alla quale hanno partecipato anche Nino Vaccarella, Mauro Forghieri, Totò Riolo e Giosuè Rizzuto. Dalla sua inaugurazione ad oggi, il Museo Targa Florio, che vanta una ricca collezione fotografica su un’area espositiva di 200 mq in un edificio del Comune, ha ospitato piloti del calibro di Vaccarella, Elford, Redman, Herrmann, Merzario, Ickx, Galli, Attwood, De Cadenet, Tieman, Pucci, Munari, Abate, Glemser. Numerosi anche gli eventi ospitati ed organizzati dai Club di veicoli storici, come il Bugatti Club Italia e dal settore classico delle più prestigiose case automobilistiche, come Mercedes e Ferrari. L’intensità dell’atmosfera che si respira al suo interno non è sfuggita a riviste internazionali come Motorsport, Motorklassik e Car Graphic. Infine, il Museo Targa Florio è stato prescelto come set cinematografico del docu-film “A sicilian dream” ispirato alla corsa siciliana e promosso da sir David Biggins possessore della Nazzaro che nel 2014 ha celebrato il 100° anniversario della sua vittoria in Targa Florio.

Spazio Museo Vespa

Nel cuore di Roma, a pochi passi dai Fori Imperiali e dal Colosseo, Bici&Baci ha voluto dedicare uno spazio al mito della Vespa e della Lambretta in Italia. Inaugurato in occasione del 60° anniversario di Vacanze Romane, questo spazio ospita alcuni leggendari modelli di Vespa, inclusa la prima scocca prodotta dalla Piaggio. Questa esposizione permanente di esemplari originali, nata da un’idea di Claudio Sarra, fondatore e Amministratore Delegato di Bici&Baci, è un atto d’amore per Roma e per la Vespa, uno spazio in cui scoprire la rivoluzione Vespa dal 1946 ad oggi e quanto questo scooter abbia influenzato la cultura italiana negli ultimi 70 anni. Visitando il Museo, sarà possibile comprendere i molteplici usi di questo mito intramontabile. Dalla Vespa nel mito del cinema americano con la celeberrima Vespa Faro basso di ‘Vacanze Romane’ a quelle utilizzate per gareggiare, come il modello del mitico pilota Roberto Leardi che ha donato al Museo insieme alla sua tuta da gara. Oppure la Vespa donata da Andy Leeano al Museo che ha utilizzato per raggiungere Roma dall’Indonesia, un viaggio attraverso due continenti a bordo della mitica due-ruote. Esposizione permanente di esemplari originali che hanno fatto la storia delle due ruote in tutto il mondo con lo spirito volto alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale motoristico italiano e della testimonianza dell’evolversi della vita sociale nel tempo. L’ingresso allo Spazio Museo Vespa è gratuito ogni giorno dalle 9 alle 18.

 

 

Collezione Graziano

Un piccolo oliatore in stagno chiuso in una teca di vetro. Giuseppe Graziano, classe 1946, non ha dubbi. E’ quello l’oggetto più vecchio di tutta la sua collezione, definita anche “Museo del progresso”. Una raccolta che narra la storia della più grande industria italiana senza includere al suo interno nessuna vettura.

L’impostazione che questo vivace imprenditore nel campo metalmeccanico ha voluto dare al suo interessantissimo museo permette al visitatore di “vivere” gli aspetti meno conosciuti della Fabbrica Italiana Automobili Torino. Un mondo fatto di colonie estive per i figli dei dipendenti, di penne, orologi, lavatrici, frigoriferi, scatole metalliche di cioccolatini, tazze, bottiglie, spille, lettere e molti altri oggetti accumunati dall’avere impresso il logo della Fiat. Pezzo assolutamente unico è anche la taglierina utilizzata per tagliare i pezzi di legni necessari per fare i modelli, che ha impressa sulla sua base la scritta Juventus, oggetto che evidenzia il legame tra l’azienda e la squadra di calcio.

Piccole cose dietro alle quali si cela in molti casi la vita di migliaia di persone che hanno trascorso la loro vita lavorativa nella grande fabbrica torinese. La chiave d’accesso per questo mondo è Giuseppe Graziano, imprenditore di successo nel campo dei tiranti dei cambi per veicoli commerciali e agricoli.

Museo Tazio Nuvolari

A più di cento anni dalla sua nascita, Tazio Nuvolari resta uno dei pochi sportivi il cui nome e la cui fama sono rimasti vivi nel tempo. Un mito destinato a non tramontare quello del pilota mantovano che entusiasmò, stupì e fu protagonista delle cronache sportive per le sue prodezze al volante e per le vittorie incontrastate che collezionò. Di lui si narrano storie leggendarie che lo vedono coinvolto in imprese miracolose, come quella di farsi issare sulla moto e vincere, nonostante fosse ingessato, o inverosimili, come quella di inseguire a fari spenti un suo rivale alla Mille Miglia per non fargli capire quanto lo distanziasse.

Le gesta di questo mito dei motori sono celebrate in un museo, sito a Mantova, sua città natale, in cui sono conservati i cimeli appartenuti a Nuvolari. La struttura è stata inaugurata nel 1985 sulla base di una precisa disposizione testamentaria del grande pilota, che affidò il suo patrimonio sportivo all’Automobile Club Mantova (di cui fu presidente per ben 7 anni, dal 1946 fino alla sua scomparsa).

Dal 1985 al 2008 il Museo è stato in un’ala del trecentesco Palazzo del Podestà, in piazza Broletto. In seguito ad un’ordinanza della pubblica amministrazione, che per quegli stessi spazi prevedeva altri utilizzi, il Museo è stato chiuso. Per ovviare a questo fatto è stata allestita un’esposizione temporanea dal settembre 2010 a dicembre 2011, nella suggestive sale del Capitano, nel complesso del Palazzo Ducale.

Il 16 novembre 2012, 120° anniversario della nascita di Nuvolari, i suoi cimeli e trofei hanno trovato nuova casa nell’ex chiesa del Carmelino. Affidata all’ACI Mantova, è stata ristrutturata. I lavori, condotti su progetto dell’architetto Franco Mondadori, sono stati interamente finanziati dall’associazione “Amici del Museo Tazio Nuvolari Onlus”, a chi hanno aderito molti privati e aziende mantovane.

Museo della Carrozza

Per viaggiatori d’altri tempi…

Il Museo della Carrozza  è stato istituito dal Comune di Macerata nel 1962 e a partire dal  2009 gode di un nuovo e originale allestimento all’interno del settecentesco Palazzo Buonaccorsi dove, negli spazi riservati alle vecchie scuderie, ha trovato un contesto ideale e suggestivo dove esporre 24 veicoli che testimoniano l’evoluzione del mezzo dalla fine del ‘700 agli inizi del ‘900. L’assetto è pensato come un racconto, un’avvincente storia di carrozze che, impiegate per utilità o per diletto, hanno percorso le strade del territorio marchigiano ed in tempi diversi hanno conosciuto una lunga e complessa evoluzione. Tutte le caratteristiche tecniche, le particolarità di funzionamento e le notizie storiche sono contenute nei tablet posizionati lungo il percorso ed illustrate nell’audioguida da richiedere presso la biglietteria. Per i non vedenti  sono a disposizione le audiodescrizioni  e per le visite guidate è richiesta la prenotazione. Il percorso si snoda attraverso cinque tematiche: Il viaggio nell’Ottocento – Fra città e campagna – La carrozza sportiva – Giocare con la carrozza – In carrozza! Con quest’ultima, ottenuta con sistemi elettronici multimediali, termina la narrazione che, attraverso un insolito viaggio in carrozza virtuale, trasferisce il visitatore nell’antico fascino dei piccoli comuni dell’entroterra maceratese.

Edu’s Vintage Motorcycle Collection

La collezione di Eduardo De Palma inizia pochi anni fa, quando,  appena ventenne, scopre nella vecchia cantina del nonno una Benelli 125 del 1977. Si accende in quel momento la scintilla della passione per le moto d’epoca che si aggiunge a quella della meccanica, già radicata da tempo.

Le moto diventano così preziosi complementi d’arredo in alcuni locali dove trascorrere ore piacevoli con amici e appassionati.

La collezione comprende circa 30 pezzi con moto anni ’50, ’60, ’70, ’80 e ’90 di varie case costruttrici, con diverse Guzzi, Benelli, Vespa, Honda, Motom, Fantic Motor.