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Descrizione

Omaggio alla mobilità e alla comunicazione

La prima forma di comunicazione è la mobilità. Perché favorisce l’incontro, stimola la scoperta e sollecita lo scambio culturale. Per questo nel museo realizzato da Giancarlo Tibaldo, che raccoglie 10 mila pezzi perfettamente funzionanti con netta predominanza dei mezzi di comunicazione come radio, telefoni, televisori, strumenti musicali e decine di migliaia di volumi, locandine e manifesti, trovano uno spazio privilegiato anche le moto e gli scooter. Oltre a Motobecane, NSU, Motom, Montesa, Ducati ed altre, la Rumi è molto rappresentata. Quasi un omaggio a Donnino Rumi (1906 -1980) che a Bergamo, appena dodicenne, prima come garzone di bottega e poi come lavoratore infaticabile, pieno di curiosità, fu attratto da ogni forma di espressione artistica. Non ancora ventenne, gestì la fonderia che nell’anteguerra produceva eliche e periscopi (che ritroviamo nel logo Rumi), con una forza lavoratrice passata dalla decina di collaboratori degli anni Venti ai mille occupati del 1940 e 1500 nel 1955. Nel primo dopoguerra la produzione venne rilanciata nel campo dei macchinari per l’industria alimentare, per l’industria cinematografica e per quella tessile. La produzione motociclistica iniziò nel 1949 con la preparazione di un prototipo presentato alla Fiera Campionaria di Milano nel 1950. Un grave dissesto finanziario provocò la chiusura della Rumi nel 1960.

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